Sesso, Bugie e Modelli Decisionali per l’Impresa.

(Per i suoi contenuti sessuali espliciti questo post è vietato ai minori di 18 anni ed è classificato XXX Rated. Si sconsiglia la lettura ai minorenni)

Per spiegare il concetto di dilemma nei modelli decisionali si racconta la storiella per cui un uomo si sveglia nudo nel letto con accanto una bellissima donna e dall’altra un gay, ponendosi la seguente domanda: “a chi volterei le spalle?”

Sento il coro di sessiste e anche qualche voce che taccia l’esempio di omofobia: il dilemma rimane al di là delle critiche. Perché queste rivestono solo l’aspetto formale, non sostanziale del conflitto.
Sì perché il dilemma è un conflitto tra due bisogni necessari per lo stesso obiettivo e la modalità con cui prendiamo le decisioni si basa sull’ampia gamma di bisogni, di inclinazioni e declinazioni, personali e d’ambiente. Quindi la decisione che prende il nostro uomo nel letto dipende da questi fattori appena elencati e che intervengono con livelli diversi di priorità: può scegliere la donna o l’uomo sulla base delle sue preferenze sessuali temendo la reazione dell’escluso o non escludere alcuno; può infine non decidere, entrando in una situazione di stallo, come può alzarsi e andare via dal letto. Questo è l’aspetto formale del dilemma/problema, ossia come si descrive in termini linguistici tale situazione e questo contiene le critiche.

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Il succo della questione

L’aspetto sostanziale invece riguarda la sovrastruttura, ossia il processo che il nostro uomo nudo mette in piedi per prendere la decisione, selezionando, tagliando, copiando, incollando, manipolando esperienze, ricordi, piacere, odio etc. – in sintesi le otto semplici emozioni – per avere una o più soluzioni cui applicare il medesimo processo iterativo sino ad arrivare a quella definitiva.
E se adesso introducessimo la variabile tempo? Tipo: deve decidere entro un tot, sia esso breve, medio o lungo. Poi, per complicare le cose – mai una gioia! – scommettere sul risultato del raggiungimento del suo stato di grazia, il cui esito è ignoto. Inutile parlare di rischio, della sua assunzione, della genesi di paure, ansie, malori vari: fanno parte del gioco in proporzione all’intervallo di tempo più ristretto. Figurarsi poi se l’esito è incerto. E qui rientra l’altra storiella – tutta inglese – per cui “il piacere è poco, la fatica è tanta e la posizione è ridicola!”. Ultima complicazione: si trova sul set di un film porno e un regista gli dice cosa deve fare per la macchina da presa oltre ad aumentare le prestazioni e questo gli fa decisamente passare l’entusiasmo.

Questo post sta diventando perverso. Certo, il nostro uomo nel letto può raccontare le sue brave bugie testosteroniche, sappiamo però che non durano a lungo, facendo promesse che magari cadono davanti a qualche dimostrazione pratica, ritrovandosi, secondo un detto italiano, “con una mano davanti e una dietro”. Il film è stato un fallimento al botteghino per gli incassi.

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Fuori dalla metafora

Se siete arrivati sin qui, diventa facile comprendere le decisioni di uno startupper, di un entrepreneur o di un semplice imprenditore: basta sostituire i termini e avete tutto davanti. Così l’uomo nudo nel letto è chiunque abbia un’ide a imprenditoriale; il gay/la donna sono gli investimenti per l’impresa; la decisione è quale sia più conveniente e a quale prezzo per l’accettazione/l’esclusione; la gamma dei bisogni necessari al supporto dell’obiettivo di impresa; le bugie che si racconta è la mancanza di pianificazione, oltre a prevedere risultati non di mercato; il tempo e il ritorno dell’investimento quando non è nei termini di breve, medio, lungo periodo; la relativa sostenibilità in termini psicologici, economici e finanziari; il buon/cattivo esito; il set il mercato e il regista purtroppo è un consulente esterno che sovraintende il tutto.

Qua si è toccato quindi l’apice della perversione di questo post. Quando calati dall’alto, i modelli decisionali sono basati su dati a volte obsoleti, danno informazioni sbagliate con metriche e sistemi non in linea con i processi che devono monitorare facendo prendere decisioni fuorvianti per la crescita dell’impresa, per non parlare del consulente/regista che non capitalizza il valore aziendale.

Ma questo è il trailer del prossimo film.

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