Innovando The Swiss Branding Company

Branding design: il valore e l'immagine di un marchio

L'immagine di un marchio è ciò che determina il suo valore agli occhi del cliente. Trascurare l'immagine, ovvero il design del brand, significa svilirne il valore e ridurne la portata. Non si tratta solo di aggiornare il logo: il branding design coinvolge numerosi ambiti, ognuno dei quali va seguito e sviluppato nel tempo.

Le domande da porsi per definire il design di un brand


Ogni brand è unico. O potrebbe diventarlo. Se vogliamo dare un volto e un’identità al nostro brand (in gergo brand identity) dobbiamo prima di tutto porci delle domande. Saranno infatti le risposte a queste domande a portarci sulla strada giusta. Giusta perché coerente con ciò che vogliamo fare e ottenere grazie al nostro brand. In fase di realizzazione di un nuovo sito vetrina, o di restyling di un ecommerce, così come per il lancio di una start up e per tantissimi altri scenari, queste domande devono trovare quantomeno una loro collocazione preliminare. La lista delle principali questioni da affrontare per avviare un’operazione di branding design includono:

  • Chi sono?
  • In che cosa credo?
  • Cosa prometto ai miei clienti?
  • Perché dovrebbero ascoltarmi?
Domande che riconducono allo stesso interrogativo:
Qual è la mia corporate identity?

È da qui che bisogna partire per un risultato all’altezza delle aspettative. E la prova è davanti a noi, ovunque andiamo. Pensiamo ad esempio ai più grandi marchi, in qualunque settore: dal fashion al wine & food, dal travel all’automotive, dall’IT all’industria discografica. Ognuno di questi marchi fornisce risposte chiare e nette su ciascuna delle domande poste in precedenza. Prendiamo un marchio del settore alimentare come Perugina, famoso e apprezzato in tutto il mondo.

Se dovessimo riportare le stesse domande all'azienda, potremmo immaginare di avere queste risposte:

Chi sono?

Marchio italiano specializzato nella produzione di cioccolato

In che cosa credo?

Nella qualità artigianale, nell'estro creativo, nell'attenzione per le materie prime

Cosa prometto ai miei clienti?

La bontà del cioccolato racchiusa in diversi formati, tra cui il celebre Bacio Perugina

Perché dovrebbero ascoltarmi?

Perché siamo una realtà solida, in grado di offrire prodotti diversi ma sempre unici e originali

Può sembrare una semplice traccia, e in effetti lo è, ma a ben vedere è tutto ciò che serve per delineare i confini operativi di un marchio, ed escludere, di riflesso, tutto ciò che NON vuole essere quel marchio. Perugina, ad esempio, non parla mai di prezzi bassi, né di esperienze sensoriali e “Maître Chocolatier”  (come la rivale svizzera Lindt). Gli ingredienti sono quelli classici, e non c’è la volontà di lanciarsi in esperimenti e progetti fuori dagli schemi (un tratto che caratterizza, su tutt’altro settore, il marchio Tesla di Elon Musk). Insomma, nelle risposte in apparenza scontate di ogni marchio, c’è in realtà la sua essenza, il suo quid, ciò che lo rende speciale rispetto alla concorrenza. Un punto di inizio, dal quale partire per sviluppare la propria immagine e la propria identità.

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Colori, logo, naming: gli ingredienti del brand design.

Colori

La paletta colori è forse il primo oggetto materiale a comparire dinnanzi agli occhi di un imprenditore, o di chi ne fa le veci. I colori danno luce e carattere al brand, favorendone il riconoscimenti anche in una situazione di overload informativo come quella in cui viviamo. Un colore unico (il rosso Ferrari, per esempio) è raro, ma possibile, due colori sono piuttosto diffusi (il bianco e nero di Nike, o il blu e grigio di Red Bull), ma si può arrivare anche a tre (giallo, rosso e blu di Burger King). Non ci sono regole precise da seguire, ma bisogna tenere presente che questi colori potrebbe essere poi funzionali alla narrazione del brand stesso (argomento di cui parleremo in uno dei prossimi articoli). Vedi, per tornare a Red Bull, il cartone animato con predominanza del grigio e qualche sprazzo di blu usato nelle pubblicità. 

Logo (con o senza payoff)

Strettamente legato ai colori è il logo, con o senza payoff di accompagnamento. Sul logo sono state scritte intere bibliografie, dal libro Symbol* di Steven Bateman a Logo Design Love di David Airey. Potremmo spendere quindi fiume di parole per cercare di descrivere il processo di design di un logo, ma preferiamo demandare il tutto all'esperienza di un web designer qualificato: è questa figura, insieme al copywriter per la parte di payoff, a farsi carico del concept grafico di un logo e della successiva definizione nei vari formati (PNG, PDF, vettoriale, ecc). Il web designer o grafico che dir si voglia, per altro, è colui che sa padroneggiare gli strumenti informatici (ovvero i programmi) indispensabili per dare corpo e vita a un progetto di questo genere, nel rispetto delle richieste e dei desiderata del cliente.

Naming

Se il nostro brand o il nostro prodotto in fase di lancio non ha ancora un nome, sarà obbligatorio trovarne uno, operazione questa che viene chiamata di naming. Attraverso il naming focalizziamo l'attenzione sui plus di un'azienda o di un'idea di business, cercando di portarli alla luce in un colpo solo. Un colpo da maestro. Anche in questo caso, come per il logo, non ci sono regole universali: siamo in una dimensione prettamente creativa, dove a vincere è il lato evocativo, agli antipodi del linguaggio didascalico. Il detto anglosassone Show, don't tell (Mostra, non raccontare) potrebbe essere preso come guida e riferimento per la creazione di nomi che colpiscono l'orecchio ma anche il cuore. Qui troverai un nostro recente articolo che parla di Brand e Gen Z: l’importanza di adattare (e svecchiare) la comunicazione per raggiungere nuovi target e nuove età.

Font

Il carattere del testo fa parte anch'esso dell'immagine coordinata, anche se spesso passa inosservato (volontariamente o inconsapevolmente). Scegliere il font più adeguato permette di dare risalto al nome del brand, all'eventuale payoff e ai vari slogan presenti nel sito, oltre che naturalmente ai testi, alle copertine dei social media (da Facebook a YouTube) e a tanto altro. Lo stesso vale anche per i contenuti offline, come brochure, flyer, cartelloni pubblicitari e così via.

Dalla brochure al packaging: il brand design offline

Tutto ciò che riguarda il branding design non deve essere concepito come estemporaneo perché legato alla sfera digital. Se anche un brand non dovesse possedere, per qualsiasi motivo, un sito vetrina, un ecommerce o un profilo all’interno di uno specifico social media, benefici e vantaggi di un’immagine coordinata vincente continueranno a sussistere anche offline. Pensiamo in questo senso alle brochure cartacee, ai cataloghi, ai manuali, ai biglietti da visita, alla cartellonistica, e non da ultimo pensiamo al packaging dei prodotti (pochi o tanti che siano non importa). Che speranze di posizionarsi sul mercato può avere un brand che si propone esclusivamente offline senza avere investito nel branding design? Come può distinguere i suoi prodotti sullo scaffale, o le vetrine del suo negozio in strada, senza una veste grafica di impatto? Domande retoriche, la cui risposta per noi addetti ai lavori è scontata. Ma così non è per tutti gli imprenditori. A quanti sottovalutano il valore e l’immagine del proprio marchio, consigliamo di scaricare il nostro ebook: una guida completa e aggiornata per avere un quadro completo su questa incredibile e preziosa opportunità di crescita. Visita la pagina e scaricalo gratis con un clic! 

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