Dialoghi sull’innovazione: Andreas Voigt e Diego De Maio

Articolata e sincera conversazione sul futuro dell’uomo, del pianeta e delle tecnologia fra il CEO di ART AG e l’editore di Innovando.News

In un dialogo profondo tra Andreas Voigt e Diego De Maio, esploriamo l'innovazione come essenza della natura umana. Questa conversazione unica svela come la nostra intrinseca curiosità e creatività alimentino il progresso, dimostrando che l'innovazione non è solo tecnologica, ma un pilastro fondamentale dell'evoluzione umana.
Dialoghi sull’innovazione: Andreas Voigt e Diego De Maio
Andreas Voigt e Diego De Maio: dialoghi sull'innovazione

In questa conversazione tra Andreas Voigt e il caro amico Diego De Maio, ci avventuriamo in un territorio insolito, lontano dagli schemi tradizionali delle interviste. La nostra è una chiacchierata “di pancia”, un dialogo autentico che trascende la superficie per sondare le profondità dell’innovazione. Attraverso questo scambio, esploriamo l’innovazione non come un ente distaccato e meccanico, ma come una vivida espressione della natura umana, radicata profondamente nel nostro essere.

Immanuel Kant, nella sua indagine filosofica, ci insegna che l’essere umano è mosso da una insaziabile curiosità, una spinta intrinseca a superare i limiti del conosciuto. Questo desiderio di esplorazione, di capire e trascendere i confini, è il motore primario dell’innovazione. È la dimostrazione vivente che l’innovazione è, in effetti, una manifestazione fondamentale della nostra essenza.

Affondando le radici nell’antropologia, scopriamo che l’evoluzione umana è stata una continua narrazione di adattamento e trasformazione, spinta dalla volontà di rispondere e anticipare le sfide dell’esistenza. L’innovazione tecnologica, così come l’evoluzione delle società, delle culture e delle arti, è semplicemente un’estensione di questo processo dinamico. Non è un caso che i momenti più fulgidi della storia umana siano stati quelli di maggiore fermento creativo e innovativo.

Nel nostro dialogo, cerchiamo di districare questo intreccio, ponendo l’innovazione al centro non solo come motore di progresso tecnologico ma come catalizzatore di crescita personale e collettiva. Vogliamo svelare come, al di là delle macchine, dei software e delle nuove teorie, sia il palpito dell’animo umano a guidare la danza dell’innovazione.

In questo scambio intimo e profondo tra Andreas e Diego, riflettiamo su come l’innovazione, intesa in senso lato, sia indispensabile per nutrire la creatività, per soddisfare quella fame di conoscenza che da sempre caratterizza l’uomo, e per progettare un futuro in cui tecnologia e umanità possano evolvere in armonia, arricchendosi a vicenda. Un futuro in cui l’innovazione non sia vista come una forza esterna, ma come il riflesso della nostra più intima natura umana.

Dialoghi sull’innovazione: Diego De Maio
Diego De Maio è CEO di Augmented Reality Technology (ART) AG: vive a Lugano e lavora a Manno, nel Cantone svizzero del Ticino

Il palpito dell’animo umano resta a guidare la danza dell’innovazione

Vogliamo svelare come, al di là delle macchine, dei software e delle nuove teorie, sia il palpito dell’animo umano a guidare la danza dell’innovazione.

In questo scambio intimo e profondo tra Andreas e Diego, riflettiamo su come l’innovazione, intesa in senso lato, sia indispensabile per nutrire la creatività, per soddisfare la fame di conoscenza che da sempre caratterizza l’uomo, e per progettare un futuro in cui tecnologia e umanità possano evolvere in armonia, arricchendosi a vicenda.

Un futuro in cui l’innovazione non sia vista come una forza esterna, ma come il riflesso della nostra più intima natura umana, sviscerata da Voigt e De Maio.

Cominciamo!

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, lascia che ti porti indietro per un momento alle strade di Ivrea, un luogo dove ogni angolo racconta una storia di visione e innovazione. Penso ad Adriano Olivetti, un uomo che non soltanto ha rivoluzionato l’industria delle macchine per scrivere e dei computer, ma che ha anche incarnato un approccio umanistico all’impresa, vedendo l’azienda come una comunità. Nascere e crescere in una città così impregnata di questa filosofia deve aver avuto un impatto significativo. Come pensi che l’eredità di Olivetti e l’ambiente di Ivrea ti abbiano influenzato, soprattutto riguardo la tua sete di innovare?”.

Diego De Maio:Andreas, è una riflessione che mi accompagna da sempre. Ivrea non è soltanto il luogo dove sono nato e cresciuto, ma è anche una sorta di fucina delle mie idee e dei miei valori. La figura di Adriano Olivetti, con la sua visione così avanti, così profondamente umana e innovativa, è stata una costante ispirazione. La sua capacità di coniugare progresso tecnologico e benessere sociale, di vedere l’azienda come una comunità in cui ciascuno ha un ruolo e un valore, mi ha insegnato che l’innovazione non è soltanto un fatto di prodotti o di tecnologie, ma di persone. Vedere come Olivetti abbia trasformato Ivrea in un modello di innovazione e comunità mi ha fatto capire che innovare significa anche costruire: costruire relazioni, costruire comunità, costruire un futuro in cui la tecnologia serve l’umanità e non il contrario. È questa consapevolezza che cerco di portare avanti nella mia vita professionale, ispirandomi all’idea che innovare significhi migliorare il mondo per le persone che lo abitano”.

Andreas Arno Michael Voigt: Interessante l’ultimo punto. Hai voglia di approfondire? Credo sia la parte più importante della nostra chiacchierata, ne è la ‘reason why’!”.

Diego De Maio:Certamente Andreas! Mi stai invitando come si invita un’oca a bere, anche se non sono un’oca, ovviamente! La profonda influenza che Adriano Olivetti ha esercitato su Ivrea, trasformandola in un epicentro di innovazione e comunità, è un capitolo fondamentale nella storia dell’industrializzazione italiana e un modello di riferimento per chiunque aspiri a unire il progresso tecnologico al benessere collettivo. La visione di Olivetti non era limitata alla mera produzione di macchine per scrivere o calcolatrici; egli mirava a costruire un ecosistema in cui l’innovazione tecnologica convivesse armoniosamente con il progresso sociale e culturale.

Questa visione ha trasformato Ivrea non soltanto in una fabbrica di oggetti, ma in una fucina di idee, un laboratorio di sperimentazioni sociali e tecnologiche, dove l’attenzione alla qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie era centrale. Con l’istituzione di servizi come asili, case per i dipendenti, e spazi culturali, Olivetti ha dimostrato che l’innovazione va oltre il prodotto; si estende al modo in cui l’azienda si inserisce e modella il tessuto sociale in cui opera. Crescere in un ambiente così ricco di storia e di valori ha lasciato un segno indelebile nella mia concezione di che cosa significhi innovare. L’innovazione, nel suo senso più autentico, è un atto di costruzione: costruzione di relazioni autentiche, che pongono al centro il benessere delle persone; costruzione di comunità, che vedono nella tecnologia uno strumento di miglioramento collettivo e non di alienazione; costruzione di un futuro che consideri la sostenibilità, l’etica e l’umanità come pilastri fondamentali. Porto avanti questa eredità con la consapevolezza che ogni decisione imprenditoriale, ogni nuovo prodotto o servizio, deve essere valutato non solo in termini di innovazione tecnologica o profitto economico, ma soprattutto per il suo impatto sulla comunità e sull’ambiente. L’obiettivo è quello di creare un ecosistema in cui l’innovazione sia guidata dal desiderio di rispondere ai bisogni umani, di facilitare le interazioni positive e di promuovere una crescita inclusiva e sostenibile. In quest’ottica, l’innovazione assume una dimensione più ampia e profonda.

Non si tratta semplicemente di inventare nuove tecnologie, ma di ridefinire il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo. L’esempio di Olivetti mi insegna ogni giorno che il vero scopo dell’innovazione è migliorare la vita delle persone, rendendo la tecnologia un mezzo per arricchire l’esistenza umana, anziché qualcosa fine a se stesso. Questa visione guida ogni aspetto della mia attività professionale, spingendomi a cercare soluzioni che siano non soltanto all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, ma anche profondamente radicate nei valori di comunità, collaborazione e benessere condiviso. L’innovazione, così intesa, diventa uno strumento potente per costruire un mondo migliore, in cui la tecnologia serve a unire le persone, a colmare le divisioni e a creare un futuro più luminoso e umano per tutti”.

Dialoghi sull’innovazione: Ivrea (Torino)
La Fontana Camillo Olivetti è un monumento di Ivrea, in Piemonte: la città ha dato i natali a Diego De Maio di ART AG

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, passando a un altro aspetto cruciale dell’innovazione, mi hai sempre colpito per come riesci a ispirare la tua squadra. Sai, molti possono avere idee, ma trasformarle in realtà è tutt’altra storia. Parliamo di quella scintilla, quel non so che, che trasforma un sogno in qualcosa di tangibile. Cosa pensi che sia quell’atteggiamento speciale che serve per innovare e come riesci a trasmetterlo al tuo team?”.

Diego De Maio:Andreas, è una domanda che tocca il cuore della nostra mission in Augmented Reality Technology AG. Penso che al centro di tutto ci sia una parola chiave: passione. La passione è il motore di ogni grande innovazione. Ma non basta da sola; deve essere guidata da un profondo senso di scopo e da una visione chiara. Questa combinazione crea l’atteggiamento giusto per l’innovazione. L’atteggiamento speciale che cerchiamo di coltivare è una sorta di ottimismo critico. È l’abilità di vedere le opportunità dove altri vedono ostacoli, di abbracciare il fallimento come parte del processo di apprendimento. È una mentalità resiliente che incoraggia il rischio calcolato e premia la curiosità.

In Augmented Reality Technology AG AG, cerchiamo di infondere questo spirito in vari modi. Primo, creando un ambiente di lavoro in cui le idee possono fiorire senza paura del giudizio. È importante che ogni membro del team si senta ascoltato e valorizzato, perché le grandi idee possono venire da chiunque, a prescindere dal ruolo o dalla posizione. Secondo, promuoviamo una cultura dell’apprendimento continuo. L’innovazione non avviene in un vuoto; è alimentata da una costante esplorazione e dall’accumulo di conoscenze. Incoraggiamo il nostro team a rimanere sempre curioso, a studiare, a esplorare nuovi campi, anche al di fuori del loro ambito diretto di competenza. Terzo, celebrare il fallimento tanto quanto il successo. Questo può sembrare contro-intuitivo, ma credo fermamente che ogni tentativo fallito ci avvicini un passo alla soluzione giusta.

Creare una cultura in cui il fallimento è visto come un’opportunità di apprendimento è fondamentale per promuovere l’innovazione. Infine, ma non meno importante, cerchiamo di mantenere viva la visione dell’impresa. Ogni membro del team dovrebbe essere in grado di vedere come il proprio lavoro contribuisce al quadro più ampio, come ogni piccola innovazione si inserisca nella mission dell’azienda di migliorare la vita delle persone. Per sintetizzarti la questione, posso dire che l’atteggiamento speciale per l’innovazione si fonda sulla passione, sulla resilienza, sulla curiosità e su una visione condivisa. E il mio compito, come leader, è quello di coltivare e nutrire queste qualità nel nostro team ogni giorno”.

Dialoghi sull’innovazione: Adriano Olivetti
Adriano Olivetti (1901-1960), originario di Ivrea (Torino), fu tra le figure più influenti e singolari del Novecento: imprenditore straordinario, intellettuale e politico, innovatore delle scienze sociali e precursore, fondò l’omonima azienda di elettronica

Andreas Arno Michael Voigt: Sai, Diego, considerando anche quello che mi hai spiegato fino a qua, una cosa che mi ha sempre colpito di te è la convinzione profonda che ci sia un legame indissolubile tra felicità e innovazione. Ricordo che una volta mi hai detto che per te inventare qualcosa di nuovo è quasi come cercare la felicità. È un tema affascinante, che mi sembra tocchi le corde più profonde della nostra natura umana. Puoi raccontarci di più su come vedi questo legame e come lo vivi nella tua attività imprenditoriale?”.

Diego De Maio:Con grande piacere, anzi! Questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, credo, tocchi alcuni principi fondamentali non soltanto dell’innovazione ma della vita stessa. La felicità e la creazione di qualcosa di nuovo sono profondamente interconnesse, e questa connessione si radica in concetti esplorati ampiamente sia dalla filosofia che dalla sociologia. Partendo da Aristotele, che vedeva la felicità come l’ultima finalità dell’esistenza umana, un bene in sé che deriva dall’essere virtuosi e dal realizzare pienamente il proprio potenziale.

In questo senso, l’innovazione può essere vista come un’espressione di questa realizzazione personale, un modo per esprimere la nostra virtù e unicità. Il sociologo tedesco Georg Simmel ha parlato dell’importanza della co-creazione e dell’interazione nella società moderna, sottolineando come la nostra felicità sia spesso legata alla nostra capacità di contribuire e di sentirsi parte di qualcosa di più grande. L’innovazione, in questo contesto, diventa un mezzo attraverso il quale individui e comunità possono realizzare questa connessione, contribuendo al benessere collettivo.

Nella pratica quotidiana di ART AG, cerchiamo di vivere questi principi creando un ambiente che non solo incoraggia l’innovazione, ma anche coltiva la felicità e il benessere dei nostri collaboratori. Riconosciamo che le idee più brillanti e le iniziative più audaci nascono da menti serene e cuori contenti. Per tradurre questi concetti in pratica, abbiamo adottato una serie di politiche e iniziative volte a promuovere il benessere all’interno e all’esterno dell’azienda. Questo include la promozione di un equilibrio sano tra vita professionale e personale, offrendo spazi per il relax e la socializzazione, e incoraggiando la partecipazione dei dipendenti a progetti che riflettano i loro interessi personali e professionali. Inoltre, crediamo fermamente nel valore del riconoscimento. Celebrare i successi, sia grandi che piccoli, contribuisce a creare un ambiente positivo che alimenta ulteriormente la creatività e l’innovazione.

Questo riconoscimento non si limita ai risultati tangibili, ma si estende all’impegno, alla passione e alla volontà di sperimentare e assumersi rischi. Infine, promuoviamo la formazione continua e lo sviluppo personale come componenti chiave della felicità e dell’innovazione. Offrendo ai nostri collaboratori opportunità di crescita e apprendimento, li aiutiamo a realizzare il loro pieno potenziale, contribuendo così al progresso collettivo dell’azienda e alla loro felicità individuale. In ART AG, Andreas, viviamo il legame tra felicità e innovazione come un circolo virtuoso, dove il benessere individuale alimenta la creatività e la volontà di innovare, che a loro volta arricchiscono e danno significato alla vita lavorativa e personale dei nostri collaboratori.

Vogliamo abituare le persone ad essere felici e per fare questo cerchiamo in tutti i modi di favorire il loro istinto innovativo e creativo perché tra innovazione e creatività c’è una assonanza perfetta”.

Dialoghi sull’innovazione: Ivrea (Torino)
Il ponte sul fiume Dora Baltea ad Ivrea, in Piemonte: la città ha dato i natali ad Adriano Olivetti dell’omonima multinazionale

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, passiamo a un argomento leggero ma fondamentale: la curiosità. Si dice che dietro ogni grande invenzione ci sia una domanda ancora più grande. Mi viene in mente quella volta in cui hai cercato di reinventare la macchina per il caffè in ufficio, soltanto perché ti chiedevi se poteva preparare un espresso più veloce di un pilota di Formula 1 ai box! Scherzi a parte, qual è stata la grande domanda alla base del tuo percorso? E come fai a mantenere viva questa scintilla di curiosità all’interno della tua squadra?”.

Diego De Maio:Ah, Andreas, quella della macchina per il caffè è stata un’avventura e mezza, te lo posso assicurare! Ma scherzi a parte, la curiosità è davvero il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo. Se dovessi identificare una domanda che mi ha guidato, direi: ‘Come possiamo rendere la vita quotidiana non solo più semplice, ma anche più significativa per le persone?’.

È una domanda che sembra semplice, ma che si apre a un mondo di possibilità. Mantenere viva questa curiosità in Augmented Reality Technology AG è una delle mie priorità. Uno dei metodi che usiamo è quello che mi piace chiamare ‘il gioco del perché no’. Ogni volta che qualcuno propone un’idea, anziché chiederci subito se è fattibile, iniziamo con un entusiastico ‘Perché no?’, seguito da una pioggia di idee su come potremmo realizzarla. È un po’ come invertire l’ingegneria della curiosità: partiamo dalla soluzione e lavoriamo a ritroso per scoprire il problema che risolve. E poi, c’è la nostra famosa ‘Settimana dell’Errore’, una sorta di festival annuale dell’apprendimento dai fallimenti. Incoraggiamo tutti a condividere le loro storie di ‘ops’ e ‘ahia’ nel corso dell’anno, con premi per gli errori più istruttivi, e talvolta divertenti.

L’idea è quella di mostrare che ogni passo falso è un gradino verso nuove scoperte, e che a volte una buona risata può essere il miglior collante per un team. Infine, promuoviamo la curiosità anche attraverso la nostra biblioteca aziendale, che chiamiamo ‘La Jungla delle Idee’. È un luogo dove i dipendenti possono ‘perdersi’ tra libri, riviste, e persino fumetti, su qualsiasi argomento immaginabile.

L’obiettivo è di fornire un ambiente in cui l’ispirazione possa arrivare da qualsiasi direzione, anche la meno attesa. Mantenere viva la curiosità in azienda significa creare uno spazio dove l’immaginazione può volare senza paura, dove le domande sono sempre benvenute e dove, ogni tanto, una buona risata può essere il suono più dolce dell’innovazione. E noi questo rapporto simbiotico tra uomo e curiosità lo vogliamo proteggere!”.

Dialoghi sull’innovazione: Diego De Maio e Simona Fenoglio
Diego De Maio, CEO di Augmented Reality Technology (ART) AG, con la moglie Simona Fenoglio

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, affrontando un punto cruciale, entrambi sappiamo che innovare solo per l’innovazione stessa non ha senso. Andiamo dritti al cuore della questione: come ti assicuri che ogni novità che porti nel mondo faccia realmente la differenza in modo positivo? Come mantieni una direzione chiara e responsabile in quest’oceano di possibilità che è l’innovazione?”.

Diego De Maio:Hai centrato un aspetto fondamentale, Andreas. In un’epoca in cui l’innovazione può sembrare una corsa senza fine, è imperativo non perdere di vista l’impatto reale delle nostre azioni su individui e comunità. Per me, navigare con responsabilità in questo mare significa essere radicati saldamente nei principi di etica e responsabilità sociale. Alla base di ogni nostra iniziativa ci sono tre domande essenziali: ‘Questo apporterà un valore reale alle persone? È eticamente fondato? Siamo responsabili dal punto di vista sociale e ambientale?’.

Queste domande sono il nostro faro, garantendo che ogni passo che facciamo sia in armonia con i nostri valori fondamentali. Una delle pratiche che abbiamo adottato per mantenere questo impegno è quello che mi piace chiamare “il giro di boa dell’innovazione”. A metà del percorso di sviluppo di ogni nuovo prodotto o servizio, ci prendiamo un momento per riflettere: ‘Siamo ancora sulla rotta giusta?’. Questo non è soltanto un checkpoint tecnico, ma un momento di riflessione collettiva, verificando se ciò che stiamo creando è veramente in linea con i nostri principi etici e con la nostra missione di fare la differenza positiva nel mondo.

Mantenere un’impostazione etica e responsabile non implica rigidità, ma piuttosto una continua disponibilità a valutare e, se necessario, correggere il nostro percorso. Questa flessibilità, unita all’umiltà di imparare dai nostri errori, è fondamentale per un’innovazione veramente responsabile. Il dialogo aperto con la nostra comunità è un altro pilastro di questo approccio. I feedback dei nostri utenti, collaboratori e della società in generale sono essenziali non soltanto come fonte di ispirazione, ma anche come bussola morale. Questo scambio ci consente di valutare l’effettivo impatto delle nostre innovazioni e di adeguare le nostre strategie di conseguenza.

Per noi, per me in particolare, per come sono stato educato e cresciuto, mantenere una direzione etica e responsabile nell’innovazione significa molto di più che semplicemente creare qualcosa di nuovo. Significa impegnarsi a costruire qualcosa che abbia un valore autentico e duraturo, che rispetti la dignità umana e che contribuisca attivamente a un futuro più giusto e sostenibile per tutti. E, in questo viaggio, ‘il giro di boa dell’innovazione’ funge da momento essenziale di verifica e allineamento, assicurandoci che ogni innovazione non soltanto segua una bussola tecnologica, ma soprattutto una bussola morale”.

Dialoghi sull’innovazione: Federico Faggin
Federico Faggin (1941), originario di Vicenza, è un fisico, inventore e imprenditore italo-statunitense: fu capo progetto e progettista dell’Intel 4004 e responsabile dello sviluppo dei microprocessori 8008, 4040 e 8080 e delle relative architetture

Andreas Arno Michael Voigt: Allora, Diego, parliamo di un tema che, in un modo o nell’altro, tocca tutti noi: la tecnologia e la sua onnipresenza. Con tutti questi gadget, App e dispositivi che ci circondano, a volte mi sento un po’ come in un episodio di ‘Black Mirror’. Dimmi: come fai a garantire che tutta questa tecnologia non ci trasformi in una versione 2.0 di noi stessi, priva di quell’umanità che tanto ci caratterizza? Insomma, come mantieni il cuore pulsante in mezzo a tutti questi circuiti?”.

Diego De Maio:Ah, Andreas, la tua capacità di mettere il dito sulla questione con una battuta è sempre impagabile! Sì, viviamo in un’era dove sembra che per ogni problema ci sia un’app, e a volte mi chiedo se esista un’applicazione anche per mantenere la nostra umanità. Ma, scherzi a parte, questo è un tema che prendo molto sul serio. Credo che il segreto stia nel ricordare che la tecnologia è uno strumento, non un fine. È come un coltello da chef: nelle mani giuste, può creare un capolavoro culinario; usato male, può fare un bel pasticcio. Quindi, la sfida è assicurarsi che la tecnologia sia sempre al servizio dell’umanità, non il contrario.

Una delle cose che facciamo in ART AG è promuovere ciò che mi piace chiamare ‘la tecnologia con un sorriso’. Per ogni nuovo prodotto o servizio che sviluppiamo, ci chiediamo: ‘Questo farà sorridere le persone? Renderà loro la giornata un po’ più luminosa?’. Se la risposta è no, probabilmente è il caso di tornare al tavolo da disegno. E poi, non dimentichiamo il potere della personalizzazione. In un mondo di produzione di massa, c’è qualcosa di profondamente umano nel sapere che qualcosa è stato creato soltanto per te.

Perciò, cerchiamo di personalizzare l’esperienza tecnologica il più possibile, ricordando che dietro ogni schermo, c’è una persona con le sue storie, i suoi sogni e le sue sfide. Mantenere l’umanità al centro dell’universo tecnologico è un po’ come fare giardinaggio? Richiede cura, attenzione e, soprattutto, un tocco d’amore. E ogni tanto, bisogna anche sapersi fermare e annusare le rose virtuali, non trovi?”.

Dialoghi sull’innovazione: Vicenza
La Basilica Palladiana di Piazza dei Signori a Vicenza, in Veneto: la città ha dato i natali allo scienziato italo-americano Federico Faggin

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, cambiando argomento, mi piacerebbe parlare dei maestri del passato, quelle figure storiche che hanno segnato il cammino dell’innovazione. Penso a personalità come Federico Faggin, un vero pioniere nel campo dei microprocessori. Le sue scoperte hanno gettato le basi praticamente per tutto il mondo tecnologico in cui viviamo oggi. Quali insegnamenti trai da giganti come lui? C’è un aspetto della sua storia che ti ispira particolarmente nel tuo lavoro quotidiano?”.

Diego De Maio:Andreas, parlare di Federico Faggin mi fa sempre brillare gli occhi. È incredibile pensare a come le sue intuizioni abbiano plasmato il tessuto stesso della nostra realtà tecnologica. Osservando la sua storia, ci sono diversi insegnamenti fondamentali che cerco di portare avanti nel mio lavoro e nella visione che guida Augmented Reality Technology AG. Innanzitutto, Faggin ci insegna il valore dell’audacia intellettuale. Nel suo percorso, ha dovuto spesso navigare in acque inesplorate, senza una mappa precisa su cui contare.

Questa capacità di avanzare nel buio, guidati soltanto dalla bussola della propria curiosità e visione, è qualcosa che cerco di incutere in tutto il nostro team. È quel coraggio di dire: ‘E se ci fosse un altro modo di fare le cose?’, che spesso conduce alle scoperte più rivoluzionarie. Un altro aspetto fondamentale è la perseveranza. La strada dell’innovazione è costellata di ostacoli e fallimenti, e la storia di Federico non fa eccezione. Tuttavia, è la sua tenacia nel perseguire la sua visione, nonostante le sfide che gli si presentavano, che alla fine ha portato al successo. Questo mi ricorda costantemente che il percorso verso il vero cambiamento non è mai lineare e che ogni insuccesso è semplicemente un gradino verso la meta finale. Faggin ci insegna anche l’importanza della multidisciplinarità.

La sua formazione non era limitata alla sola ingegneria elettronica; abbracciava una vasta gamma di conoscenze e interessi. Questo approccio olistico all’apprendimento e alla risoluzione dei problemi è qualcosa che valorizziamo profondamente in ART AG. Crediamo che le soluzioni più innovative emergano all’intersezione di diverse discipline, dalla tecnologia all’arte, dalla scienza umanistica all’economia. Forse, però, l’aspetto più ispiratore della storia di Faggin è la sua capacità di guardare oltre la tecnologia stessa, verso il suo impatto umano e sociale.

Non si trattava soltanto di creare il primo microprocessore, ma di comprendere come questo avrebbe potuto trasformare la società, migliorare la vita delle persone e aprire nuovi orizzonti di possibilità. Questa consapevolezza dell’impatto umano della tecnologia è al cuore di tutto ciò che facciamo in Augmented Reality Technology AG. Ogni giorno, ci impegniamo a creare tecnologie che non soltanto spingano i confini dell’innovazione, ma che siano anche progettate con un profondo rispetto e considerazione per l’individuo e per il tessuto sociale in cui si inseriscono. Se ci pensi, Andreas, guardando figure come quelle di Faggin, ci ricordiamo che l’innovazione non è solo una questione di circuiti e codici, ma di visione, coraggio, tenacia e, soprattutto, di umanità. Anche di fallimenti: perché no? Non siamo forse il risultato umano dei nostri fallimenti prima ancora che dei nostri successi?

Questi insegnamenti sono la nostra bussola, che ci guida nel nostro continuo viaggio attraverso il vasto e sempre in evoluzione paesaggio dell’innovazione tecnologica”.

Dialoghi sull’innovazione: Diego De Maio
Diego De Maio è CEO di Augmented Reality Technology (ART) AG: vive a Lugano e lavora a Manno, nel Cantone svizzero del Ticino

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, mi piacerebbe ora toccare un tema che sento molto vicino alle sfide quotidiane di molti innovatori: gli ostacoli. Nel viaggio dell’innovazione, ci sono sempre delle ‘rocce’ lungo il percorso. Quali ritieni siano le principali difficoltà che si incontrano oggi nel campo dell’innovazione? E come le affrontate in ART AG per assicurarvi di restare sempre fedeli al vostro impegno verso l’umanità?”.

Diego De Maio:Andreas, Fai domande che necessiterebbero ognuna di un vero saggio di 500 pagine! Tu lo sai: noi oggi viviamo in quello che si chiama ‘tempo esponenziale’, dove le cose non è che non cambiano, ma sono già cambiate nel momento in cui ti soffermi a prenderne coscienza e quindi le sfide per chi vuole innovare sono molteplici e complesse. Una delle ‘rocce’ più grandi con cui ci scontriamo oggi è senza dubbio la sovrabbondanza di informazioni. Viviamo in un’era caratterizzata da un flusso costante di dati, notizie e input di ogni tipo.

Filtrare questo rumore di fondo e individuare le vere opportunità di innovazione richiede una bussola interna molto precisa e una chiara visione di ciò che vogliamo realizzare. Un’altra sfida significativa è rappresentata dall’equilibrio tra velocità e riflessione. Il mercato premia chi è veloce, chi arriva per primo, ma una corsa sfrenata può portare a trascurare l’impatto umano e sociale delle nostre innovazioni. In ART AG, cerchiamo di navigare queste acque con un approccio che io chiamo ‘la velocità consapevole’: siamo rapidi nel rispondere ai cambiamenti, ma ci prendiamo sempre il tempo necessario per riflettere sulle implicazioni a lungo termine di ciò che facciamo. La resistenza al cambiamento è un’altra ‘roccia’ con cui spesso ci scontriamo.

Sia all’interno delle organizzazioni che nella società in generale, l’innovazione può spaventare, può incontrare ostacoli culturali o strutturali. Per superare queste resistenze, in Augmented Reality Technology AG puntiamo molto sulla comunicazione e sull’educazione. Coinvolgiamo tutti i nostri stakeholder in un dialogo aperto sull’innovazione, mostrando non solo i benefici pratici, ma anche il valore aggiunto in termini di crescita personale e collettiva. Infine, ma non per importanza, la sostenibilità rappresenta una sfida cruciale. Innovare in modo responsabile, in armonia con il nostro pianeta e le sue risorse, richiede un impegno costante e una visione a lungo termine.

Questo significa per noi investire in tecnologie verdi, promuovere pratiche di lavoro sostenibili e sviluppare prodotti che non solo rispondano ai bisogni umani, ma che lo facciano in modo etico e sostenibile. Per navigare queste e altre sfide, ci affidiamo a un insieme di valori e principi che mettono l’essere umano al centro. Questo approccio umanistico ci guida non soltanto nell’individuare le opportunità di innovazione ma anche nel superare gli ostacoli, assicurandoci che ogni passo che facciamo contribuisca a costruire un futuro in cui tecnologia e umanità possano prosperare insieme, in armonia”.

Dialoghi sull’innovazione: Diego De Maio
Diego De Maio è CEO di Augmented Reality Technology (ART) AG: vive a Lugano e lavora a Manno, nel Cantone svizzero del Ticino

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, avvicinandoci alla conclusione della nostra conversazione, non posso fare a meno di guardare al futuro. Con tutto questo incessante fermento intorno all’innovazione, dove credi che stiamo andando? C’è qualcosa, guardando all’orizzonte, che ti fa battere il cuore più forte, sia per l’entusiasmo che per l’apprensione?”.

Diego De Maio:Andreas, questa domanda mi fa sempre sognare a occhi aperti. Siamo indubbiamente in un’epoca di trasformazioni senza precedenti, dove l’innovazione non soltanto modella il nostro presente ma sta già disegnando, se non delineando, addirittura il nostro futuro. Se guardo all’orizzonte, vedo molteplici scenari che mi riempiono di speranza ma che non mancano di sollevare interrogativi cruciali. Da un lato, l’avvento dell’intelligenza artificiale e della robotica mi entusiasma incredibilmente.

Le potenzialità di queste tecnologie nel migliorare la qualità della vita, nel rendere le cure mediche più accessibili e personalizzate, nell’ottimizzare la produzione sostenibile di cibo e nell’aprire nuove frontiere nell’educazione sono semplicemente straordinarie. Immaginare un mondo in cui la tecnologia ci liberi dalle fatiche più gravose e ci permetta di concentrarci su ciò che ci rende profondamente umani è un sogno che mi fa battere il cuore. D’altra parte, l’accelerazione tecnologica porta con sé questioni etiche e sociali di grande rilievo.

La questione della privacy dei dati, il rischio di disuguaglianze amplificate dall’accesso differenziato alla tecnologia, e l’impatto sull’occupazione sono temi che mi preoccupano e che richiedono un dialogo aperto e costruttivo a livello globale. La sfida sarà garantire che l’innovazione sia inclusiva, equa e rispettosa della dignità di ogni individuo. Inoltre, l’urgenza della crisi climatica ci impone di ripensare radicalmente il nostro approccio all’innovazione, orientandolo verso soluzioni che non solo siano sostenibili ma che attivamente contribuiscano alla rigenerazione del nostro pianeta.

Vedere l’innovazione come un alleato nella lotta contro il cambiamento climatico è per me una fonte di speranza ma anche un richiamo all’azione urgente. Perciò mi sento di affermare con massima serenità che guardando al futuro, sono contemporaneamente elettrizzato e cauto. La direzione che prenderemo dipenderà molto dalle scelte che faremo oggi come società. In ART AG, ci impegniamo a essere parte della soluzione, promuovendo un’innovazione che sia non soltanto avanzata dal punto di vista tecnologico, ma anche profondamente umana e responsabile.

Il futuro è un libro che stiamo scrivendo insieme, e ho fiducia che, con le giuste premesse etiche e un impegno condiviso, possiamo renderlo un capolavoro di progresso e armonia”.

Dialoghi sull’innovazione: Diego De Maio
Diego De Maio è CEO di Augmented Reality Technology (ART) AG: vive a Lugano e lavora a Manno, nel Cantone svizzero del Ticino

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, prima di concludere questa nostra chiacchierata illuminante, ho una domanda un po’ più leggera, ma altrettanto importante. Per tutti quei coraggiosi esploratori dell’innovazione che stanno appena mettendo piede in questo entusiasmante, ma a volte intimidatorio, mondo tecnologico, che cosa consiglieresti? Insomma, hai qualche perla di saggezza da condividere, magari condita con una battuta che aiuta sempre anche un po’ a sorridere?”.

Diego De Maio:Andreas, lasciare un’impronta nel mondo dell’innovazione, eh? Beh, la prima cosa che direi a questi intrepidi pionieri è: ‘Non dimenticate mai di portare con voi un buon paio di scarpe!’. Scherzi a parte, se dovessi distillare la mia esperienza in un consiglio d’oro, direi: ‘Siate umanamente curiosi’. L’innovazione inizia con la curiosità, quella scintilla che ci spinge a chiederci: ‘E se…?’. Ma la vera magia accade quando questa curiosità è profondamente radicata nel tessuto umano delle nostre vite.

Non basta chiedersi come possiamo fare qualcosa, ma dobbiamo chiederci perché vogliamo farlo e chi ne beneficerà. Inoltre, ricordatevi che l’errore è il vostro migliore maestro. Non temete di sbagliare, perché ogni fallimento è semplicemente un altro passo verso il successo. Immaginate ogni errore come un badge d’onore, una testimonianza del vostro coraggio di spingervi oltre i confini del noto.

E, infine, non meno importante, coltivate l’empatia. L’innovazione che conta, quella che lascia davvero un’impronta duratura, nasce dalla capacità di mettersi nei panni degli altri e di comprendere davvero i loro bisogni e desideri. Quindi, cari innovatori in erba, mentre vi avventurate in questo viaggio eccitante, ricordatevi di guardare non soltanto attraverso il telescopio dell’innovazione tecnologica, ma anche attraverso il microscopio dell’esperienza umana. E, ogni tanto, non dimenticate di fermarvi e di godervi il panorama, perché è davvero spettacolare.

E se per caso inciampate lungo il cammino, ricordate: è soltanto l’universo che vi ricorda di guardare in basso e ammirare le fantastiche scarpe che indossate!”.

Andreas Arno Michael Voigt: Diego, permettimi di dire che questa conversazione è stata un vero e proprio viaggio attraverso i meandri dell’innovazione, arricchito da una prospettiva umana che troppo spesso tendiamo a dimenticare nel trambusto della tecnologia. La tua capacità di intrecciare umorismo, umanità e profonda saggezza in ogni risposta è stata non soltanto illuminante, ma anche incredibilmente rinfrescante. A nome mio e di tutto lo staff di Innovando News, voglio esprimerti il nostro più sincero ringraziamento per aver condiviso con noi e con i nostri lettori le tue riflessioni, le tue esperienze e, soprattutto, il tuo spirito indomabile. Siamo convinti che le tue parole saranno di ispirazione per molti, sia veterani dell’innovazione sia coloro che stanno appena iniziando a percorrere questo entusiasmante sentiero.

La tua visione dell’innovazione, profondamente radicata nell’essenza umana e nella responsabilità sociale, è un faro luminoso in un mare spesso tempestoso di progresso tecnologico. Grazie per averci ricordato che, al centro di ogni grande innovazione, c’è sempre un cuore che batte. Ti siamo grati, Diego, per aver reso questo scambio non soltanto istruttivo, ma anche estremamente piacevole. E ricorda, se mai deciderai di reinventare di nuovo quella macchina del caffè, di assicurarti che faccia anche un buon cappuccino!”.

Dialoghi sull’innovazione: Andreas Voigt e Diego De Maio
Andreas Voigt e Diego De Maio: dialoghi sull'innovazione