Link building: il lato “oscuro” della SEO

Nella mia esperienza di link builder ho maturato l’idea che nella link building esistono due lati oscuri: il primo è quello che si annida sull’aspetto tecnico, il secondo riguarda invece l’aspetto collaborativo/contrattuale.  Ora ti spiego perché.

La link building è uno dei principali metodi per migliorare la posizione organica di un sito web sui motori di ricerca. Google, nel penultimo aggiornamento al suo algoritmo (Penguin) ha dato una scossa molto forte all’argomento, ovvero è intervenuto brutalmente sulla questione link. Ma quali link? Non tutti e prevalentemente i link spam. Facciamo un passo indietro e vediamo di capire cos’era successo.

L’utopia

Fino a qualche tempo fa (in alcuni casi anche ora) c’erano agenzie che, tramite software dedicati andavano a creare nell’arco di pochissimo tempo (ore o qualche giorno) un profilo pieno di innumerevoli backlink. Ovvero, lo scenario era che un sito nuovo, appena nato o privo di link da un momento all’altro si trovava centinaia e centinaia di link in entrata, andando così a manipolare in modo importante la classificazione di quel sito da parte di Google. Quindi, non era prevista assolutamente alcun tipo di analisi per autorevolezza, rilevanza, diversità e nulla che avrebbe dovuto esserci in un qualsiasi piano di azione per una campagna di link building seria.

Quindi ad un certo punto Google dice “basta, decide di dichiarare guerra ai link manipolativi e di intervenire con l’aggiornamento Penguin, comunicando attraverso i propri canali ufficiali e tramite i suoi portavoce, l’operazione e tutto ciò ne sarebbe conseguito. Effettua delle vere e proprie campagne di terrorismo mediatico su questo argomento, invitando tutti coloro che nel tempo avrebbero adottato delle tecniche “sporche” ad adeguarsi alle nuove politiche. E sinceramente, in diversi casi, c’è pure riuscito, facendo chiudere il servizio di link building ad alcune agenzie SEO, che, in alcuni casi, sono passate da una forma di integralismo all’altra, non occupandosi più di campagne di link building aggressive, ma solo seri ed utili piani editoriali, dando forza alla proverbiale frase “Content is the King” e creando una nuova figura celestiale nominata “seo copywriter” (che per me non esiste, ma questo lo vedremo in un altro articolo).

Effettivamente diversi proprietari e gestori di siti web hanno visto calare drasticamente il traffico dei propri siti, dando appunto la responsabilità a questo aggiornamento.

La verità

Secondo le linee guida di Google non bisogna assolutamente fare alcuna campagna di link building, perché, a suo modo di vedere, ogni link, è potenzialmente penalizzante.

La verità è che Google non riesce a combattere i link manipolativi. Forse non tutti lo sanno ma qualche tempo fa, per un brevissimo periodo, Google aveva rilasciato una versione del motore senza considerare minimamente i link. Risultato? Un disastro assurdo. Le serp non avevano più né capo e né coda, costringendo così a tornare alla versione originale, l’attuale.

Purtroppo, che se ne dica, c’è ancora parecchio spazio per attività “seo black hat” ed è molto difficile contrastare questo aspetto. Google sembrerebbe non investire le giuste risorse su questo argomento, infatti, dopo il boom iniziale di Penguin, non ha più dato il giusto credito a combattere le attività di spam. In più, i tempi di intervento, sono abbastanza lenti e non immediati.

Io personalmente, eviterei attività di link building molto aggressive se non per settori particolari, come per esempio forex o siti collegati a circuiti di affiliazione ad alto guadagno, che anche se il volume di traffico impenna per un breve periodo e poi viene penalizzato o bannato, quel breve periodo potrebbe essere parecchio remunerativo. Personalmente, ho provato in passato tecniche e sopratutto metodi parecchio aggressivi anche di black hat, ma a mio avviso, non ne vale la pena. Ogni volta che veniva rilasciato un aggiornamento dell’algoritmo, andavo in ansia, dovevo studiarmi dettagliatamente cosa prevedesse lo stesso aggiornamento, per poi correre ai ripari, spesso col fiato sul collo del cliente perché non trovava più il proprio sito web, nei risultati di Google.

Ad ogni modo, ogni campagna di link building che viene fatta dev’essere organizzata con equilibrio. Quell’equilibrio tra tra menzioni, citazioni, co-citazioni, anchor text. Tornerò a parlare su questo argomento in modo più specifico in un altro articolo.

Il lato “oscuro” nelle trattative

“…Fare link building a volte mi sembra di trovarmi in quei mercati un po’ nascosti, nelle periferie della città, dove vengono fatte delle trattative un po’ losche e mentre cammini trovi alla tua destra la cartomante che vorrebbe leggerti la mano e alla tua sinistra il tizio che fa il gioco delle tre carte e ti invita a puntare un centinaio di euro. E tu cammini, cammini, con le persone che ti toccano dentro, ti vengono addosso e mentre una mano tiene il portafogli, l’altra il cellulare, per non farteli rubare…”.

Il problema nel creare partnership

Se sei alle prime armi giocherai alla roulette russa. Avrai a che fare con persone ambigue, strane, che per un tozzo di pane venderebbero pure gli amici. Quando iniziai questa attività mi era capitato di avere a che fare con persone che vendevano link da siti bannati, link da siti con 0 traffico (ZERO), link da siti che non esistevano, link da siti che stavano per acquistare (perché dropped) e non hanno più comprato. Ricevevano i soldi e poi sparivano; ricevevano i soldi, inserivano il link sul loro sito e dopo qualche tempo il sito scadeva e tu rimanevi fregato; ricevevano i soldi, inserivano il link e dopo poco tempo il link non era più presente. Sembravano quasi si immedesimassero in Woody Allen nel sul celebre film “Prendi i soldi e scappa”. E io mi ritrovavo disperso in questa giungla (perché diversamente non la puoi chiamare) senza alcuna garanzia, senza rimborsi (figurati), senza nulla di nulla. Su dieci trattative ne andavano in porto forse la metà. Gli stessi proprietari dei siti bannati o a basso traffico, i link, li vendono pure cari, facendo finta che fossero “preziosi” e che da lì, a poco, il tuo sito, dopo aver inserito il link, sarebbe schizzato in prima pagina. Tutte balle!

Oggi per fortuna lo scenario…no no, lo scenario è esattamente identico come prima. Non è cambiato proprio niente, anzi, forse oggi è anche peggio perché, nonostante le battaglie di Google, di link building se ne parla ancora e forse anche di più. Forse oggi, è un po’ più “raffinata” rispetto ad anni fa.

Ma perché avviene questo? Semplicemente perché le trattative vengono fatte nei mercati che ti ho descritto prima, nulla alla luce del sole, tutto di nascosto, in sordina e le fregature possono essere dietro l’angolo. Il tutto non viene mai contrattualizzato, l’unica possibilità che hai è quella di ricevere un’onesta fattura, da usare come documento giustificativo. Ho provato, insieme ad altri in passato a sollevare il problema, ma senza alcun risultato. Diversi signori preferiscono di gran lunga la “trattativa volante”.

Qual è la soluzione?

Ci sono due soluzioni per uscire da questa impasse: crearti una forte PBN (ne parlerò più dettagliatamente in un altro articolo) dove non dovrai più dipendere da nessuno. Ovvio, rimane il fatto che l’investimento temporale ed economico sono decisamente importanti e a carico tuo.

Oppure, ancora meglio, crearti nel tempo un’importante rete di contatti seri (e ne esistono te lo assicuro), di persone che a loro volta sono proprietari di PBN dove potrai dimenticarti dei problemi che ti ho descritto sopra, dormendo sonni tranquilli, senza il rischio di perdere soldi.

Questo però lo puoi fare solo ed esclusivamente attraverso una seria e costante attività di digital PR, dove potrai uscire dalla parte sporca di questo argomento, tanto complesso, quanto a volte un po’ misterioso.