Google Adsense: cosa sanno i siti web di te?

Hai un account Google? Facciamo due? Nel 2021 possiamo sostanzialmente considerarla la normalità. Se ti dicessi che esiste un servizio di Google Adsense che raccoglie tutte le informazioni dei tuoi movimenti su Internet, e ha imparato attraverso come ti comporti quanti anni hai, che lavoro fai, qual è il tuo grado di istruzione e quali sono i tuoi gusti personali? Non ti spaventare. La realtà è che tutte le big tech lo fanno.

La differenza sostanziale è che l’azienda di Mountain View non lo nasconde (e nemmeno Facebook, a voler essere precisi). E da Adsense sei in grado di cancellare i tuoi dati, qualora ciò che vedi non sia di tuo gradimento. Parliamoci chiaro: a volte fa comodo avere annunci sponsorizzati targettizzati su di te. Ma la questione della privacy è importante e imprescindibile, e ognuno la vive come è meglio che sia.

Il prossimo aggiornamento iOS consentirà agli utenti di scegliere, per ogni singola applicazione utilizzata, se condividere o meno i dati relativi all’utilizzo. Impedire la condivisione significa tenere per sé un prezioso tesoretto di informazioni private. Una manna dal cielo per l’utente. Un piccolo problema per i grandi colossi dell’informazione, che non avranno più accesso ai comportamenti degli utenti per costruire tools altamente profilati.

Tutti i dati che andiamo a fornire mentre usiamo uno smartphone o un computer vengono utilizzati da chi vende la pubblicità pensate per essere in linea con le tue abitudini di ricerca. Se sei un appassionato di abbigliamento, è molto probabile che i messaggi sponsorizzati che ricevi siano di negozi che vendono abiti che richiamano i tuoi gusti. Il tuo smartphone non ti legge nella mente ma osserva, silenzioso, tutto ciò che fai quando sei online.

Questa decisione di Apple ha fatto sollevare non poche sopracciglia nel team di Facebook, che ha già messo le mani avanti specificando che probabilmente gli incassi dei prossimi trimestri potrebbero diminuire. Del resto la Mela non è l’unica che ha già adottato simili espedienti per bloccare i cookies e i tracker, facendo in modo che la navigazione degli utenti risulti infinitamente più riservata.

L’opinione pubblica si spacca: da una parte ci sono persone estremamente infastidite dal compiere una ricerca Google sulle candele profumate e trovarsi il feed di Facebook completamente intasato di pubblicità analoghe. Parimenti, c’è chi preferisce vedere pubblicità adeguate che, talvolta, possono perfino essere utili o comunque di qualche rilevanza per i nostri obiettivi di ricerca.

Quello che tutti si chiedono è: che cosa sanno di noi le big tech? Sanno solo che mi piacciono le candele o sanno proprio tutto tutto quello che cerco? Indipendentemente dal livello di privacy desiderato, la pagina di Google dedicata ad Adsense ti permette di avere una panoramica molto realistica di chi sei davanti a questo motore di ricerca.

Per esempio, io che faccio la copywriter e cerco ogni giorno informazioni su non tutto, ma di tutto, ho una pagina Adsense davvero molto confusa. Dai risultati finanziari ai risultati delle squadre di calcio, passando per le creme corpo e tanto, tanto altro.

Qui trovi davvero di tutto: ogni cosa che ti è passato per l’anticamera del cervello di ricercare su Google è stata registrato qui. Se nel caso di molte piattaforme una cosa del genere è assolutamente ristretta all’amministrazione, Facebook e Google ti aiutano a capire cosa sanno di te. E qui si apre un ampio discorso sulla privacy su cui potremmo dilungarci tanto. Quanto è giusta la profilazione, ma soprattutto, dovrebbe essere legale? L’alternativa potrebbe essere un mondo altamente privatizzato dove la pubblicità è “uguale per tutti”, ma facendo ciò si rischierebbe di pagare altri servizi che ora sono gratuiti. Del resto, da qualche parte i soldi devono saltare fuori, no?