Tutto sulla privacy ai tempi della condivisione di massa

Come è tutelata la riservatezza delle persone all’epoca di Internet e dei social network a gogò? Che cosa dice la legge? Scopriamolo leggendo

Quale futuro ci riserveranno i social media?
Quale futuro ci riserveranno i social media?

Nelle puntate precedenti abbiamo parlato del ruolo dei social media nella vita di oggi e delle ripercussioni che questi strumenti hanno avuto nelle nostre abitudini. Il tema non poteva che portarci a trattare il capitolo della privacy, un argomento decisivo che si trova al centro di un dibattito a volte molto aspro. Da una parte ci sono personalità influenti, associazioni ed esperti che puntano il dito sulle violazioni della privacy nei social media e l’utilizzo illecito dei dati. Dall’altra ci sono milioni di individui che non hanno la minima idea di come questi canali riescano a estrapolare informazioni riservate grazie al loro stesso consenso. In questo scenario ci muoviamo anche noi professionisti, veri e propri mediatori tra l’imprenditore che si avvicina al mondo digitale e l’insieme di regolamenti e condizioni dettate da social network, ma anche governi e perfino singoli Stati.

Cerchiamo allora di affrontare l’argomento nelle sue molteplici sfaccettature, entrando subito nel merito della questione privacy in relazione alle esigenze di condivisione di massa tipiche del web. Che cosa vuol dire esattamente privacy? Secondo le più autorevoli referenze in materia – tra cui Wikipedia – la privacy è un diritto della persona. A seconda del paese in cui ci troviamo, questo diritto può essere più o meno tutelato (o più o meno violato): pensiamo solo alla Cina, considerata da molti un esempio negativo di sistema di controllo della privacy, e purtroppo non solo di questa. Ma pensiamo anche ad esempi virtuosi, come quello dell’Unione Europea, che con il GDPR ha creato uno spartiacque legislativo, rafforzando il diritto alla privacy dei cittadini. Vediamo quindi alcuni dei regolamenti più importanti al mondo in materia di privacy, da conoscere e tenere in considerazione anche quando navighiamo sui social media.

È nella legislazione USA il “bug” alla tutela della privacy

Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (in lingua inglese GDPR è l’acronimo General Data Protection Regulation), ufficialmente Regolamento (UE) numero 2016/679, è un regolamento dell'Unione Europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy, adottato il 27 aprile 2016
Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (in lingua inglese GDPR è l’acronimo General Data Protection Regulation), ufficialmente Regolamento (UE) numero 2016/679, è un regolamento dell’Unione Europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy, adottato il 27 aprile 2016

Dal CCPA all’LGPD: le principali Leggi sulla Privacy

Moltissimi paesi del mondo si stanno dotando di leggi per la tutela della privacy, ma non sempre queste leggi risultano di particolare rilevanza per la comunità internazionale. A volte, al contrario, i regolamenti coinvolgono interi continenti (come nel caso del GDPR europeo) arrivando a ispirare altri paesi di un certo spessore (vedi il Brasile con la sua Lei Geral de Proteção de Dados Pessoais entrata in vigore nel 2020). I beneficiari ultimi di queste leggi sono i cittadini, nei confronti dei quali devono essere garantiti appositi strumenti di tutela dentro e fuori dai social media. Ecco cosa succede nel mondo in tal senso:

  • GDPR (General Data Protection Regulation) entrato in vigore il 28 maggio 2018, il GDPR ha segnato un punto di svolta epocale tra un’epoca tutto sommato frammentaria e de-regolamentata a un’era in cui la sicurezza dei dati diventa prioritaria. Con il GDPR sono state addirittura istituite alcune figure, vedi il funzionario per la protezione dei dati. Il GDPR coinvolge siti web, blog, ecommerce e social media, obbligati a riportare una privacy policy a norma e archiviare il consenso al trattamento dei dati.
  • CCPA (California Consumer Privacy Act) → praticamente in contemporanea rispetto al GDPR è stato approvato negli Stati Uniti (e nella fattispecie in California) il CCPA, un regolamento che si applica a società con determinati volumi di dati gestiti (ad es. i dati di almeno 50.000 consumatori californiani all’anno trattati per finalità commerciali). Come per il GDPR, anche per il CCPA vengono istituiti obblighi oggettivi da rispettare, come il consenso all’utilizzo dei dati tramite opt-out, la dichiarazione delle fonti da cui provengono le informazioni e così via.
  • LGPD (Lei Geral de Proteção de Dados Pessoais) → dopo l’Unione Europea e la California, anche il Brasile ha deciso di dotarsi di un regolamento per la protezione dei dati dei suoi cittadini (che di riflesso è destinato a condizionare anche le attività che trattano dati di cittadini brasiliano al di fuori del paese, vedi i siti web o gli ecommerce). Il regolamento è simile ai precedenti, ma con alcuni punti distintivi che lo rendono per certi versi ancora più moderno.

Responsabilità digitale: svizzero il primo marchio al mondo

Il “cloud computing” (in italiano “nuvola informatica”) indica, in informatica, un paradigma di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete Internet (come l'archiviazione, l'elaborazione o la trasmissione dati), a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita
Il “cloud computing” (in italiano “nuvola informatica”) indica, in informatica, un paradigma di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete Internet (come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione dati), a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita

La privacy al centro: diritti, doveri e prospettive

Guardare alla privacy come a un aspetto secondario della propria vita è sbagliato, sia per l’utente finale che per l’imprenditore, il professionista, il blogger e lo specialista del web. Ci sono diritti e doveri che è prioritario tenere a mente e applicare, da una parte per proteggere le proprie informazioni ed evitare furti di dati, dall’altra per tutelare chi si affida ai nostri canali e ai nostri mezzi, ad esempio quando compila un modulo o quando acquista un prodotto. Visto l’attuale scenario di restrizioni e il conseguente aumento delle esperienze digitali sui social media e sul web, è altamente improbabile che si tornerà indietro, anzi: il futuro ci porterà a una sempre maggiore attenzione per la privacy delle persone, esposte a un numero crescente di situazioni in cui la privacy è a rischio.

Cosa succederà ad esempio con l’avvento della realtà virtuale e della condivisione della propria vita in tre dimensioni? Quali ripercussioni avrà la raccolta dei dati sullo stato di salute e gli spostamenti dei cittadini con le app di tracking? Rispondere è prematuro, ma prevediamo sviluppi e cambiamenti di largo respiro, che potrebbero rivoluzionare e mettere in discussione il nostro stesso concetto di privacy in una direzione o nell’altra. Nel prossimo capitolo scopriremo a questo proposito il valore reale di un profilo sui social media, cercando di svelare i meccanismi perversi che regolano alcuni social (non tutti a dire il vero), quasi sempre giocando sulla buona fede delle migliaia e milioni di persone che postano e condividono tutto ciò che gli capita. Non perdetevelo!

La “Digital Trust Label” svizzera ha respiro internazionale

Le telecamere stradali e di alcune abitazioni private possono pregiudicare la privacy delle persone
Le telecamere stradali e di alcune abitazioni private possono pregiudicare la privacy delle persone