Notizia fresca novembrina dalla Mountain View: Google ha appena introdotto nei suoi talk la presentazione del nuovo algoritmo, quello che sarà definito DeepRank. In questo articolo vi spiegheremo tutto quello che dovete sapere sulle sue dinamiche di applicazione le quali, per una volta, sono un po’ meno nebulose del solito grazie alla presenza di un ottimo video esplicativo.

Il video illustra una specie di guida intergalattica per googler curiosi di saperene di più su come funzionano le ricerche non solo a livello di numeri e macchine, ma anche a livello di persone che lavorano a un preciso obiettivo.

Che cos’è DeepRank?

DeepRank è un algoritmo di Google che fonda il suo funzionamento sul machine learning e sulle capacità del sistema, già presenti, di elaborare il linguaggio naturale in un pastone più digeribile dagli algoritmi matematici e logici del motore di ricerca.

In pratica, Google fa un passo ancora verso gli utenti, i quali potranno usare nei suoi confronti un linguaggio sempre più vicino a quello reale, e non a una composizione di elementi pensata appositamente per farsi capire da lui. Chiedere qualcosa a Google, dunque, è sempre più simile al fare una domanda a un dotto professore, senza dover modificare troppo la grammatica per adattarsi al suo linguaggio.

DeepRank ha un segnale che comprende la relazione tra termini umani: in altre parole, serve a Google per comprendere in maniera più efficace il linguaggio degli esseri umani, anche se questi utilizzano un gergo molto colloquiale o parlato. Insomma, per l’algoritmo sarà ancora più facile capire le connessioni tra le varie parole e i modi di dire che non hanno una traduzione letterale pertinente all’oggetto di ricerca. Nell’articolo su BERT avevamo fatto l’esempio del “prendere un granchio”, ma oggi ne proporremo uno un po’ diverso, sempre per mantenere la linea d’esempio: “rimanere di sasso”. O magari di stucco. Grazie a DeepRank, il motore di ricerca non si limita a cercare la parola sasso, ma trova la connessione tra gli elementi della frase e individua il risultato più pertinente, ovvero “rimanere basiti”. In questo modo l’utente deve pensare meno, perché Google compensa i buchi logici che la lingua naturale non prevede.

Un simile progetto, naturalmente, richiede un lavoro di sperimentazione molto complesso ed elaborato, tanto che i test effettuati sull’algoritmo sono stati (e ancora sono) moltissimi, così che Google sia preparato a ricevere quante più espressioni colloquiali (o semplicemente non molto chiare) possibili. In altre parole, con DeepRank Google diventa sempre più alla portata dell’utente. Sempre più vicino all’utente medio basso, che non ha una conoscenza approfondita dei rudimenti linguistici o informatici necessari a comunicare alla vecchia maniera con l’algoritmo.

Un nuovo passo verso il futuro di Google, sempre più semplice e intuitivo. In che modo questo algoritmo andrà a cambiare la vita dei webmaster? In realtà, se il webmaster sta già svolgendo un lavoro esemplare con la SEO interna al suo sito, è assai probabile che Deeprank non andrà ad intaccare il posizionamento del suo sito, se non in maniera favorevole. Soprattutto a vantaggio delle parole chiave a coda lunga!