[Sceneggiatura Originale liberamente ispirata al film di Stanly Kubrick]

[Primo Episodio della “Digital Trilogy”]

ANTEFATTO

2017. Il mondo distopico appartiene a multinazionali che scambiano dati personali in barba a Governi che cercano di controllarli. Ogni user ha barattato la propria privacy e sensibilità umana rivelando la propria componente disumana in cambio di like, hearts, shares, photos e aumentandone l’esposizione orrorifica per avere più followers.

L’ossessività compulsiva di osservare un qualunque schermo variabile da 6 a 15 pollici è alla base di nuove relazioni umane e negozi virtuali di snaps&chats si aprono sotto l’ombrello di startup innovative che di innovativo hanno l’anima in garage. No, non quello di Jobs e Gates, anche se tutti sono provenienti da un underground dei piani alti: è un totale overground, “escono pure dalle fottute pareti!”.

La disoccupazione è tale da costringere i Governi a dover annegare i dispiaceri derivanti in ammortizzatori sociali camuffati da nuove imprese a basso tasso di occupazione con un miraggio difficile da raggiungere dietro burocrazie impervie e ridondanti: il mirroring delle leggi assicura consenso elettorale e database volutamente non relazionali lasciano bug interpretativi.

Le generazioni esprimono in byte di varia dimensione e nel tempo inverso la tradizione orale affidata ai messaggi, scambiano paghette in e-money e preoccupazioni su valori educativi in chat. Il pensiero dominante è passato dal critico all’affabulatore.

Qui comincia la Storia.

PRIMO TEMPO

La sala è enorme, bianca e ovattata, la luce penetra dall’alto e dai grandi finestroni laterali di uno spazio coworking in vetro, acciaio e betulla. Ragazzi di ogni etnia in un dress code da tripudio di colori osservano computer, ascoltano musica in cuffia, dividono pizza e patatine, qualche birra e coca. L’angolo bar è distante, qualcuno parla al suo smartphone, qualcuno sorseggia una tisana rilassante da una tazza.

C’è tensione nell’aria. Si avverte, è palpabile, quasi si taglia come un coltello. Il pavimento è lucido, lucidissimo per quanto ci si può specchiare nel parquet. La temperatura è costantemente regolata da sensori per il monitoraggio dell’energia. Divani multicolore e librerie tracciano percorsi, i desk e le poltrone anatomiche autolivellanti accomodano microservi.

Il nervosismo è crescente tanto quanto l’attesa. In via ufficiosa si è saputo che Joseph Raid, uno dei guru del web, un unicorno da milioni di euro e filantropo, è in visita. Nella space room attrezzata per l’OST si terranno l’incontro con tutti i dipendenti e poi quello con i 13 capiprogetto per parlare di futuro della compagnia, delle prossime acquisizioni e joint venture.

Jonah è un team project manager, è tra i 13 e non ci crede. Ha perso le sue illusioni da tempo e nel tempo libero lavora ad una idea per svoltare e lasciar perdere i microservi. Non ne può più della pressione e della fantascienza che Reid racconta in giro, sui social e sui giornali per alimentare una macchina che fabbrica soldi solo per “Joe”. A tutti arrivano solo le briciole, anche se con quasi 6 zeri. Neppure gli investitori se ne sono accorti di questa gigantesca macchina multilevel, Heinlein già ne parlava nel 1950 di “baroni ladroni”. “Strane le coincidenze con la Storia Futura”, pensa.

L’ascensore si apre, le porte lucide di acciaio scorrono, lasciando il posto alla cabina in vetro termotemperato. Alto, magro e allampanato, spalle squadrate e mento tondo, maglietta e jeans neri, avanza con le mani lungo i fianchi, “classica postura da leader”, osserva Jonah. La tensione si è allentata di colpo, sostituita dall’attesa dello “Speech”.

Nella space room c’è una grande stretta di mani, gratificazioni e pacche sulle spalle, come accade nelle migliori famiglie: Jonah rifiuta il contatto, si è seduto in fondo, per rendersi invisibile. Intanto, l’imposizione delle mani e la beatificazione del microservo di turno eleva questi in meno di 15 secondi ad unto del Signore del Web. Joe usa tecniche di cold reading, l’auricolare nascosto gli dà le informazioni per salutare tutti i presenti uno per uno ed elogiarlo per il lavoro svolto, mentre questi gli si scioglie davanti. Il radiomicrofono è pronto, la regia apre la linea, il palco è in penombra, l’occhio di bue è puntato sopra e lo illumina.

“Buongiorno” è l’esordio. Pausa. L’attenzione è massima. Una qualunque inflessione nella voce è segno da leggere, interpretare.

“Voglio raccontarvi un sogno” chiosa Joe Raid, gesticolando “Ho cominciato 33 anni fa con un sogno nel garage di casa: rendere la Vita di ciascuno meritevole di essere vissuta. Per questo ho creato Dreaming. Dreaming è il sogno di ciascuno divenuto realtà. Ciascuno di noi ha sogni che vuole realizzare e che sono chiusi nei cassetti o nel labirinto della sua immaginazione. Ma… – pausa, anche nei gesti – sono rimasti lì, chiusi. Oh! sento levarsi grandi giustificazioni: non ho soldi, non ho tempo, non riesco a focalizzare il core business. Sono SCUSE! – Jonah, in fondo alla space room, avverte il maiuscolo nella voce, elevata da sussurro a fermezza – Non ci sono sogni senza la volontà e la determinazione, ostinazione e sacrificio. Siamo Guerrieri del Web, razziamo byte per byte persone e profili, respiriamo i loro sentimenti, profiliamo i loro umori e catturiamo i loro sogni, di ragazzi, di padri, madri, fratelli sorelle, parenti e amici. Si confessano, come si fa da un prete nel segreto. Noi… – altra pausa – ASCOLTIAMO – la voce è ora un flebile sussurro, perfettamente udibile, “queste evoluzioni vocali sono state studiate a tavolino con l’ingegnere del suono, lì da qualche parte, dietro un vetro”, pensa Jonah sorridendo.

“Dreaming è un codice, una realtà virtuale connessa ad una AI che mappa i sogni delle persone sui social attraverso un algoritmo e sui dati acquisiti fa un’offerta finanziaria per la loro realizzazione, da una crociera nel mare dei Caraibi, all’apertura di un negozio di fiori sino al soddisfacimento di bisogni…. molto personali”. – qualcuno sorride, l’allusione al sesso ed alle sue fantasie più nascoste è evidente. Jonah avverte un senso di malessere e di disagio.

“Realizzare i sogni di ciascuno porta benessere. Aumenta la consapevolezza di sé e della propria esistenza nel mondo, ci si sente appagati. Quando si è appagati allora si è più inclini a spendere e a comprare altri prodotti, tutti quelli che noi siamo in grado di procurare attraverso la piattaforma di e-commerce. Questo arricchisce la compagnia, arricchisce voi, vi permette di comprare giocattoli costosi come le Ferrari e le Bugatti e in questo modo contribuiamo tutti al miglioramento del benessere sociale”.

Jonah aveva cominciato a sentire il puzzo della solita menata sulla “consapevolezza” già dopo “soddisfacimento dei bisogni” ed avvertiva una stretta allo stomaco. Joe Raid non era cambiato, la filantropia era una maschera solo per poter avere accesso ad altre fonti di finanziamento per il suo megaimpero.

“Oggi Dreaming vi annuncia l’acquisizione di Enforce, nostro rivale. Le nostre azioni sono salite, i vostri dividendi saranno più alti, i vostri soldi nelle azioni della nostra compagnia avranno maggior valore e potete realizzare il vostro FUTURO!”

“Questa vittoria è una vittoria di squadra, di team affiatati, neppure il cielo è un limite!” fu l’ultima cosa che Jonah ebbe il tempo di udire da Joe Raid prima di sgattaiolare in bagno, chiudersi nel box e cominciare a vomitare.

SECONDO TEMPO

Jonah era chiuso da un buon quarto d’ora e aveva perso il senso del tempo. Si massaggiava gli occhi e la contrazione nervosa allo stomaco era aumentata dalla certezza che tra un’ora sarebbe cominciata la riunione dei 13 project manager con Joe. Seduto sulla tazza, sentiva come eco lontano gli applausi e i tributi. Qualche altro minuto e sarebbe finito tutto. Si alzò, tirò lo sciacquone, poi lo specchio gli rimandò una faccia umida e incavata, le occhiaie dei panda.

Cominciò ad incamminarsi verso la sala riunioni, lento ed indolore. Trovò Cynthia che apparecchiava, muta. Anche lei, bella come il sole, chiusa lì, la pelle resa diafana dalle lampade al led.

– C’è la riunione a breve… – gli disse.

– Qualche anticipo? – chiese Jonah

– Orario programmato come al solito. Parlerà direttamente… come al solito –

L’esitazione era più per il dogmatico rispetto o per il timore reverenziale? Si chiese Jonah. Diede fiato:

– Paura fottuta?

– Sì, non tira una bella aria ai piani alti. Le voci di corridoio…. non sono buone.

Si interruppe, il grosso del gruppo dei project manager entrava in quel momento. Gli altri arrivarono alla spicciolata e presero posto aprendo gli ultrabook. Jonah aprì il suo e si sedette in fondo, all’angolo. Entrò Emily, assistente in capo di Joe, e dietro il Re dei Sogni, come la stampa lo osannava. Le chiacchiere lasciarono il posto al brusio e poi al silenzio. La parete si animò in un gigantesco schermo con il logo aziendale, un acchiappasogni indiano. Ansia, tensione, paura e adrenalina facevano una miscela esplosiva. Ad innescarla il detonatore del non detto, dell’esitazione.

– Ciao Colonnelli. – il tono mellifluo di Joe di un’ora prima era scomparso. Il saluto era chiaro: dettava regole, circostanze, gerarchia. Pausa. Ticchettio di tastiere tra collegamenti all’area riservata e rendiconti pronti da esibire sullo schermo. Nessuno si azzardò a replicare, non era un saluto e neppure un invito, solo truppe in rassegna, forse la fucilazione sul campo.

– Abbiamo acquisito quei morti di fame della Enforce. Con qualche milione di euro e uno scambio azionario ci siamo portati a casa 500 persone e i loro progetti principali per lo sviluppo dell’AI – continuò, con voce piatta e atona, zero gesti – e abbiamo ridotto il tempo di realizzazione per uscire sul mercato con il lancio della nuova piattaforma di Dreaming. Un concorrente in meno e forza lavoro in più per l’espansione dei nostri progetti – un riso sadico si affacciò, pausa, riprese – che ci consentono di allargare l’attività alla mappatura globale dei desideri. Voi sapete cosa significa ai vostri portafogli.

Applauso, alla parola “portafogli”. Ora, la rassegna.

– I vostri risultati, adesso, qui e ora. STUPITEMI.

“6 persone prima di arrivare qui”, contò Jonah. Era tutto a posto. Tagliato costi, incrementato la produttività, la sua squadra avrebbe finito tra un mese, salvo contrario avviso. Il turno di essere il primo a “Fat” Domino.

– Joe, il progetto INS.AI è in anticipo di due giorni sulla scadenza e stiamo lavorando anche la notte con pause di lavoro alternate di 3 ore per gruppi di 8 coder. Raggruppando i team sono riuscito a tagliare i tempi di due giorni sulla scadenza e a migliorare il debugging. Finanziariamente c’è un risparmio del 15%.

Non male. Non eccessivo, ma non male. Il Re dei Sogni appollaiato sulla sua poltrona era perso nella sua visione olistica, in posizione di ascolto, mani tese sul tavolo davanti a lui. “Eurisko” Chan il secondo.

– Joe, abbiamo applicato l’ultima versione del MARKS, l’algoritmo che monitora le nostre vendite dalla piattaforma sulle indicazioni dell’AI, il DAYDREAMING. Registriamo un incremento del solo 17,32%. Non ci spieghiamo perché. Probabili cause la stagionalità di alcuni prodotti, la richiesta ciclica di altri, ritardi nelle consegne. Abbiamo un calo della fiducia e del sentiment del 32.67%.

Eurisko quasi spense la voce, Joe fece finta di aver sentito niente. Aspettò che “Panel” Mark confermasse i risultati a consuntivo di Eurisko; e già John “Finney” dell’area finanza aveva finito di tradurre la perdita monetaria in termini di flusso di cassa. Il Re dei Sogni sibilava ed era sotto pressione. Si alzò in piedi e l’autocontrollo si perse nell’autostrada verso il soffitto.

– Mi state dicendo che a fronte di un risparmio del 15% per un puro colpo di culo, ora abbiamo perdite per milioni di euro dopo che sono stato al supermercato a fare shopping di imprese piene di programmatori che non sanno vendere? – urlava, il collo un fascio di nervi, la faccia rossa contrastava con il nero dei suoi abiti – io vi pago milioni di euro per portare a casa risultati e voi mi sfasciate questa cazzo di compagnia? Ho i fondi mobiliari cui ho assicurato margini del 32% e sto razziando aziende da quattro soldi per eliminare la concorrenza, e voi non siete capaci di tirare fuori dal cilindro una cazzo di idea per pompare soldi? La Commissione di Borsa e quella Europea stanno alle porte per prendere i nostri soldi e tutti lì, fermi?

Occhi bassi, teste basse. Muti. Jonah aveva in bocca una penna, guardava fuori dalla finestra e aveva una grandissima pulsione di piantare tutto e andarsene. Il disturbo bipolare del Re “Joe” ci stava tutto, non le urla e i capricci.

– Ora dovete tornare nei cubicoli e sgobbare fino a quando non ve ne uscite con una cazzo di idea buona da far soldi e subito. Sono azzerate le opzioni sui titoli!

Inutile guardarsi in giro, il moto di stizza attraversò tutti, e a Jonah aumentò il crampo allo stomaco, poi decise che era abbastanza ed intervenne:

– Ehi, Joe, hai drogato il mercato senza avere capacità produttiva sufficiente – lo disse piano e lento perché gli penetrasse nel cervello attraversando quella cappa di rabbia e stupida follia che lo contraddistingueva – e qui possiamo fare miracoli ma non se ne esce. Hai succhiato tutto quello che potevi e che rimaneva, ora spetta a te riallinearlo. I progetti vanno bene e sono in controllo, non funziona il tuo modello di business e non vuoi modificarlo. Entri in mercati piccoli a basso margine per avere il controllo di filiera, e il tuo flusso di cassa ne risente. Stai mangiando il tuo denaro. Di questo passo ci dovrà essere un riassetto. A breve.

Jonah chiuse il suo ultrabook, lo infilò nella sacca, ci lanciò dentro la penna. Sguardi attoniti. Joe era spiazzato.

– Joe, per me puoi prendere questa compagnia e vendere anche hot dogs. Io vado a prendermi una vita.

Jonah uscì dalla portavetro automatica della sala. Imboccò il corridoio sino all’ascensore. Voltandosi, vide il cristallo che si rompeva, un ultrabook scagliato fuori. Le porte dell’ascensore si aprirono pronte ad accoglierlo.

Fuori lo aspettava il suo prossimo lavoro.

TITOLI DI CODA

Special Thx to:

Douglas Coupland, Douglas Mc Donnell.

In memory of:

Robert A. Heinlein, Stanley Kubrick, Ronald Lee Hermey.

[Quanto rappresentato non fa riferimento a fatti effettivamente accaduti. Le persone, i luoghi, i dialoghi e le aziende citate sono pura opera di fantasia.]

[Nessun imprenditore, dipendente, project manager, ingegnere del suono, è stato maltrattato durante questo webdramma. L’ultrabook è stato sostituito da un controcomputer e la scena girata in postproduzione.]