Fusione magnetica: ricreata l’energia che alimenta le stelle

Fusione magnetica: ricreata l’energia che alimenta le stelle

Una società USA del gruppo ENI ha attivato per la prima volta un magnete con tecnologia superconduttiva, che darà un combustibile inesauribile

Un rendering della fusione a confinamento magnetico
Un rendering della fusione a confinamento magnetico

L’ENI ha annunciato che la CFS (Commonwealth Fusion Systems), società spin-out del Massachusetts Institute of Technology di cui il gruppo petrolifero italiano è il maggiore azionista, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors), che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica.
La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile, che riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una svolta nel percorso di decarbonizzazione.
La tecnologia oggetto del test è di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico poiché rappresenta un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata, e questo rende possibile il suo impiego in futuri impianti dimostrativi.

Podcast, il combustibile “inesauribile” raccontato dall’ENI

Claudio De Scalzi è il CEO del gruppo italiano ENI
Claudio Descalzi è il CEO del gruppo italiano ENI

Un traguardo cui tendono le più grandi eccellenze mondiali

Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico.
L’Amministratore Delegato di ENI, Claudio Descalzi, ha commentato: “Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di ENI volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo. Per l’ENI, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita”.
E ancora: “Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer”.
L’ENI è impegnata da tempo in questo ambito di ricerca e nel 2018 ha acquisito una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione.

Un rendering della fusione a confinamento magnetico
Un rendering della fusione a confinamento magnetico

Numerosi accordi con il MIT per studiare la fisica del plasma

Contestualmente, l’azienda ha sottoscritto un accordo con il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT), per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulla scienza degli elettromagneti di nuova generazione.

Video, la cronaca del primo esperimento di fusione magnetica

Un rendering dei primi impianti a produzione netta di energia SPARC e ARC
Un rendering dei primi impianti a produzione netta di energia SPARC e ARC

Una miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime

Il test ha riguardato proprio l’utilizzo di tali elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali.
La tecnologia oggetto del test potrebbe contribuire significativamente alla realizzazione di impianti molto più compatti, semplici ed efficienti.
Ciò contribuirà a una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e mantenimento del processo di fusione e della complessità generale dei sistemi, avvicinando in tal modo la data alla quale sarà possibile costruire un impianto dimostrativo che produca più energia di quella necessaria ad innescare il processo di fusione stesso (impianto a produzione netta di energia) e consentendo, successivamente, la realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate.

L'energia nucleare potrebbe richiedere impianti di tipo nuovo
L’energia nucleare potrebbe richiedere impianti di tipo nuovo

Entro il 2025 impianto sperimentale a produzione netta d’energia

Sulla base dei risultati del test, la CFS conferma la propria “roadmap”, che prevede la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato SPARC e successivamente quella del primo impianto dimostrativo, ARC, il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.
SPARC sarà realizzato assemblando in configurazione toroidale (una ciambella detta “tokamak”) un totale di 18 magneti dello stesso tipo di quello oggetto del test.

Come funziona il “Tokamak” ENI che spezza i legami atomici

La fusione dei nuclei atomici libera un'enorme quantità di energia
La fusione dei nuclei atomici libera un’enorme quantità di energia

A 100 milioni di gradi si otterrà la fusione dei nuclei atomici

In tal modo sarà possibile generare un campo magnetico di intensità e stabilità necessarie a contenere un plasma di isotopi di idrogeno a temperature dell’ordine di 100 milioni di gradi, condizioni necessarie per ottenere la fusione dei nuclei atomici con il conseguente rilascio di un’elevatissima quantità di energia.

Un rendering dei primi impianti a produzione netta di energia SPARC e ARC
Un rendering dei primi impianti a produzione netta di energia SPARC e ARC