L’innovazione di Confindustria? Riscoprire le virtù della solidarietà
Parole nuove nell’Assemblea del sodalizio mantello di 150.000 aziende italiane, svoltasi nell’Aula delle Udienze Pontificie del Vaticano
Recupero della solidarietà, di nuovi equilibri nel rapporto tra società ed industria.
È questo il commento alle principali tematiche discusse nella Assemblea di Confindustria, la associazione delle 150.000 aziende italiane in rappresentanza di quasi 5,5 milioni di posti di lavoro, svoltasi in Vaticano lo scorso 12 settembre nell’Aula delle Udienze Pontificie, alla presenza di Papa Francesco, in un periodo come quello attuale in cui le breaking news delle agenzie ricordano che il mondo, dopo la pandemia, si prepara ad un inverno ormai definito come una tempesta perfetta di emergenze economiche ed ambientali, inimmaginabili ancora pochi mesi fa.
È dunque in questo scenario, appesantito da profonde ingiustizie nel lavoro e nelle relazioni tra generazioni e generi, dove le garanzie nei diritti e nelle retribuzioni previste dai contratti collettivi vengono aggirate, con una formazione ancora insufficiente ad integrare stranieri e immigrati, e mentre si aggrava lo squilibrio tra crescente spesa sociale e declino demografico, che Confindustria, ha ricordato il Presidente Carlo Bonomi, “torna a concentrarsi sullo sviluppo della persona e non di una finanza fine a se stessa”.
Gli aiuti all’Ucraina? Sarà l’innovazione la conditio sine qua non
Carlo Bonomi: “Le libere occasioni di lavoro sono il presupposto essenziale della dignità e della libertà”
Solidarietà sociale ed attività economica oggi rappresentano i pilastri del progresso industriale. Mentre subiamo “i colpi portati dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina, dagli effetti sconvolgenti sui prezzi energetici, dal ritorno a sirene nazionaliste, dalle crepe sempre più ampie nel sistema internazionale, multilaterale, al quale si vorrebbe sostituire un mondo i cui rapporti siano dettati da grandi potenze militari”, ha osservato Bonomi.
“Se l’Italia e l’Europa perdono il fondamento di un proprio modello di integrazione sociale basata sulle libere occasioni di lavoro, come presupposto essenziale di dignità e libertà, innanzitutto per chi ha meno o è più svantaggiato, la nostra civiltà si avvierebbe ad un declino anche se realizzassimo grandi fortune finanziarie”.
Le cifre ricordate da Confindustria purtroppo confermano la presenza di forti squilibri nel mondo del lavoro: “Non riusciamo a superare la soglia del 60 per cento di occupati tra i 15 e i 64 anni; la partecipazione ad attività produttive di giovani e donne à tra i 15 e i 20 punti inferiore ai paesi nordeuropei; malgrado un incremento della spesa sociale, il numero dei poveri assoluti è raddoppiato; nel 39 per cento dei casi le industrie non riescono a trovare profili adeguati”.
“È urgente una regolamentazione sull’AI per fini militari”
“A tre anni dall’avvio del Reddito di Cittadinanza, manca ancora oltre la metà dei Patti per il Lavoro…”
Ecco perché, ha avvertito Carlo Bonomi, provvedimenti come il salario minimo oppure quello previsto dai contratti collettivi di lavoro non deve essere abolito, ma eventualmente armonizzato con il reddito di cittadinanza, e raggiungere una “soglia minima di impiego la cui proposta non può essere rifiutata dai percettori del sussidio in grado di lavorare”.
Purtroppo la realtà è diversa: “a tre anni dall’avvio, sul Reddito di Cittadinanza, più di un beneficiario su due non ha ancora firmato il Patto per il Lavoro, mentre quest’ultimo andrebbe sottoscritto entro un mese dal riconoscimento del sussidio. Tornando al lavoro ‘degno’, il lavoro nero, la negazione dei diritti sindacali, la mancata contribuzione assistenziale o previdenziale, sono tutti fenomeni che si combattono intervenendo severamente dove i contratti non sono osservati o dove vi sono contratti pirata contro i quali la risposta non può che essere misurare la rappresentatività delle Parti Sociali”, ha commentato il Presidente di Confindustria.
Parterre de roi al forum del business giovane e innovativo
Un atteso umanesimo industriale, la cui rotta è tracciata nelle relazioni fra prestatori e datori d’opera
La conseguente libertà, creatività e solidarietà nelle relazioni tra prestatori e datori d’opera che queste premesse dovrebbero riuscire a sviluppare, tracciano la rotta da seguire per un nuovo ed atteso umanesimo industriale.
“Ogni giorno ci confrontiamo con le trasformazioni del lavoro. Dalle trasformazioni tecnologiche e dalla sfida dei mercati internazionali siamo già stati spinti a darci leadership cooperative fondate su deleghe, autonomia e fiducia verso i collaboratori, lontane anni luce dai vecchi modelli di comando gerarchico”.
“Ma per conquistare un futuro, bisogna prima immaginarlo: ecco perché dobbiamo lavorare insieme a tutti gli attori dell’ecosistema sociale e territoriale del nostro paese per definire soluzioni comuni ai problemi che tutti siamo tenuti ad affrontare”, ha concluso Carlo Bonomi dinanzi al Pontefice.
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