Inviare Newsletter gratis? Attenzione e maneggiare con cura.

Inviare Newsletter gratis? Attenzione e maneggiare con cura.

Sulle newsletter ormai è stato scritto tutto di tutto. Con l’entrata in vigore del GDPR la questione si è ulteriormente complicata…

…anche se il Garante ha fatto sapere che non vi è reato punibile e/o sanzionabile qualora qualcuno inviasse newsletter senza previa accettazione del o dei destinatari.

Mi sono anche imbattuto in tutorial e articoli, anche di persone molto quotate come Francesco Giammanco (francescogiammanco.it) su come gestire, organizzare e dare vita ad una campagna DEM e/o come inviare newsletter gratuitamente senza l’appoggio di piattaforme esterne come Mailchimp etc.

Sono fermamente convinto che il “gratis” non esista. C’è sempre un prezzo da pagare, prima o poi e può essere anche molto salato. Credo anche che l’era del fai da te stia volgendo al termine nonostante l’esplosione e il successo di molti CMS open source abbiano fatto credere che il “tana libera tutti” fosse davvero il futuro del mercato della comunicazione online e del web marketing. E’ invece vero esattamente il contrario.

Per entrare quindi in argomento, copio qui, così come l’ho ricevuto, un commento dell’Ing. Fabio Pagano, CEO di SitoVivo che mi sembra profondamente azzeccato anche un po’ in risposta all’articolo comunque interessante del comunque bravissimo Francesco Giammarco che potete trovare qui: www.francescogiammanco.it/newsletter-gratuita-wordpress.

Qui il commento di Fabio Pagano che ringrazio pubblicamente.


Articoli come questo andrebbero preceduti dalla scritta “maneggiare con cautela, articolo pericoloso” o corredati di istruzioni come nel caso dei farmaci non adatti ad automedicazione ma con obbligo di prescrizione medica.

Il problema è che la newsletter è apparentemente un problema innocuo, semplice da risolvere.In realtà dietro questo problema si cela un mondo spesso sconosciuto.
È molto pericoloso pensare di inviare usando plugin per wordpress, specialmente se si tratta di un elevato numero di contatti o di frequenti invii. Oltre ai problemi di soglia dei provider destinari (citati ma non ben esplorati nell’articolo), che possono portare al blocco un intero IP di invio, con conseguente blocco da parte del servizio di hosting o di smpt selezionato (gmail o altri)…

Anche selezionando robe più evolute, sicuramente da smanettoni, come mailgun, in realtà è lasciato tutto sulle spalle dell”inventore della soluzione a pezzi tutto il resto della gestione, compresa la privacy e la sicurezza informatica.Il posto meno sicuro dove conservare un database è su un front-end come wordpress spesso soggetto a continui tentativi di intrusione, e rischi elevati sopratutto in mancanza di periodici aggiornamenti.

Gestire la deliverability tramite un smtp esterno significa non avere il controllo totale di quello che si fa (con conseguenze negative sulla deliverability ovvero sulla probabilità di arrivare nella INBOX dei destinatari).

Generalmente ogni cosa nasce ed è valida per uno scopo preciso e rimane poco adatta ad altri scopi. Per es. un servizio come gmail è adatto per gestire la posta personale e non massiva. Un servizio come mailgun è valido per chi vuol fare invio email transazionale e/o poi si crea tutta una propria interfaccia di gestione e di manutenzione della applicazione che la usa. Altre scelte (non citate in questo articolo) sono dei software da installare sul PC del cliente, che ignaro delle conseguenze, inizia a spedire usando l’adsl di casa sua…

I servizi ESP sono specifici per newsletter, invii massivi, alcuni sono adatti per autorisponditori, altri per azioni di marketing automation. Pochi o quasi nessuno sono, “da soli” senza modifiche o integrazioni, veramente a norma GDPR per la privacy.

Una volta avevamo scritto, ironicamente un articolo con una foto in copertina di una nonnina con il titolo: “Come fare email marketing con quello che hai in casa”.
Era ironico, perché tutti gli “ingredienti” che la nonnina doveva recuperare per poter fare questa “pietanza” erano veramente troppo complessi da recuperare… Figuriamoci poi gli strumenti per mescolarli insieme per ottenere la “pietanza” desiderata.

Ma… il cliente è talmente ignorante, che spesso, articoli come questo lo guidano a provarci da solo (o quasi) e irrimediabilmente sono dolori.

  • Nella mia esperienza alcuni aneddoti (che ho visto con i miei occhi) che mi saltano in mente sono i seguenti:
    l’agenzia che dice: ” Fabio, guarda, siccome il cliente non capisce e si preoccupa solo se vede il contatore sul server bloccato o lento quando invia, ho messo uno script che modifica manomettendolo il contatore affinché dopo 5 minuti sembri che l’invio sia completato a tutti gli indirizzi, poi se le email arrivano o non partono proprio a lui manco interessa, non lo vede e preferisce non pagare piuttosto che vedere statistiche più precise…”!!! (È un EX partner della mia azienda, immagini il perché?)
  • provider di connessioni internet o di hosting che blocca la adsl o il sito, perché usi i loro servizi contro le specifiche contrattuali, l’abuso di inviare usando quella banda e quell”IP di invio.
  • condividendo l’ip del sito con quello della spedizione spesso hai la banda saturata dall”invio e il sito durante l’invio va lento o non risulta per nulla raggiungibile, e per assurdo è esattamente quello che voleva il cliente inviando la newsletter ovvero la gente che cliccando avrebbe dovuto arrivare sul sito web…
  • i problemi di privacy meriterebbero un commento intero a parte, quindi facciamo prima a dire che i clienti fai-da-te hanno deciso (consapevolmente o meno non è dato saperlo) di non essere a norma…
    Alcuni esempi di casini più frequenti, rispetto ad un comunque possibile controllo ispettivo del Garante Privacy, possono essere:
  • il singolo utente, destinatario delle tue newsletter si lamenta, dice che continua a ricevere email pur essendosi disiscritto 3 volte…
  • non hai il controllo delle disiscrizioni, della gestione dei bounce ovvero email che tornano indietro, che in servizi specializzati un ESP offre di base ma sono applicazioni delicate che richiedono risorse server
  • il cliente non ha dato consenso alla profilazione o non si era disiscritto da un’altra parte e tu non hai sincronizzato le liste Ecc.
  • servizi di SMTP dedicati altrettanto bloccano gli account se ricevono lamentele o segnalazioni da utenti che si lamentano di spam o di autorità come il garante privacy o altri abusi nell’uso e certo non si occupano di gestire tutto ciò che serve al servizio completo.

Insomma finché si va al mare e il castello lo facciamo di sabbia per giocare bastano secchiello e paletta in plastica. Quando il castello deve resistere alle onde del mare magari costruiscilo di un materiale più resistente della sabbia e usa strumenti più adeguati… (sagge parole … n.d.e.)

Stavo per dire e magari fatti seguire da consulenti preparati, ma mi sono corretto subito: è raro che uno che non è specializzato in email marketing sappia gestire una newsletter, più spesso si avvale di qualche servizio in base ai suoi costi, fidandosi e affidandosi ad esso, senza sapere se e quali limiti esso abbia.


E quindi?

E quindi chi manda newsletter dovrebbe fare approfondimenti e formazione così da avere almeno una base in mente dei possibili problemi o è meglio che non faccia nulla.

La realtà?

Così come fanno i siti con wordpress e poi non fanno manutenzione lasciandoli esposti ai rischi di sicurezza al minimo, altrettanto fanno con le newsletter, in fai da te o a basso costo, mentre oggi gestire i dati dei propri clienti (comprese le statistiche di apertura, click sui link e cosa poi hanno visto sul sito) è il nuovo petrolio, che va custodito come un tesoro con chiave sicura e a doppia mandata…
E sopratutto i comportamenti tenuti dai singoli utenti dentro una newsletter e dentro un sito vanno usati per personalizzare il contenuto dei messaggi (web marketing comportamentale) ottimizzando così il ritorno dell’investimento in tempo e in denaro per inviare una newsletter e tutto il resto che ci sta attorno.