Quale futuro per gli eCommerce B2B? La ricerca di Alibaba
Di recente, Alibaba ha pubblicato insieme ad Euromonitor International uno studio indipendente che ha coinvolto buyer e seller nel B2B con una domanda semplice, ma ambiziosa: quale sarà il futuro del settore tra Italia, Germania e Spagna?
Lo studio “The Future of B2B E-Commerce: Online Platforms” è stato prodotto in via del tutto indipendente, interrogando esperti di settore e azionisti, i quali hanno espresso il loro giudizio sulle tendenze e le prospettive dell’ecommerce B2B. Quali sono le previsioni più accreditate? Andiamo ad analizzare insieme il documento.
Alcuni dati del documento sull’eCommerce B2B
Fino al 2026, in uno span di 5 anni circa, dunque, è previsto che l’eCommerce B2B continui a espandersi come già accaduto negli anni precedenti. Si calcola che l’accelerazione sarà guidata soprattutto da un fisiologico aumento di vendite e di acquisti digital, oltre che naturalmente dalla crescita delle esportazioni.
Si stima che la percentuale di business totale realizzato online dovrebbe arrivare al 16,4% in Italia, al 25,3% in Spagna e al 32,6% in Germania entro il 2026.
La spinta a crescere dovuta all’emergenza pandemica globale è stata ancora più evidente. Con l’interruzione delle catene di approvvigionamento, la cancellazione di fiere ed eventi ha rallentato drasticamente l’incidenza degli incontri di persona, incoraggiando, giocoforza, il passaggio al commercio digitale. Nella ricerca di Alibaba viene evidenziato come il processo di digitalizzazione sia stato più semplice per le grandi imprese. Meno rapido, e talvolta più complesso, il processo di digitalizzazione delle PMI – spesso per via della carenza di risorse necessarie al passaggio necessario a un approccio digitale.
Qualche intoppo era prevedibile. Tant’è che nonostante gli imprevisti la ricerca conferma l’importanza chiave dell’ecommerce B2B per i prossimi anni, indipendentemente dalle situazioni emergenziali contingenti.
Il mercato B2B del futuro è tutto digitale
In un orizzonte temporale che spazia fino al 2026, i buyers del settore concordano sul fatto che il futuro delle aziende sarà “ibrido” e tenderà a mescolare i canali tradizionali a quelli digitali, con un lento affrancamento dai primi. Molti dichiarano di voler fare sempre più affidamento sulle piattaforme online come parte “di un duplice approccio al sourcing”.
Questo concetto non è vero per tutti i settori: alcuni continuano a prediligere i canali tradizionali per il loro processo di sourcing. Pensiamo per esempio all’importanza delle fiere e degli eventi nel settore bellezza e personal care, ma anche quello dell’abbigliamento. Le fiere, in questo caso, rimarranno rilevanti nei processi di vendita e acquisto – specialmente in Italia dove si può contare su un segmento luxury così prospero.
In linea generale, però, si può affermare che le piattaforme digitali rimarranno un ottimo punto d’incontro tra buyer e seller. Cosa pensi di questa analisi? In che modo la tua realtà ha affrontato il processo di digitalizzazione “forzato” negli anni della pandemia? Hai qualche esperienza personale da riportare?
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