È la trasmutazione la nuova frontiera “green” del nucleare
È la trasmutazione la nuova frontiera “green” del nucleare
Oltre alla classica fissione e alla fusione, c’è una terza via per l’atomica civile: una rivoluzione dalle conseguenze enormi, anche ecologiche
È certezza: il fabbisogno energetico del pianeta sta aumentando costantemente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Una crescita esponenziale che proseguirà negli anni a venire anche per la pressione dei Paesi emergenti che cercano una migliore qualità della vita.
Non soltanto: le grandi sfide scientifiche che ci attendono nel prossimo futuro richiederanno un’enorme quantità di risorse e di energia per il loro sviluppo e la loro implementazione.
Il tutto con possibili conseguenze devastanti per la Terra, dato che la produzione di energia tramite le risorse “fossili” (carbone, petrolio, e gas naturale) è fra le principali cause dell’innalzamento dell’effetto serra e del conseguente cambiamento climatico.
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Un’idea inedita per capovolgere i tre grandi limiti della fissione
Con le fonti di energia rinnovabili possiamo soddisfare, al massimo, dal 40 per cento al 50 per cento del fabbisogno energetico del pianeta.
La fusione nucleare, come noto, è ancora in fase di studio e per la sua realizzazione non ci sono tempi certi.
L’energia da fissione nucleare, al momento, è l’unica che possa fornire l’energia necessaria all’umanità, ma presenta tre problemi. Il primo è la sicurezza delle centrali. Il secondo è lo smaltimento delle scorie radioattive. Il terzo, infine, è quello legato alla proliferazione nucleare degli armamenti.
C’è però una nuova via al nucleare da fissione che attualmente si sta concretizzando e che, come per magia, potrebbe risolvere contemporaneamente tutti i problemi: si tratta della trasmutazione.
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Da elementi più radioattivi ad altri capaci di emissioni inferiori
Trasmutare significa trasformare un elemento in un altro. Nel caso della trasmutazione nucleare, gli elementi più radioattivi vengono trasformati in altri elementi meno radioattivi, producendo energia.
Questo processo, viene continuamente ripetuto, trasmutando le nuove scorie in materiale via via sempre meno radioattivo e ottenendo, al contempo, enormi quantità di energia.
Per farlo, si usa un reattore “sottocritico veloce”: un reattore dove un fascio di particelle, prodotto da un acceleratore accoppiato, entra nel nocciolo dello stesso per mantenere attiva la reazione a catena.
In questo modo, la reazione a catena non può autoalimentarsi: rimasto senza l’alimentazione del fascio, infatti, il reattore “si spegne” entro 2 millisecondi, come è già stato dimostrato sperimentalmente.
In questo modo, è impossibile che possano verificarsi disastri analoghi a quello di Chernobyl, del 1986.
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Cambiare il combustibile: dall’uranio al torio della roccia terrestre
L’azienda Transmutex di Ginevra propone di usare il torio, invece dell’uranio, in questo nuovo tipo di centrali. Il torio è un metallo debolmente radioattivo, presente nella roccia terrestre: produce pochissime scorie a vita lunga.
Pochi chilogrammi al posto delle tonnellate di materiale radioattivo prodotto dalle centrali di vecchia concezione.
Inoltre, alcune delle scorie a vita lunga possono essere trasmutate in elementi a vita breve grazie a una tecnologia testata al CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) di con l’esperimento TARC (“Transmutation by Adiabatic Resonance Crossing” ovvero “Trasmutazione per attraversamento di risonanza adiabatica”).
In questo modo, la soluzione di Transmutex può ridurre le scorie nucleari esistenti di un fattore pari o superiore a 1.000.
Ci sarà ancora bisogno di un deposito geologico profondo, ma verrà reso molto più efficiente.
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Via le vecchie scorie e impossibilità di costruzione di un ordigno
“Sommando le vecchie scorie nucleari esistenti al torio, è possibile ‘incenerirle’ per produrre energia. Inoltre, il torio è ‘resistente’ alla proliferazione nucleare perché il ciclo utilizza una miscela di isotopi di uranio che rende praticamente impossibile la costruzione di un ordigno nucleare”, spiega il professor Fabio Fracas, Scientific Collaborations Manager di Transmutex.
“Questa sua caratteristica era già nota agli scienziati del Progetto Manhattan, che scelsero la tecnologia uranio-plutonio per costruire il primo impianto nucleare”.
Inoltre, la tecnologia proposta da Transmutex è l’unica in grado di distruggere le testate nucleari esistenti qualora l’umanità decidesse di fare quel gigantesco, e auspicabile, passo verso la pace.
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Transmutex, una creatura di Servan-Schreiber, Carminati e Revol
Transmutex è un’azienda fondata nel 2019 dall’imprenditore e attivista francese Franklin Servan-Schreiber e dagli ex fisici del CERN Federico Carminati e Jean-Pierre Revol.
Franklin Servan-Schreiber è da sempre sensibile alle problematiche ecologiche e nel 2015 è diventato membro del Consiglio della “Race for Water Foundation”, contro la proliferazione della plastica negli oceani.
Carminati e Revol sono stati entrambi collaboratori di Carlo Rubbia, esattamente negli anni in cui al CERN veniva sviluppata l’idea di un nuovo ADS (“Accelerator-Driven System”) basato sul torio: quella stessa idea che è alla base della tecnologia della trasmutazione odierna.
Dunque, una tecnologia innovativa che può aiutarci a combattere i cambiamenti climatici consentendo allo stesso tempo lo smaltimento delle scorie nucleari: due problemi fondamentali per la protezione della terra.
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Un obiettivo industriale allo stesso tempo etico e di mercato…
Transmutex si pone l’obiettivo di fornire infinita energia senza emissioni di carbonio grazie alla trasmutazione nucleare.
Le scorie radioattive delle vecchie centrali a fissione comportano notevoli costi e molteplici rischi, sia per il loro trasporto sia per il loro stoccaggio.
Quelle stesse scorie, però, possono essere riutilizzate come carburante per i reattori al torio e diventare energia.
In questo modo, le nuove centrali progettate da Transmutex possono produrre energia sicura risolvendo contemporaneamente il problema dell’accumulo e quello della conservazione dei rifiuti radioattivi.
Un’energia verde, poiché il combustibile viene interamente sfruttato e l’elettricità viene prodotta in modo continuo e in grandi quantità, senza emettere gas a effetto serra.
L’attualità ci mostra in modo sempre più drammatico le conseguenze della lotta per l’accaparramento delle risorse energetiche.
La disponibilità di una fonte di energia virtualmente infinita, ampiamente e “democraticamente” distribuita sul pianeta, sicura e rispettosa dell’ambiente, può contribuire enormemente alla riduzione delle tensioni geopolitiche.
Se si guarda la storia, non è esagerato aspettarsi da una tale fonte energetica, una nuova fase della civilizzazione umana…
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