Che cos’hanno in comune molte eccellenze alimentari e l’Eparina?

“Del maiale non si butta via niente” ed è così che uno dei principali farmaci salvavita sgorga da un quasi ignoto processo sostenibile...

Eparina: “del maiale non si butta via niente”
“Del maiale non si butta via niente” è un adagio popolare che fa pendant con la produzione di salumi e di farmaci salvavita

Un vecchio detto popolare di sole sette parole, “del maiale non si butta via niente”, sintetizza in modo esaustivo una verità assoluta.
Il suino è l’animale antispreco per eccellenza.
Carni e insaccati fanno parte della nostra cultura e delle tradizioni locali della pianura padana, e non soltanto (in Italia sono censiti 666 tipi di salumi diversi).
In questo articolo però non ci occuperemo di alimentazione, bensì di un utilizzo diverso, molto importante e poco conosciuto, di un derivato della macellazione suina.
Le prime lavorazioni industriali che hanno consentito l’estrazione di prodotti per uso farmaceutico da materie prime naturali ricavate dai maiali risalgono agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.
Il principale di questi prodotti è l’Eparina, un farmaco considerato salvavita perché impedisce la formazione di coaguli o, qualora essi siano già formati, ne evita l’aumento e fluidifica il sangue.

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Eparina: cura tre tipologie di malati
I pazienti che devono assumere l’Eparina sono coloro che presentano malattie cardiache, hanno una difficoltosa circolazione alle gambe, hanno il flusso del sangue più rallentato o che sono immobilizzati per qualche motivo

Tre tipi di pazienti che non possono fare a meno dell’amico del sangue

I pazienti che devono assumere l’Eparina sono, per esempio, tre tipologie di soggetti:
presentano malattie cardiache da ostruzione delle coronarie o malattie dovute a placche di aterosclerosi sparse nei vasi di tutto il corpo;
hanno una difficoltosa circolazione alle gambe;
hanno il flusso del sangue più rallentato (quindi a rischio di formazione di trombi), come coloro che si sottopongono a intervento chirurgico, oppure la persona immobilizzata per una frattura, o anche l’anziano che fa fatica a muoversi.

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Eparina: deriva dal maiale come gli insaccati
Il salame, e in genere tutti gli insaccati, sono uno dei prodotti più rinomati dell’allevamento del suino

Una storia cominciata nel 1916 e proseguita in Svezia trent’anni più tardi

L’Eparina fu scoperta nel 1916 da Jay McLean e William Henry Howell alla Johns Hopkins University negli Stati Uniti d’America, ma solamente dopo vent’anni di ricerche si arrivò al suo utilizzo terapeutico.
Nel 1936 la società svedese Vitrum AB lanciò sul mercato il primo prodotto a base di Eparina e, da allora, i continui perfezionamenti hanno consentito di ridurne drasticamente gli effetti negativi collaterali e di diffonderlo su scala mondiale.

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Eparina: la formula chimica
La formula chimica dell’Eparina

Un ottimo anticoagulante dalla produzione mondiale però ancora scarsa

Attualmente l’Eparina è il farmaco anticoagulante più diffuso, ma la produzione mondiale non è sufficiente al bisogno.
Come purtroppo succede sempre in questi casi, a doverne fare a meno sono quelle aree del nostro pianeta dove non ci sono ancora le condizioni minime per poterla realizzare.
Pochi maiali e quindi poco cibo, e niente Eparina.

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Eparina: un farmaco utile al sangue
L’Eparina è un farmaco considerato salvavita perché impedisce la formazione di coaguli o, qualora essi siano già formati, ne evita l’aumento e fluidifica il sangue

Fabbricazione industriale moderna e “green” frutto della macellazione

La materia prima da lavorare è la mucosa intestinale dei suini macellati, una sostanza liquida che, se non venisse trasformata, andrebbe smaltita come rifiuto altamente inquinante.
Per curare gli esseri umani con questo farmaco salvavita non ci sono alternative valide rispetto alla macellazione, che comunque è già fatta per gli scopi alimentari.
Come coniugare quindi la cura dei pazienti e la tutela dell’ambiente? Ancora una volta con l’innovazione.
Le industrie del settore hanno sviluppato tecnologie e realizzato investimenti tali da consentire la realizzazione di processi industriali efficaci e sostenibili, che non impiegano combustibili fossili.
La materia prima arriva dai macelli ed è controllata ed immessa in un ciclo produttivo chiuso.
Si inizia con la digestione enzimatica, che separa il grasso destinato alla vendita alle industrie del settore.
La successiva purificazione consente di separare sabbie umide, ottimo concime naturale, per poi arrivare alla importantissima terza fase di cattura dell’Eparina grezza, che verrà ceduta per successive produzioni destinate all’industria farmaceutica.

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Eparina: un allevamento di maiali
L’allevamento del maiale è diffuso in quasi tutto il mondo, ma non sempre si riescono a garantire cibo e farmaci ovunque

Dalle proteine concentrate del petfood a una controllata acqua limpida

Rimane ancora un’ultima fase, dove dal liquido proteico che rimane si estraggono proteine concentrate per il petfood, il cibo e gli integratori per animali domestici
Il liquido in uscita, molto meno carico di sostanze potenzialmente inquinanti, passa al depuratore che immette nei canali una controllatissima acqua limpida destinata all’irrigazione, disponibile anche in caso di siccità.
È acqua che proviene dal maiale, a conferma del fatto che di questo preziosissimo animale non si butta proprio niente…

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Eparina: un glicosaminoglicano altamente solfatato
L'eparina, dal greco "ἧπαρ" (“fegato”, dal momento che inizialmente fu estratta dal fegato di cane), è un glicosaminoglicano altamente solfatato, ampiamente utilizzato come farmaco iniettabile anticoagulante, e ha la più alta densità di carica negativa tra tutte le biomolecole conosciute