Il futuro è già qui: sempre da capire, mai da sprecare…

Il futuro è già qui: sempre da capire, mai da sprecare…

I grandi ideali restano gli assi cartesiani dell’esistenza, e di ogni tentativo di programmarla: senza facili ottimismi, né sterili pessimismi

Il futuro di ciascuno di noi si disegna nei continui bivi quotidiani
Il futuro di ciascuno di noi si disegna nei continui bivi quotidiani

Ci sono tanti modi per intendere il futuro: partiamo da questo concetto. Per alcuni, il futuro è una sequenza di obbiettivi da raggiungere, che perseguono con perseverante intenzione: in definitiva, il futuro, per costoro, è una giustificazione del presente.
Oppure, per qualche sognatore, il futuro è immaginazione, fantasticheria: una specie di età dell’oro che debba seguire, non si capisce per quali presupposti, questo secolo di ferro.
Va da sé che, per chi, all’opposto sia un pessimista cognitivo o, semplicemente, stia attraversando un brutto periodo, il futuro appaia nebuloso e oscuro: gravido di minaccia. Anche in questo caso, perciò, il futuro sarebbe semplicemente un presente protratto: una sorta di ur-presente.
Poi, ci sono gli epicurei, per cui, semplicemente, il futuro non esiste: la vita è tutta condensata nella colazione che stanno consumando o nell’autobus che stanno prendendo. Consolatorio, ma un tantino arido. Così, il futuro diviene speranza o disperazione, espressione dell’aoristo o dell’eternità.

“Scambiatevi un’occhiata di pace”, e la farsa si fa tragedia

La stazione di servizio Fiat Tagliero progettata all’Asmara nel 1938 da Giuseppe Pettazzi
La stazione di servizio Fiat Tagliero progettata all’Asmara nel 1938 da Giuseppe Pettazzi

Un avvenire comune, però ancorato a caratteristiche tangibili

Eppure, il futuro ha caratteristiche, diciamo così, tangibili, su cui possiamo basarci per definirlo: per cominciare, è del tutto ignoto ai mortali quale possa essere il loro destino.
Potrebbero telegrafarmi da Stoccolma che ho vinto il Premio Nobel e, uscito di casa per festeggiare il momento più bello della mia vita, essere colpito da uno Steinway Concert Grand Piano, precipitato dal quinto piano di un condominio: vattelapesca.

Quelle “oscure realtà” cariche di (nuovi) misteri sul cosmo

Un pianoforte Stenway Concert Grand Piano conservato a Lipsia
Un pianoforte Stenway Concert Grand Piano conservato a Lipsia

Quel ragionevole (e rassicurante) meccanismo causa-effetto

In secondo luogo, stabilito questo margine di assoluta imprevedibilità, ciò che rimane del futuro può essere, se non plasmato, perlomeno agevolato. Mi spiego: esiste un ragionevole meccanismo causa-effetto che ci lega al nostro futuro.
Insomma, se non mi iscrivo al Politecnico, molto difficilmente potrò diventare un ingegnere. Bella scoperta, direte voi: e ci voleva Marco Cimmino per spiegarci che l’acqua bollente scotta?
Domando scusa: nell’esempio che ho portato la cosa è di assoluta evidenza, ma vi sono scelte assai più articolate e complesse, quasi modulari, che sono determinanti per tracciare il nostro futuro.
Concause, piccole e grandi scelte, bivi, trivi, quadrivi, che ogni giorno affrontiamo e in cui scegliamo se svoltare o andare dritti: ecco, questo intendo per meccanismo causa-effetto. Un insieme di meccanismi, se vogliamo.
Il che, apparentemente, ci riporta al futuro imprevedibile: tante scelte uguale nessuna scelta. Viceversa, io credo che dobbiamo riscoprire le grandi fedi, i grandi ideali: quelle impressioni che colorano la nostra esistenza di una tinta piuttosto che dell’altra.

Così la popolazione forgia il futuro digitale della Svizzera

L'avvenire è carico di interrogativi sul futuro digitale e ambientale
L’avvenire è carico di interrogativi sul futuro digitale e ambientale

La risposta è tendere al proprio fine, individuando la direzione

Questa è la sintesi della programmazione del proprio futuro: non sapere esattamente dove ci troveremo e se mai ci arriveremo (Steinway permettendo), ma tendere al proprio fine: individuare la direzione.
È un po’ come quando, tornando da qualche viaggio, rivedo le mie montagne, azzurre all’orizzonte della pianura Padana: di colpo, il mio senso dell’orientamento ritrova i propri assi cartesiani, improvvisamente, so dove mi trovo e dove sto andando, nord, sud, est e ovest.
Certo, se voglio andare in una via che non conosco, in una città che non conosco, mi devo affidare al navigatore: ma so dov’è Milano, dove Bergamo e dove Varese.
Per il futuro, immagino che sia un po’ così: si lavora sulla propria vita, si cerca di migliorare, umanamente e professionalmente, si fanno oculatamente le scelte più importanti e si tende, come dicevo al proprio fine.
Senza i patemi del pessimismo né gli entusiasmi immotivati dell’ottimista inguaribile.
Perché, dentro di noi, in fondo, siamo già il nostro futuro: e non abbiamo il tempo di sprecarlo. Perché, in un attimo, il futuro è qui.

Il futuro dei social media fra opportunità e pericoli

Il futuro di ciascuno di noi si delinea scegliendo la porta giusta
Il futuro di ciascuno di noi si delinea scegliendo la porta giusta