Instant Marketing: come i brand inglesi “usano” la morte della Regina Elisabetta

Instant Marketing: come i brand inglesi “usano” la morte della Regina Elisabetta

Come si sono comportati i brand con la dipartita di Elisabetta II? Andiamo a vederne qualcuno per capire se possiamo apprenderne una buona lezione

Non siamo qui per discutere sulle implicazioni morali dell’uso che fanno i brand della morte della Regina Elisabetta  per il marketing “espresso”. Tuttavia, facendo parte della quotidianità di molte persone, anche i brand possono sentire l’esigenza di manifestare cordoglio o interesse per la faccenda. Il tutto, naturalmente, ventilato in chiave branding.

È da più di una settimana che TV, giornali, vicini di casa, social media e animali domestici parlano diffusamente della dipartita della Regina Elisabetta.

Ognuno di questi media la ricorda a modo suo: la TV con documentari e interviste agli esperti di royal (non fatemi dire niente), i giornali con gli approfondimenti, i social con i post che manco per la nonna e i vicini, beh. Non lo so come i vostri vicini stiano vivendo la morte della Regina, ma posso dirvi che io, italiana, ho assistito a pianti disperati. Di altri cittadini italiani. Ecco perché, per forza di cose, sono persuasa che anche il mio gatto abbia maturato un’opinione su Elisabetta II.

I brand che omaggiano Elisabetta II

Tornando al succo del discorso, al cordoglio non potevano non unirsi i brand – l’unica voce che non ho menzionato nell’elenco precedente per creare un po’ di suspense. Naturalmente l’approccio è stato molto sobrio e senza sbavature (non come il mio, in altre parole). La Regina Elisabetta era una sacra istituzione amata da tutto il mondo e, come tale, è stata celebrata con rispetto attraverso la sua immagine riflessa nei marchi di riferimento.

La vita di Elisabetta ha toccato moltissimi brand, specialmente nel mondo del luxury, ma non per forza. Non possiamo non parlare dell’orsetto Paddington, per esempio, che durante il Giubileo di Platino dello scorso giugno, per i 70 anni di Regno, aveva pronunciato la frase più celebre di queste settimane: “Thank you, Ma’am, for everything” – mai tanto popolare come oggi. Devo dire che rivedendo il video è andato qualcosa nell’occhio anche a me.

Non poteva mancare Disney, che l’ha ricordata con un’illustrazione di lei insieme a Winnie the Pooh. La Regina ne era una grandissima estimatrice. Date un’occhiata al video realizzato per il Giubileo del Palatino.

Segue a ruota PLAYMOBIL che dedica alla Regina una riproduzione formato giocattolo.

Scelta opposta per Lego e Barbie che, pur avendo effettivamente a disposizione un giocattolo formato The Queen, hanno scelto di non fare alcun post. In franchezza, la reputo una scelta tanto valida quanto quella di PLAYMOBIL, dovuta probabilmente alla clientela dei due brand. Il primo sempre più aperto verso i mercati orientali, il secondo concentrato sulla creazione di una Barbie inclusiva, cosmopolita e soprattutto prudenzialmente distanziata da certi passati colonialisti che adesso non andremo a rivangare.

Andiamo ai brand del luxury. Land Rover ha dedicato alla Regina un post in cui raccontava quanto il team di “Jaguar Land Rover” fosse rattristato dalla notizia. Tiffany & Co, con un bellissimo scatto di Chris Levine (bisogna proprio dirlo), si è unito al cordoglio ricordando a tutti chi ha ingioiellato l’Elisabetta internazionale.

Anche Dior la ricorda attraverso i suoi scatti del 1947, in cui l’allora Principessa aveva scelto i loro abiti. Gucci si unisce al carrozzone mostrando una foto di lei a cavallo con un foulard inconfondibile.

Qualcuno si è inoltre stupito perché Johnny Rotten, vocalist dell’iconico gruppo punk Sex Pistols, ha dedicato un post di cordoglio alla faccenda. Punk e corona (non la birra, quella è facile)?

Beh, la risposta è altrettanto facile ed è un nome proprio di brand: Vivienne Westwood, l’inventrice del look punk che ognuno di noi ha oggi ben chiaro in testa. Un ennesimo frutto del branding, in pratica.

Ma in conclusione?

Potremmo andare avanti per un bel pezzo sui brand e sulla Regina Elisabetta II. In linea di massima il consiglio che possiamo dare ai piccoli brand italiani in materia di grandi lutti, è quello di non esporsi con troppa veemenza a patto che il deceduto non fosse un grande sostenitore dei prodotti. O che non ci sia un filo conduttore ben preciso tra defunto e brand.

Se da una parte è vero che, tacendo, si lascia qualche dubbio, è sempre saggio ricordare che il consumatore non è nato ieri. L’eleganza del silenzio è preziosa e rara, di questi tempi, e molti sapranno notarla e apprezzarla.

… Infatti eccoci qua, a parlare di lei.