La quinta regola della comunicazione efficace

Tic nervosi, abbigliamento e look: le buone pratiche per tutto ciò che trascende la comunicazione verbale

Dopo aver toccato, nelle precedenti risorse, le principali regole sulla comunicazione efficace, concludiamo in questo articolo il nostro percorso con un argomento che va al di là della mera parte verbale, ma che influisce non di meno sulle potenzialità di un messaggio orale (per quanto riguarda la scrittura non abbiamo invece alcun beneficio). Ci riferiamo a quello che viene comunemente chiamato “linguaggio non verbale”, ovvero all’insieme di aspetti innati e in parte legati ai processi di socializzazione insiti in qualunque cultura. Espressione facciale, contatto visivo, gesticolio, postura, tatto, comportamento spaziale o prossemica (quest’ultima suddivisa a sua volta in gesti, comportamento, spazio e distanze tra gli interlocutori). Iniziamo dalla centralità di questa tecnica riportando uno studio a riguardo condotto nel 1972 dallo psicologo Albert Mehrabian.

LO STUDIO (E IL LIBRO) SULLA “NONVERBAL COMMUNICATION”

La comunicazione, in qualunque forma e lingua essa sia, prevede la costruzione di un messaggio che porta con sé un contenuto più profondo di quanto si crede. Pensiamo ad esempio allo studente che non ha ripassato la lezione e si ritrova a improvvisare le risposte durante l’interrogazione. Se sarà abbastanza abile e saprà infondere determinati valori con lo sguardo e con i gesti (sicurezza di sé, competenza, familiarità con l’argomento, ecc) potrebbe anche cavarsela e strappare un voto accettabile, viceversa, se inizierà a balbettare o guardarsi intorno spaesato, ecco che – a parità di impreparazione – verrà subito rimandato al posto. In passato Albert Meharbian, uno dei più grandi studiosi di comunicazione non verbale, provò a quantificare l’importanza dei movimenti del corpo (soprattutto espressioni facciali), dell’aspetto vocale (volume, tono, ritmo), e dell’aspetto verbale (parole) con un test dedicato.

Ebbene, secondo il suo studio, quando si tratta di comunicare emozioni e stati d’animo, i movimenti del corpo danno significato al 55% del contenuto, l’aspetto vocale al 38% del contenuto e l’aspetto verbale soltanto al 7%. Si capisce bene dunque come la parola, nelle sue varie articolazioni (descrizioni, paragoni, esempi, aforismi e così via), giochi in effetti un ruolo marginale (attenzione in ogni caso a non fare di tutta l’erba un fascio: lo stesso Albert Meharbian ha sottolineato più volte come i suoi studi siano stati distorti, in quanto applicabili solo a comunicazioni fortemente emotive). Lo studio ebbe una risonanza enorme, tanto da diventare un best seller tradotto in diverse lingue. Senza andare troppo distante, basta pensare ancora una volta ai discorsi dei politici durante comizi elettorali e show televisivi: quanto contano le parole e quanto invece la mimica del corpo, il volume della voce, lo sguardo e la gestualità del politico stesso?

DALLA POLITICA AL MARKETING: SHOW, DON’T TELL!

Nell’ambito della comunicazione non scritta la politica ha molto da insegnare, ma non è certo l’unica alternativa a cui guardare. Nel marketing, nella promozione dal vivo e nella comunicazione efficace in generale, il principio “Show, don’t tell” (“Mostra, non dire”) torna utile in molteplici contesti e situazioni. Derivata dalla tecnica narrativa e citata in tantissimi corsi di scrittura creativa, l’espressione descrive bene cosa succede quando parliamo in pubblico, anche e soprattutto a livello inconsapevole. Senza rendercene conto, finiremo spesso e volentieri per seminare indizi su ciò che davvero sappiamo o non sappiamo, e su ciò che vogliamo dire o non dire. Non a caso i comunicatori più abili e famosi del mondo, dal “motivatore” Mike Lipkin all’attore Robin Williams, dimostrano una padronanza perfetta del proprio corpo e dei propri gesti. Tutto ciò che finisce per coinvolgere il corpo, ma anche l’abbigliamento, è finalizzato a ottenere la massima efficacia comunicativa. L’obiettivo ultimo è “mostrare”, senza per forza spiegare con le parole in modo didascalico, macchinoso e, di conseguenza, poco efficace.

Volendo individuare i punti salienti di una comunicazione non verbale, possiamo cercare di formulare una lista di elementi a cui prestare particolare attenzione per arricchire il proprio messaggio orale. Eccoli di seguito:

  • Controllare e arginare eventuali tic nervosi
  • Indossare abiti eleganti (v. paragrafo successivo)
  • Curare barba e capigliatura
  • Mostrare il palmo delle mani mentre si parla
  • Sorridere con frequenza
  • Evitare di ondeggiare, coprirsi la bocca, grattarsi…
  • Spegnere o silenziare il telefono
  • Non tenere le braccia incrociate
  • Adottare posture del corpo non troppo dissimili fra loro
  • Guardare il pubblico o l’interlocutore negli occhi
  • Sottolineare con i gesti i passaggi più importanti (dito indice alzato, mani giunte, mano sul cuore…)
  • Sfruttare le pause di silenzio quando necessario

UN CAPITOLO A PARTE: L’ABBIGLIAMENTO E GLI ACCESSORI

Se è vero che un ragno tatuato sul collo rappresenta un pessimo rafforzativo della nostra comunicazione orale, è altrettanto vero che gli abiti fra cui possiamo scegliere non hanno tutti lo stesso valore. Studi recenti dimostrano in questo senso come l’abbinamento “camicia & giacca” sia vincente per un public speaking efficace (sulla cravatta i pareri sono discordanti). Che si tratti di un salotto televisivo o di un’intervista alla radio trasmessa in streaming su Youtube, meglio evitare abiti troppo informali, orientandosi piuttosto sul casual elegante. No a scelte eccentriche, anche per quanto concerne gli accessori (collane, bracciali, anelli, cinture, borse), a meno di essere un artista alla ricerca di un’identità originale. Va da sé che la consulenza di un dress consultant o anche solo di un bravo commerciante di abiti eleganti può risultare decisiva tanto per l’uomo quanto per la donna.

LE 5 REGOLE DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE DI INNOVANDO

Arrivati fin qui sarà chiaro anche ai meno esperti la centralità della comunicazione non verbale. Bisogna ricordare però che la partita si gioca su altri fronti, gli stessi che abbiamo elencato negli articoli passati. Per noi di Innovando la comunicazione efficace non coincide con l’applicazione meccanica di pochi, immancabili “segreti”, bensì con la ricerca di un proprio metodo personale, configurato sulla base del target e dei numerosi fattori che a esso sono collegati. La strategia di un (bravo) comunicatore comincia ben prima di salire sul palco o sedersi come ospite sulla poltrona. L’analisi del pubblico, lo studio preliminare del testo da veicolare, la selezione dei capi d’abbigliamento… sono tutti dettagli che, presi singolarmente, non fanno molta differenza, ma sommati fra loro concorrono alla costruzione di una comunicazione efficace, e, non da ultimo, di un personaggio credibile, a cui sarà impossibile resistere!

Siamo arrivati alla fine di questo breve ma intenso viaggio. D’ora in poi le regole sulla comunicazione efficace saranno a tua disposizione in qualunque momento per essere applicate da te e dal tuo staff. Grazie per averci seguito fin qui e aver letto i nostri consigli. Se pensi che il tuo sito web, ecommerce o magazine abbia bisogno di essere rinnovato dal punto di vista dei contenuti e della comunicazione, non devi fare altro che contattarci senza impegno per una consulenza o un preventivo gratuito. Innovando e il suo team di specialisti sapranno accompagnarti nel restyling completo del sito e nella valorizzazione della tua brand identity in Svizzera, in Italia e nel resto del mondo, per risultati all’altezza delle aspettative. Mettici alla prova!