Il lavoro da remoto, e quei troppi lati oscuri per la salute

Il lavoro da remoto, e quei troppi lati oscuri per la salute

Erika Meins del Mobiliar Lab for Analytics dell’ETH illustra le ragioni per le quali tornare in ufficio fa bene alle prestazioni e dà benessere

Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi
Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi

Erika Meins, scienziata politica e direttrice del Mobiliar Lab for Analytics al Politecnico Federale di Zurigo, con la collaborazione della psicologa e dottoranda Jasmine Kerr, spiega le ragioni scientifiche alla base del fatto che tornare in ufficio fa bene alle nostre prestazioni e ci dona nostro benessere.

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Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi
Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi

Esausti, persi e “svuotati” dopo l’home working

Forse ti è successo: hai avuto una giornata di lavoro frenetica, affrontando innumerevoli questioni tutte insieme e destreggiandoti tra e-mail, chat e videochiamate con i tuoi colleghi.
Ma invece di sentirti realizzato dopo un’intensa giornata in ufficio… virtuale, a volte ti senti semplicemente esausto, perso e “svuotato”.
Allo stesso tempo, le tecnologie digitali sono state una benedizione, permettendoti di lavorare e interagire con qualsiasi località del mondo.
In molti luoghi, tutto ciò ha permesso alle persone di continuare a lavorare senza problemi da casa durante la pandemia: nonostante la distanza fisica, abbiamo potuto intervenire sui documenti contemporaneamente ai nostri colleghi o scrivere su lavagne digitali negli stessi momenti durante i workshop virtuali.
La pandemia ci ha però mostrato chiaramente i limiti del regolare lavoro a distanza.
Oltre all’esaurimento fisico e al vuoto emotivo, molte persone sperimentano la perdita del senso dello spazio e del tempo.
Le cucine sono diventate caffetterie, i divani fungono da spazi sia per il lavoro che per il tempo libero, e i confini tra ieri, oggi e domani sono diventati sempre più sfumati.
Ci sono diverse spiegazioni empiriche sul perché ciò accada.

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Il senso dello spazio e del tempo può perdersi nell'ufficio domestico (Foto Gian Klain)
Il senso dello spazio e del tempo può perdersi nell’ufficio domestico (Foto Gian Klain)

Quel senso “smarrito” dello spazio e del tempo

Il senso dello spazio e del tempo può letteralmente smarrirsi con l’home office.
In primo luogo, c’è ora un buon corpo di ricerche e di studi sul fenomeno dell’esaurimento indotto dalle videochiamate, conosciuto come “Zoom Fatigue”.
Le riunioni virtuali richiedono uno sforzo cognitivo maggiore, causato da micro-lacune nel flusso video, dalla perdita di elementi sociali e da periodi ininterrotti di fissazione dello schermo.
Il nostro cervello richiede semplicemente più energia per elaborare le informazioni nelle videoconferenze, il che ci porta all’esaurimento fisico. Questo rende ancora più importante fare delle pause durante e tra una videoriunione e l’altra.

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Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi
Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi

Il multitasking è in realtà soltanto un’illusione

Allo stesso tempo, le distrazioni diventano più allettanti.
Chi non ha mai risposto alle e-mail o controllato le notifiche sul proprio telefono durante una delle innumerevoli riunioni virtuali tenute negli ultimi due anni? Ma il multitasking è in realtà un’illusione.
Non esiste la possibilità di lavorare su diversi compiti contemporaneamente: quello che viene definito multitasking è in realtà una serie di micro interruzioni.
Paradossalmente, questo riduce la nostra capacità di passare da un compito all’altro e provoca una notevole riduzione della nostra capacità di attenzione e della qualità delle prestazioni.
Per contrastare questo fenomeno, potremmo spegnere le notifiche della posta elettronica e di altre App e chiudere i programmi che non sono abitualmente in uso.

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L'occhio dell’uomo raccoglie la luce che gli proviene dall'ambiente, ne regola l'intensità attraverso un diaframma (l'iride) e la focalizza attraverso un sistema regolabile di lenti per formarne un'immagine sulla retina: quest’ultima è trasformata in una serie di segnali elettrici che, attraverso il nervo ottico, sono inviati al cervello per l'elaborazione e l'interpretazione
L’occhio dell’uomo raccoglie la luce che gli proviene dall’ambiente, ne regola l’intensità attraverso un diaframma (l’iride) e la focalizza attraverso un sistema regolabile di lenti per formarne un’immagine sulla retina: quest’ultima è trasformata in una serie di segnali elettrici che, attraverso il nervo ottico, sono inviati al cervello per l’elaborazione e l’interpretazione

La perniciosa mancanza di stimoli sensoriali

Eliminare il pendolarismo e altre piccole azioni quotidiane come il cambio di sala per le riunioni si aggiunge a una perdita complessiva di stimoli visivi e uditivi e di altri pungoli sensoriali.
Questa mancanza di input sensoriali variabili, unita alla perdita di movimento fisico, può contribuire a una sensazione di disorientamento e compromettere le nostre performance cognitive.
Questo può spiegare perché i giorni si fondono l’uno con l’altro quando si lavora da casa e perché possiamo dover lottare con noi stessi per ricordare chi ha detto che cosa in una delle nostre innumerevoli riunioni virtuali.

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Persone insieme nel Metaverso grazie ai loro visori
Persone insieme nel Metaverso grazie ai loro visori

Un’elaborazione cerebrale diversa “per realtà”

Recenti studi delle neuroscienze mostrano anche che il nostro cervello elabora le informazioni in modo diverso a seconda che gli oggetti siano fisici o virtuali.
Diverse regioni del cervello si attivano a seconda che noi ci si concentri su su un oggetto nella realtà fisica o nello spazio virtuale.
La scienza non è però ancora in grado di dire quale tipo di impatto effettivo tutto ciò abbia sulle nostre prestazioni e sul nostro benessere.
È chiaro, però, che queste domande non faranno che crescere d’importanza, specialmente con l’uso crescente di tecnologie di frontiera immersive come il Metaverso.

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Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi
Il lavoro da remoto o smart working od home working presenta più controindicazioni di quanto si pensi

Dalla connessione sociale alla qualità di vita

La scomparsa dell’interazione personale sul posto di lavoro, in definitiva, può avere un impatto negativo sul nostro benessere, e il contatto digitale può compensare questa perdita soltanto in misura limitata.
Il contatto sociale è essenziale per la nostra salute mentale e fisica, anche se i bisogni esatti variano da individuo a individuo.
È stato dimostrato che il contatto sociale fra persone e di persona ha un effetto calmante e regolatore del sistema nervoso e aiuta a ridurre lo stress.
Nuovi studi suggeriscono anche che, di tutti i tipi di comunicazione usati durante il lockdown, l’interazione faccia a faccia ha avuto l’effetto più positivo e duraturo sul nostro benessere.
Questo vale anche per i sentimenti di connessione sociale tra colleghi di lavoro: l’interazione faccia a faccia ha stimolato maggiormente questi sentimenti, seguita dalle videochiamate e dalle conversazioni telefoniche e, all’estremità inferiore dello spettro, dai messaggi di testo.

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Un mondo “ibrido”, ma responsabile e umano

Questo dimostra quanto sia importante tornare in ufficio, almeno part-time, e concentrarsi su esperienze del mondo reale come acquistare un libro o un giornale e uscire regolarmente.
E se gli incontri fisici con i colleghi o i clienti non hanno luogo per un lungo periodo di tempo, è meglio invitarli a una videochiamata o a prendere il telefono anziché inviare un’altra e-mail o un messaggio di chat.
Mentre la gamma di opzioni per l’interazione digitale rappresenta una grande opportunità, è fondamentale rimanere consapevoli di come le usiamo.
Sia che noi si sia un dipendente o un datore di lavoro, dovremmo puntare a usare gli strumenti digitali in modo ben ponderato, aprendo la strada a un mondo di lavoro ibrido che sia responsabile e umano.

(Articolo pubblicato anche sull’edizione del 23 febbraio 2022 del quotidiano Neue Zürcher Zeitung o NZZ)

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