La sindrome del “Colon irritabile” non è faccenda da sintomi
La sindrome del “Colon irritabile” non è faccenda da sintomi
Digestione lenta, pancia gonfia e guai di defecazione sono curabili cercando le cause anche nell’alimentazione senza troppi dogmi “scientifici”
Sembra che in Svizzera e nel mondo sia in corso un’altra tipologia di epidemia.
Quest’ultima però è caratterizzata da digestione lenta, pancia gonfia subito dopo aver mangiato e feci variabili dal “diarroico” a “una volta ogni sette giorni”.
La condizione del Colon sembra peggiorare quando si mangiano o si bevono “certe cose”.
Ma siamo umani? Se la risposta è sì, questa condizione è normale, ma dà fastidio e ci preoccupa.
Ovviamente proviamo disagio per questa condizione e, quando ne parliamo con il medico, il risultato è che si arriva subito a una diagnosi chiara e semplice: abbiamo il “Colon irritabile”.
A questo punto ci sentiamo a posto, abbiamo una nuova chiave di ricerca per Google e possiamo scoprire come risolvere questo guaio e tornare ad avere una vita normale.
Niente di più sbagliato! Il fatto che qualcuno ci abbia detto che abbiamo il “Colon irritabile” non cambia assolutamente niente e ora scopriamo insieme il perché.
Arricchire il microbiota intestinale grazie ai carboidrati
Non esiste un esame in grado di spiegare i differenti disturbi
Nessun esame è in grado di “diagnosticare” il “Colon irritabile”.
Non stiamo parlando di una patologia che viene evidenziata da un esame del sangue o da una biopsia per la quale è possibile stabilire una diagnosi e una cura: questo perché si tratta di una sindrome.
Una “sindrome” è caratterizzata da moltissimi sintomi, ma da nessuna causa specifica.
Quindi tante cause diverse possono portare alle stesse conseguenze.
Due persone che condividono gli stessi sintomi e le stesse reazioni possono provenire da due “storie” sanitarie completamente diverse e legate da fattori diversi.
Proprio per questo, il più grande panel di esperti di gastroenterologia mondiale dice di “ascoltare e raccogliere accuratamente ciò che il paziente riferisce”, esprimendosi relativamente al trattamento della sindrome del “Colon irritabile”.
Come comprendere e gestire meglio i nostri attacchi di fame
Per quattro persone su cinque la sindrome dipende dal cibo
Grazie a questo “ascolto”, sappiamo che l’80 per cento delle persone che ne soffrono la collegano a qualche cibo o alimento.
Potrebbe essere il lattosio, oppure i cereali e le sue proteine, altrimenti il Nichel Solfato o un problema con l’istamina o i FODMAP.
La dieta FODMAP, in inglese più correttamente “Low-FODMAPs Diet”, è un sistema nutrizionale ideato per contrastare la sindrome da “Colon irritabile” o IBS (acronimo dall’inglese: “Irritable Bowel Syndrome”).
Tale strategia si incentra prevalentemente sulla limitazione dei fattori dietetici maggiormente correlabili all’insorgenza e all’aggravamento dei sintomi tipici dell’IBS.
Una probabile causa frequente, che spicca sulle altre, della sindrome del “Colon irritabile” potrebbe essere la “alterazione dell’asse di comunicazione tra intestino e cervello”, mediato dai microrganismi che ci ospitano.
Ci si potrebbe orientare anche verso una disbiosi intestinale, una di quelle alterazioni che chiamiamo SIBO, SIFO o “intestino permeabile”.
Il problema è che arriva sempre il consiglio terapeutico più comune e conosciuto: quello sintomatico.
Per questo iniziamo un ciclo di antibiotici, oppure di assunzione di gastroprotettori, il farmaco per la diarrea, per concludere con i fermenti lattici, e via dicendo…
E che cosa possiamo ottenere con queste terapie? Niente: ci sentiremo meglio quando bombarderemo il nostro corpo di farmaci, per poi peggiorare o, se ci va bene, sentirci punto a capo appena il loro effetto svanisce.
Anche gli eventuali esami del sangue, ecografie e gastroscopie non mostreranno alcuna alterazione, perché la caratteristica principale delle malattie gastrointestinali funzionali, come il “Colon irritabile”, è quella di non trovare evidenze negli esami classici.
Se anche decidessimo di approfondire questi esami, arriverebbero due possibili considerazioni: “non abbiamo nulla” o “non è colpa nostra”.
Perché a fine pasto abbiamo una sfrenata voglia di… dolce?
Il malessere c’è, anche se c’è chi non crede a ciò che diciamo
Sul non avere nulla abbiamo la possibilità di scegliere se pensare di essere noi “i pazzi” o che lo sia chi ci ha dato questa comunicazione, perché i dolori, i fastidi generali, le feci come palline di capra o come quelle di vacca, l’insonnia, la tachicardia e la pancia gonfia noi li proviamo sul serio.
Per quanto riguarda la sgradevole uscita che è “colpa nostra”, essa si riferisce al fatto che siamo stressati, ansiosi e nervosi, e che dobbiamo darci una calmata.
Perché “loro” non capiscono che, dopo mesi o anni di fastidi, di dolori e di una qualità della vita ridotta al minimo, l’ansia e lo stress sono normali?
Per molti medici è meglio considerare l’ansia come una causa, anziché come un effetto, e una simile ipotesi è anche più remunerativa e facile da gestire.
Quindi, invece di investigare le allergie alimentari, le intolleranze, le disbiosi e lo stile di vita, è molto più semplice bollarci come ansiosi e prescriverci uno psicofarmaco.
Attenzione al… fruttosio anziché ai valori del colesterolo
Alterazione dell’asse di comunicazione tra intestino e cervello
Lasciando stare questo lato oscuro della medicina e tornando alla dizione moderna di “alterazione dell’asse di comunicazione tra intestino e cervello”, è fondamentale comprendere che lo “stress” non è “fuffa” immaginaria.
Lo stress ha effetti sugli omonimi “ormoni dello stress”, sulla glicemia, sul ritmo del sonno, sul drenaggio epatico, sul sistema immunitario e sul microbiota.
Se citiamo il microbiota, la risposta che riceviamo è che “è impossibile” o che “non c’entra niente”, o addirittura incontreremo gente che non ripone fiducia nella teoria del microbiota, come se fosse un credente o un ateo convinto.
E il problema è proprio questo: un professionista o uno scienziato non dovrebbe comportarsi come un “religioso”, che crede o non crede a qualcuno o in qualcosa.
Analogamente un medico non dovrebbe fermarsi a ciò che la “letteratura scientifica” cita e approva, magari con il solo scopo di pararsi il fondoschiena qualora qualcosa dovesse andare storto.
Perché è tanto difficile comprendere che nella letteratura scientifica finisce quello per cui qualcuno è interessato a finanziare la ricerca?
E infine, la domanda che vi lasciamo è la seguente: se grazie a semplici regole legate all’alimentazione riusciste a risolvere una serie di sintomi che oggi vi opprimono quotidianamente, vi importerebbe qualcosa di sapere se quelle specifiche indicazioni sono contenute o meno nella tanto amata “letteratura scientifica”?
Noi crediamo di no.
Sappiamo che queste cose non le dice nessuno e che non ve le dirà nessuno, ma è per questo che qualcuno si occupa realmente di consulenza nutrizionale e del benessere dei propri clienti.
Tutto ciò che di “innovativo” c’è da sapere sulla Vitamina D
Il nutrizionista non punta a fare cassa, ma ad alleviare i malanni
I nutrizionisti si ritengono qualcosa di diverso da chi semplicemente punta a fare cassa, curando i sintomi senza prestare la minima attenzione a quali potrebbero essere le cause.
È importante aiutarvi a comprendere in che modo il cibo possa permettere al vostro corpo di ritrovare il massimo della propria forza e della propria energia.
Non vi è alcun interesse ad alleviare i vostri sintomi.
È meglio trovare quale sia la possibile causa dei predetti sintomi, altrimenti non ha alcun senso intraprendere un percorso che serve soltanto ad ammanettare e imbavagliare il nostro corpo, il quale sta cercando di urlare in tutti i modi che cosa c’è che non va…
Potresti essere interessato anche a:
In Brasile il primo incontro al mondo fra biosicurezza e sincrotroni
A Campinas un laboratorio di massimo contenimento biologico di livello NB4 sarà collegato alle sorgenti di luce di un acceleratore di particelle
In Alto Adige oggi è EDIH NOI il nuovo punto di riferimento per l’AI
A Bolzano destinati 4,6 milioni di euro dal fondo PNRR per servizi alle aziende locali nell’ambito della digitalizzazione dell’intelligenza…
Austria, Germania e Svizzera per ferrovie cargo “più innovative”
I Ministri DACH Leonore Gewessler, Volker Wissing e Albert Rösti: un elemento chiave l’introduzione dell’Accoppiamento Automatico Digitale
Persuasione o manipolazione? Genesi e impatto storico delle PR
Ecco come le Relazioni Pubbliche, dal dialogo sofistico dell'antica Grecia all’attuale era digitale, continuano a offrire una innovazione continua