Francesca Veronesi: “Una Fondazione ‘con il cuore’ di papà”

Francesca Veronesi: “Una Fondazione ‘con il cuore’ di papà”

Nel sessantesimo del biomedicale di Mirandola, la erede di Mario condivide i ricordi di un imprenditore geniale e progetta un innovativo futuro

Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962
Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962

Il distretto biomedicale di Mirandola compie sessant’anni, ma non vuole saperne di guardare alla pensione. Non li dimostra e non ha avuto bisogno di lifting o di cure per arrivare in splendida forma sino a noi. Anzi, è un punto di riferimento per la sanità e per la salute “altrui”, nel territorio italiano così come nel resto del mondo. Fra la batosta del terremoto del 2012 e l’accelerazione dovuta alla pandemia di COVID-19 del periodo 2020-2022, si presenta costantemente adeguato alle circostanze del cosiddetto “qui e ora” che la storia si incarica di presentare, ma anche carico di aspettative per il futuro prossimo e remoto.
È considerato il più importante del settore in Europa e il terzo nel mondo, dopo quello di Minneapolis e di Los Angeles negli Stati Uniti d’America: per tale motivo, la zona della Bassa Modenese è chiamata la “Silicon Valley italiana dell’industria biomedica”, anche se il genio che diede vita a questa eccezionale filiera si rammaricò sempre di una conoscenza della lingua inglese non all’altezza dei propri, intimi desideri.

Il distretto nacque negli Anni Sessanta, segnatamente nel 1962, grazie all’iniziativa di Mario Veronesi, un farmacista che intuì le potenzialità del mercato di prodotti monouso per impiego medico. Nella sua piccola officina di assemblaggio (la Miraset, con appena tre dipendenti), studiò e sviluppò un nuovo prototipo di rene artificiale in collaborazione con l’Università di Padova, uno dei più sofisticati tra i pochi che all’epoca venivano prodotti. Da quell’iniziativa lontana, ne è scaturito un cluster industriale che conta oltre 220 imprese per circa 4.500 addetti, e accoglie importanti gruppi multinazionali e grandi e piccole aziende italiane. Gli stretti legami con il territorio, le relazioni lungo la filiera, l’elevata internazionalizzazione e l’alto tasso di innovazione sono i fattori che lo contraddistinguono e ne determinano il suo successo. Francesca Veronesi, unica erede di Mario unitamente alla sorella Cecilia, è la figura ideale non soltanto per condividere con il lettore i ricordi dell’evoluzione del distretto biomedicale mirandolese e del papà Mario, ma anche per ascoltare le ambizioni della Maverx Foundation da lei fondata per supportare l’ecosistema di imprese del territorio.

Sede unica e il brand BIOS+ per gli istituti IRB, IOR ed EOC

L'industria biomedicale è uno dei fiori all'occhiello della Regione Emilia-Romagna
L’industria biomedicale è uno dei fiori all’occhiello della Regione Emilia-Romagna

Quest’anno ricorrono esattamente sessant’anni dalla fondazione della Miraset, azienda che diede sostanzialmente il la nel 1962 alla nascita del distretto biomedicale mirandolese, su iniziativa di Mario Veronesi. C’è un bilancio, famigliare o emotivo, che una figlia può fare di una simile ricorrenza e quali sensazioni le trasmette un anniversario così carico di significati simbolici?
“Nel 1962 sia io che mia sorella Cecilia non eravamo ancora nate… e ora siamo rimaste soltanto noi due della famiglia Veronesi. Dei ricordi trasmessi dai racconti di famiglia, ho memoria del garage di casa, poi trasformato in taverna, dove il papà aveva allestito la prima produzione della Miraset: una ‘garage startup’ a tutti gli effetti! Prendo in prestito un ricordo che l’amico e imprenditore Gianni Bellini ha condiviso ai funerali del papà: ‘Galeotto fu quell’incontro del settembre del 1962. È una frase che poco si addice alla circostanza, ma è l’unica che ho trovato per ricordare quel momento che ha cambiato la mia vita o, meglio, che l’ha indirizzata. Ero uno studente assolutamente ‘non modello’ e da quel preciso istante la frequentazione di Mario Veronesi, prima come amico, poi come collaboratore, poi come partner ha stravolto la mia vita. Dunque, il settembre 1962: Mario in via Zamboni, davanti all’Università di Bologna, cercava un interprete per uno dei suoi primi viaggi in Europa per fare un’indagine di mercato; non mi sembrava vero e mi proposi, insieme all’amico Giorgio Goldoni, di accompagnarlo. In quindici giorni scrivemmo il primo capitolo di quello che sarebbe stato il romanzo della nostra vita’. Da lì comincia la storia del biomedicale di Mirandola, che invito a leggere nella bella ricerca svolta da Gianni Lorenzoni, Simone Ferriani e Mark Lazerson dell’Università di Bologna: un’analisi durata un ventennio che ha studiato con metodo e attraverso moltissime interviste agli imprenditori locali la nascita di un fenomeno industriale a partire da quello che viene definito un ‘imprenditore àncora’, un agente cioè capace di innescare un meccanismo virtuoso, di creare una produzione industriale ex novo e di contaminare positivamente un intero territorio attraverso la creazione di nuove conoscenze e competenze. I ricercatori hanno prodotto anche un bellissimo video che racconta la storia del distretto e la genealogia delle aziende del biomedicale in versione animata. Io questo l’ho imparato soltanto molto tempo dopo, crescendo. Per me bambina Mario Veronesi era soprattutto un papà molto impegnato, che però trovava sempre il tempo di giocare con me, portarmi in vacanza e, siccome ero la piccola di casa, venivo anche coccolata pure da tutti gli amici di famiglia, che avevano i figli ormai cresciuti”.

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Lei oggi vive a Londra, in una realtà per molti versi antitetica rispetto alla piccola Mirandola, anche se dobbiamo proprio a Thomas More, Lord Cancelliere di Re Enrico VIII, una delle prime biografie nel 1504 del filosofo Giovanni Pico. Che cosa l’ha portata nella capitale britannica, come ci vive nella quotidianità e di che cosa si occupa nella City? C’è qualcosa che le ha insegnato l’Inghilterra? E che cosa potrebbe essere trasferito efficacemente nella Bassa Modenese dalla terra degli angli e dei sassoni?
“Ho vissuto per molti anni in Australia, dove è nato mio figlio e dove ogni anno i miei genitori venivano a ‘svernare’ per qualche settimana sfuggendo all’inverno dell’emisfero nord. Insieme abbiamo visitato il continente australiano e fatto bellissimi viaggi anche in Asia. Purtroppo, dopo il terremoto dell’Emilia del 2012 che ha semidistrutto Mirandola, il papà si è ammalato e ha cominciato la dialisi, per cui non gli era più possibile viaggiare. Mio marito ed io abbiamo deciso poco dopo di tornare più vicini alle famiglie, rimanendo però sempre legati alla nostra nuova cultura di adozione, e da qui la scelta di Londra. Di questa città mi ha sempre affascinato la capacità di reinventarsi e il costante dinamismo, la caratteristica, unica tra le capitali europee, di essere una metropoli multiculturale dove le diverse comunità possono mantenere un legame forte con la propria cultura d’origine e nello stesso tempo sentirsi parte integrante della vita sociale, economica, politica e culturale del Paese. È un’integrazione che viene da un lungo percorso fatto di lotte e di conquiste sociali, che è passato attraverso la discriminazione, la diseguaglianza, la segregazione e lunghe battaglie per i diritti civili e che trova nella formazione e nel sistema scolastico il collante sociale per favorire la coesistenza e la condivisione di valori comuni. Qui a Londra io mi occupo di investimenti nel settore immobiliare”.

Fotogallery, l’inaugurazione del polo di ricerca di “Belli”

Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962
Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962

Ci può dire qualcosa di più sulla Fondazione Maverx? Quale mission istituzionale ha e come interagisce con il distretto biomedicale di Mirandola e con i suoi attori pubblici e privati?
“Maverx è nata come un progetto socio-culturale, con l’intento di diventare un soggetto catalizzatore di opportunità per il distretto biomedicale e un collettore o aggregatore per le tante aziende presenti nel territorio. Mancava infatti nel territorio di Mirandola un’organizzazione non profit e super partes capace di connettere i punti tra l’industria, costituita dalle aziende locali, le piccole, le medie e le multinazionali, con la ricerca e le università, la nuova imprenditoria, i soggetti pubblici e le infrastrutture regionali e nazionali a supporto dell’innovazione. Tutti questi soggetti hanno agende e modus operandi diversi, ma anche scopi convergenti, e potrebbero trarre molti vantaggi da una collaborazione strutturata. Maverx vuole essere una fondazione per il territorio, non una fondazione di famiglia, ma un soggetto che si fa carico di un’eredità forte e lo porta avanti in modo contemporaneo agendo su tre direttrici fondamentali: la formazione, l’attrazione e sviluppo di nuova impresa, il supporto all’innovazione delle piccole e medie aziende presenti sul territorio”.

L’innovazione chiave del distretto biomedicale di Mirandola

Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale nel 1962: è stata una relatrice della prima edizione di TEDx Mirandola
Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale nel 1962: è stata una relatrice della prima edizione di TEDx Mirandola

Quali rapporti ha con l’imprenditore Alberto Nicolini e con il ricercatore Matteo Stefanini, che hanno lanciato rispettivamente i portali distrettobiomedicale.it e biomedicalvalley.com per implementare le attività di comunicazione dal territorio verso l’esterno e all’interno del cluster stesso? Si possono immaginare collaborazioni o sinergie? Ne segue i contenuti e le attività?
“Stimo molto entrambi per il contributo che danno al territorio. Alberto Nicolini, attraverso il portale distrettobiomedicale.it, raccoglie e veicola informazioni utili per le aziende e costituisce il primo ingresso per chi è interessato a conoscere il distretto. Matteo ha avuto una grande visione nel portare TEDx a Mirandola, un progetto ambizioso che mette in primo piano il concetto di ‘vita’ nelle sue molteplici accezioni e il ruolo della ‘valle biomedicale’ come luogo dove si progettano e realizzano soluzioni a supporto della vita e della salute delle persone. Stefanini ha alimentato il progetto con grande entusiasmo, riuscendo anche a coinvolgere le aziende locali nella piattaforma biomedicalvalley.com, che promuove la condivisione e lo scambio delle realtà locali d’eccellenza su progetti innovativi e di ricerca. Con entrambi collaboriamo su diversi fronti. Abbiamo coinvolto Alberto Nicolini nello hackathon ‘Hack for Med Mirandola’, realizzato con Medtronic e il Tecnopolo ‘Mario Veronesi’ all’interno dell’iniziativa Medtronic Open Innovation Lab, per lanciare la call verso le aziende locali a presentare nuovi progetti e, od o, a trovare opportunità di collaborazione con le startup di ‘Hack For Med’. Condividiamo inoltre anche un obiettivo che è quello di portare Mirandola sulla mappa dei distretti industriali italiani. Sembra incredibile, eppure il distretto biomedicale non viene incluso dall’Osservatorio di Intesa San Paolo sui Distretti Industriali. La mappatura di ciò che esiste sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo è fondamentale per mettere in campo delle azioni utili da parte di soggetti sia pubblici che privati per valorizzare il territorio”.

In Svizzera piattaforma “open” per la stampa medicale in 3D

Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962
Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962

Quale ricordo strettamente “biomedicale” ha di un gigante dell’imprenditoria come fu suo padre? Ci può rivelare un aneddoto o un episodio indicativo della sua personalità che non sia mai stato narrato in precedenza e che le sta a cuore?
“Il papà non parlava quasi mai di lavoro a casa. Ho però un ricordo divertente legato a un viaggio di famiglia in Giappone su invito del presidente di un gruppo medtech giapponese con cui lui aveva collaborato per anni. Il nostro ospite aveva organizzato un magnifico tour delle località termali, con pernottamento nei tradizionali ryokan. In uno di questi aveva addirittura soggiornato l’imperatore del Giappone e il nostro ospite era riuscito ad assicurarsi proprio la stessa camera per ospitare il papà e la mamma. Quando gli fu mostrata la stanza, mio padre senza alcun imbarazzo chiese candidamente dove fosse il letto: i futon giapponesi vengono srotolati e distesi sul pavimento soltanto la sera dopo la cena. Dopo molti sorrisi di imbarazzo in quella che ricordo come una nostra versione di ‘lost in translation’, il nostro ospite si rassegnò a prendere lui la camera imperiale e lasciare quella occidentale ai miei genitori, che ne furono contentissimi. Questo per dare un’idea della personalità pragmatica di mio padre e anche della sua natura semplice e senza fronzoli. Aveva viaggiato il mondo, ma aveva conservato le sue abitudini e diceva sempre che non avrebbe mai passato più di due settimane lontano da casa, dal suo paese cui era legatissimo”.

Video, ecco la stampa medicale 3D dello “Swiss m4m Center”

Se volesse riportarci ex post le parole o i sentimenti di Mario Veronesi, quali furono il suo successo più grande e il rammarico più disarmante? Che cosa avrebbe rifatto daccapo senza tentennamenti e quale “errore” non avrebbe invece voluto più ripetere? E perché?
“Come dicevo, il papà non parlava molto del suo lavoro… Aveva studiato il francese a scuola, che parlava con grandissima nonchalance, tanto che ad ascoltarlo con attenzione si avvertiva un intercalare di dialetto mirandolese che non sembrava però impedirgli di conversare speditamente con colleghi e fornitori madrelingua. La mancata dimestichezza con l’inglese era invece il suo cruccio più grande. Riusciva a farsi capire, ma gli era difficile seguire una conversazione più informale e diceva che questo gli causò molte barriere nella sua vita professionale e che avrebbe sognato di entrare nel mercato cinese, ma che non ne aveva avuto modo. Lo rallegravano molto i successi dei suoi ex collaboratori. Ricordo l’orgoglio con cui si riferiva ai nuovi progetti industriali di imprenditori che avevano iniziato la loro carriera con lui, come Lucio Gibertoni di Redax e Giordano Azzolini di Sidam. Ricordo la grande gioia nell’apprendere che il gruppo Medtronic aveva acquisito la Bellco dopo anni di incertezza e che la multinazionale Fresenius avrebbe ricostruito a Mirandola gli stabilimenti dopo il terremoto con dei nuovi spazi ampliati per la produzione”.

Podcast, 10 anni di tecnopoli della Regione Emilia-Romagna

Il Tecnopolo "Mario Veronesi" di Mirandola (Modena) è un polo d'eccellenza
Il Tecnopolo “Mario Veronesi” di Mirandola (Modena) è un polo d’eccellenza

Quali progetti ha in cantiere la Maverx Foundation e in quali attività concrete verrà declinato nel medio e nel lungo termine il suo payroll, “Open innovation platform connecting research, startups, organizations, investors in the healthcare industry worldwide” ovvero “piattaforma di innovazione aperta per connettere la ricerca, le startup, le organizzazioni e gli investitori nel settore sanitario di tutto il mondo”? Certamente, si tratta di propositi ambiziosi e coraggiosi…
“Abbiamo stretto una collaborazione con Medtronic Italia, che ha creato un progetto di CSR per il nostro Paese: ‘Medtronic Open Innovation Lab’, che serve a promuovere innovazione e crescita nel settore healthcare. Questa piattaforma supporta e connette hub biomedicali di riconosciuta eccellenza, al fine di creare un laboratorio aperto e diffuso in cui competenze, talento e ingegno possono fare sistema, generando valore esponenziale per la comunità. Il distretto biomedicale di Mirandola fa parte di questa rete di valore insieme al Salento Biomedical District, il campus di San Giovanni a Teduccio con l’Università Federico II di Napoli, il Campus Biomedico di Roma. All’interno di questa ambiziosa iniziativa sono stati fatti tanti progetti, tra cui l’hackthon tour ‘Hack For Med’, e un corso di alta formazione, chiamato ‘Make Mirandola’, che la Medtronic ha declinato per la prima volta in versione interaziendale, aprendolo alle persone provenienti dalle diverse aziende PMI del distretto di Mirandola e della province limitrofe che operano nei settori medtech, farmaceutico, biotech, cosmetico e nelle relative filiere, e agli ex alunni dell’ITS Biomedicale di Mirandola. Continueremo la nostra collaborazione con i poli di ‘Medtronic Open Innovation Lab’, anche avvicinando le università del territorio alle aziende locali per fare sì che dottorati e progetti di ricerca possano trovare partner industriali nel territorio della Bassa Modenese. Abbiamo inoltre creato Maverx Academy: è una scuola di innovazione che offre a professionisti, imprenditori, aziende e investitori che sviluppano e supportano soluzioni innovative, lungo la linea di convergenza tra sanità e tecnologia, opportunità di accrescerne il valore e creare un impatto sociale positivo. L’Academy realizza seminari presso atenei, acceleratori, incubatori, altre fondazioni e soggetti che si occupano di open innovation su tre tematiche principali: promozione della cultura imprenditoriale e gestione dell’innovazione, integrazione delle tecnologie abilitanti, investimento ad impatto sociale per il settore healthcare”.

A Medical Treviso la riabilitazione si fa in realtà virtuale

Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962
Fondatrice della Maverx Foundation, Francesca Veronesi è la figlia di Mario, pioniere del distretto biomedicale di Mirandola nel 1962

Qual è la percezione che all’estero c’è del distretto biomedicale mirandolese? È l’ennesimo esempio di “Nemo propheta in patria”, nell’accezione latina del termine, oppure ritiene che questo cluster sia già correttamente valorizzato in Italia?
“Dico sempre che il distretto rappresenta ‘Italy best kept secret’ in quanto è relativamente sconosciuto all’estero, a differenza di altri distretti come la motor valley o la food valley che si trovano sempre nella nostra regione. Per questo è importante che la Fondazione continui a fare advocacy e a raccontare l’eccellenza che esiste sul territorio attraverso le tante storie di successo di imprese innovative e di imprenditori appassionati, come abbiamo già fatto attraverso i canali social affinché i giovani siano ispirati da queste storie e contagiati positivamente per iniziare dei percorsi di impresa in un territorio che offre tantissime opportunità essendo facilitati sia dalla concentrazione di risorse e competenze che dalla presenza di infrastrutture che supportano chi ha un progetto a realizzarlo. All’intento di ‘Hack for Med’ abbiamo raccontato le belle storie di affermazione di alcune aziende locali come Qura, Erydel, G-21 e Sidam”.

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L'industria biomedicale è uno dei fiori all'occhiello della Regione Emilia-Romagna
L’industria biomedicale è uno dei fiori all’occhiello della Regione Emilia-Romagna

Che cosa pensa del “Tecnopolo Mario Veronesi” di Mirandola? Che cosa occorre fare per sfruttarlo appieno e che direzione dovrebbe prendere questa infrastruttura, il cui sito Web si apre con un essenziale quanto persuasivo aforisma di suo padre: “L’imprenditore cerca il cambiamento, lo sfrutta come un’opportunità”?
“Il Tecnopolo rappresenta una grande risorsa per il territorio: è un centro di ricerca applicata al settore biomedicale che offre servizi alle aziende locali e sviluppa anche propri progetti di ricerca e sviluppo, essendo affiliato all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il futuro incubatore, che sarà ospitato nei nuovi spazi della struttura, offrirà grandi possibilità di attrarre nuove imprese a Mirandola, soprattutto se si sapranno creare sinergie e collaborazioni strategiche con altri incubatori, acceleratori e centri di ricerca a livello nazionale e internazionale per sviluppare soluzioni specifiche per il settore che possono trovare a Mirandola una ‘fast track’ alla realizzazione. Bisogna far conoscere a ricercatori, scienziati, tecnologi e investitori le opportunità uniche che esistono nel nostro territorio, anche perché non si trovano altrove”.

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Persone collegate in rete e le aziende con le quali collabora la Fondazione Maverx, dedicata alla memoria di Mario Veronesi
Persone collegate in rete e le aziende con le quali collabora la Fondazione Maverx, dedicata alla memoria di Mario Veronesi

Se Francesca Veronesi disponesse di un quantitativo illimitato di denaro o di un potere assoluto sulla realtà, quale singola azione compirebbe per il benessere di Mirandola e del suo tessuto industriale e sociale?
“Non una singola azione, ma un insieme di azioni sinergiche che coinvolgono il pubblico e il privato. Bisogna attrarre giovani talenti a Mirandola: per questo la città va resa un luogo desiderabile in cui vivere. Penso a un Campus affiliato all’università, all’interno dei nuovi spazi del Biomedical Village di Mirandola, per ospitare residenze per ricercatori dall’Italia e dall’estero insieme all’incubatore e a un centro clinico dove si implementano nuove soluzioni per la cura e l’assistenza. Penso alla creazione di un ecosistema che migliora la qualità della vita e del lavoro delle persone attraverso laboratori condivisi, spazi per la didattica interattiva, un maker lab aperto agli studenti delle scuole di tutte le età, spazi di coworking per biotecnologi, infrastrutture e servizi specifici per la tipologia di progetti che possono trovare soltanto qui, nella ‘biomedical valley’, opportunità per crescere ed essere valorizzati. Penso a un campus dove si impara, si crea, si condividono idee e dove aziende da tutta Italia e dall’estero possano trovare talenti e risorse per dar vita a nuovi progetti. Il tutto sul modello di H-Farm, ma pensato in un’ottica strategica di collaborazione tra pubblico e privato. Bisogna anche migliorare la vivibilità del territorio. È paradossale, infatti, che un luogo dove si producono soluzioni salvavita sia tristemente ai primi posti nelle classifiche delle aree più inquinate d’Italia. La nuova trasformazione verde impone un nuovo modo di pensare in termini di salute globale: per le persone e per l’ambiente, perché non ci può davvero essere la prima senza la seconda. Il mio sogno è che Mirandola cavalchi questa ondata e che utilizzi l’ingegno, l’inventiva e le risorse del proprio territorio per integrare i principi della green economy non soltanto nelle produzioni industriali, ma nel proprio ambiente e nella vita quotidiana delle persone”.

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L'imprenditore Mario Veronesi in un tenero momento con il piccolo Ludovico, figlio di Francesca
Il compianto imprenditore Mario Veronesi in un tenero momento con il piccolo Ludovico, figlio di Francesca