L’innovazione di una scuola senza... esame, ma con più maturità
Controcanto dell’italico metro di valutazione degli studenti degli istituti superiori, schiacciato fra ambigui sadismi e ingenue preparazioni
Una volta, pensavo che ci fosse un omino, piccino picciò, incistato in qualche penetrale del palazzone ministeriale, che sceglieva, con scellerato sadismo, i titoli dei temi per l’esame di maturità: me lo immaginavo, con la sua giacchetta lisa e la camicia non irreprensibile, che stilava, con un ghigno diabolico, le più criptiche sciocchezze.
Oggi, sono quasi sicuro che gli omini sono due: uno sceglie gli argomenti: e lo fa con apparente lucidità e sensatezza, allo scopo di illudere, a una prima lettura, le incolpevoli vittime.
L’altro va a pescare, all’interno della consegna scelta dal primo, le più ingarbugliate elucubrazioni, gli aspetti più peregrini, le sfumature meno significative.
A Bologna a scuola e al lavoro si va ancora in Ducati e Lamborghini
L’omino che fa e quello che disfa nella ricorrente tentazione di spiazzare i candidati
Insomma, uno fa e l’altro disfa, con il precipuo scopo di confondere le già confusissime idee dei candidati.
E non solo le loro, giacché più di un commissario, anche quest’anno, ha manifestato solidarietà con gli studenti, ammettendo di non saperne di più.
Partiamo dalla prima traccia: Quasimodo, direte voi, è poeta ben conosciuto nelle scuole: “Alle fronde dei salici” è uno dei più gettonati tormentoni del Novecento.
Il geometra siciliano, inoltre, ben si presta a svariati collegamenti con temi importanti della nostra storia e, perfino, di educazione civica, date le implicazioni della sua poesia civile post-ermetica. E cosa ti va a pescare l’omino numero due?
Il lancio dello Sputnik e il rapporto tra scienza e divino.
E, poi, Moravia, che in pochissimi inseriscono negli strangolatissimi programmi e che, va detto, non è esattamente un pilastro della nostra letteratura.
Tuttavia, “Gli indifferenti” offre interessanti spunti di riflessione: intanto la lezione gramsciana sull’indifferenza, poi, l’ambiente del conformismo fascista, la crisi della famiglia. Insomma, ce n’è di erba per gli asini.
Formazione e ricerca nel destino comune di Berna e Canberra
Quella prima media perpetua dell’INVALSI infilata stucchevolmente in ogni dove
Cosa ti va a pescare, il demoniaco numero due? Una pagina, perfettamente insignificante, in cui si parla del tentativo di Leo di mettere le mani sulla villa Ardengo. Il vero obbiettivo della consegna (e mi verrebbe da dire della stucchevole idea educativa dell’INVALSI) è la comprensione del testo: la solita, desolante, operazione di comprensione del testo, che appiattisce qualunque pagina e qualunque cervello, in una sorta di prima media perpetua.
Siamo all’UR-scuola media. Passando al testo argomentativo, che è un pallino di tante professoresse che, temo, non hanno ben chiaro cosa voglia dire argomentare, ci viene proposto un datatissimo testo di Chabod, maestro dei maestri dei maestri della storiografia patria.
L’argomento è di quelli ghiotti: l’idea di Nazione. Di questi tempi, dato l’evidente cambiamento dell’aspetto fisico e, per così dire, antropologico della Nazione medesima, questo concetto andrebbe un tantino rivisto, rispetto alla definizione manzoniana di duecento anni fa.
Invece, che fa l’omino due? Ti ripesca Mazzini, che del Manzoni è contemporaneo, per sverniciare la sua idea di Europa e, perché no, di mondo.
Operazione che sarà pure funzionale a qualche malinteso concetto ecumenista, ma che agli studenti, tranne forse qualche sardina, frega meno che zero. E meno male!
Innovazione è non contrapporre cultura tecnica ed umanistica
Non è affatto certo che le menti brillanti cambino il mondo, semmai è il contrario
Poteva, poi, mancare Piero Angela, nel Pantheon ministeriale? No, certo: la sua illuminata analisi dei cambiamenti epocali nei meccanismi produttivi induce nel lettore la perniciosa idea che le menti brillanti possano cambiare il mondo.
Il che è del tutto falso: le menti brillanti, oggi come oggi, o si allineano o restano a brillare in qualche sottoscala, con buona pace dell’ottimismo angelico.
Leggere, infine, di efficienza sistemica, mentre stai scrivendo un tema, per un esame obsoleto e inutile, seduto in un corridoio, suona un pelo di presa per i fondelli, ne converrete.
Non manca neppure un pensiero epistemologico della Fallaci sulla storia. Anzi, sulla Storia.
Lo spunto è interessante: noi che possiamo fare, come individui, contro lo strapotere delle élites?
Peccato che, invece, il questionario proposto dal solito omino rasenti il grottesco, con le domande che spaziano dal naso di Cleopatra al declino della civiltà occidentale, nientemeno.
Me lo vedo l’aspirante perito chimico Stuzzichini, alle prese con Bertrand Russell o con il gossip egizio.
In Appenzell il sistema educativo più efficiente della Svizzera
La lettera a un Ministro dell’Istruzione che nell’istruzione non ha lasciato traccia
E veniamo alla lettera aperta al Ministro Bianchi: uno talmente insignificante da poter garantire sul fatto che nessuno dei candidati l’abbia mai sentito nominare.
Barzellette sulla scuola a parte. Il testo è interessante: luminari e accademici pregano l’illustre titolare del dicastero di reintrodurre, dopo la pausa della pandemia, gli scritti nell’esame di Stato, per garantirne la serietà.
A parte che la sola cosa seria, circa l’esame, sarebbe abolirlo, data la sua totale inutilità, che, nel caso mi riservo di dimostrare in altra sede, sarebbe lo scritto a garantire quel minimo di verosimiglianza culturale che la scuola smentisce in ogni sua manifestazione fenomenica?
Suvvia, mastri pensatori, non prendiamoci in giro! E, poi, voi dove eravate, quando la serietà della scuola era fatta a pezzi da infinite riforme e controriforme, una peggio dell’altra?
Vi svegliate solo adesso? Poveri studenti, deve aver pensato l’omino due, con il solito ghigno che si va trasformando in una smorfia dolorosa.
Ed ecco il colpo di grazia: dalle pagine di “Repubblica”, il che dovrebbe rappresentare una garanzia, Marco Belpoliti filosofeggia sull’attesa e il subito.
La parola chiave, postula il Nostro, è ”Simultaneo”, mentre Marinetti e Boccioni caprioleggiano nelle rispettive tombe.
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Si salva il valore dell’attesa davvero al centro della Weltanschauung dei nostri giovani
Il valore dell’attesa: quello sì che è un tema al centro della Weltanschauung dei nostri giovani.
Attesa di un posto di lavoro, di un salario decoroso, di un’informazione che non sia drogata o asservita, per esempio. Ecco, lo vedo il nostro omino due, giunto al fin della licenza: stremato, accaldato.
Perfino lui, l’omino sadico, non ne può più di queste sciocchezze confezionate elegantemente: di questi esercizi per ritardati mentali gabellati per testi argomentativi.
Ha ragionissima Vittorio Feltri: questi esami vanno aboliti. E i due omini, finalmente giubilati, vengano adibiti al controllo dei cantieri, dove non faranno più danni.
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