Se il lavoro non è soltanto un diritto, ma soprattutto un dovere

L’innovazione la fa chi è competente e consapevole dell’impegno e della disciplina necessari, non gli... Individui Buoni A Nulla (IBAN)

Lavoro: non esistono attività da "sfigati" o da immigrati
Gli “Individui Buoni A Nulla” (in sigla ironica “IBAN”) ritengono i lavori umili e faticosi come robe “da sfigati” oppure, aggiungendo il razzismo tipico della categoria, “da immigrati”

Tutte le ricerche e le analisi del mercato del lavoro confermano che le aziende hanno molte difficoltà a trovare personale adeguato alle loro necessità, mentre in Italia abbiamo milioni di disoccupati o di lavoratori sottopagati.

Colpa delle aziende perché pagano poco? Potrebbe essere, ma nella mia esperienza di consulente del lavoro ho visto sempre imprenditori che fanno di tutto per non perdere i dipendenti migliori, riconoscendo spesso loro retribuzioni più alte dei minimi contrattuali.

È un problema di formazione? Magari. La formazione continua è indispensabile per fare innovazione, ma purtroppo non può sopperire alla mancanza di due requisiti che una persona dovrebbe avere sempre, nella vita e nel lavoro: impegno e senso del dovere.

Come può perdere peso chi svolge un lavoro sedentario?

Lavoro: l’articolo 4 della Costituzione italiana
Il testo dell’articolo 4 della Costituzione della Repubblica Italiana offre un perfetto bilanciamento del diritto e del dovere al lavoro

Un principio costituzionale dimenticato

L’Articolo 4 della Costituzione della Repubblica Italiana è breve e chiaro e quindi lo citiamo per intero: “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Non so se la Costituzione italiana è davvero la più bella del mondo, non conosco le altre.

Quello di cui sono certo è che sono pochissimi gli italiani ad averla letta, mentre sono moltissimi quelli che la citano per sentito dire.

Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che negli ultimi sessant’anni ci sono state continue rivendicazioni del diritto (costituzionale) al lavoro, ma poche citazioni del dovere (altrettanto costituzionale) di darsi da fare. La solita demagogia.

Eppure, l’articolo 4, che avete letto poco sopra, parla chiaro.

Lo ripeto: abbiamo tutti il dovere di svolgere un’attività, ognuno secondo le sue possibilità e la sua scelta. Farsi mantenere per stare sul divano di casa non è contemplato.

E non mi si dica che il lavoro manca. Quella che scarseggia, per fortuna soltanto negli “IBAN”, è la voglia di lavorare.

Preferiscono rimanere “familiari a carico” oppure cercare altri modi per far soldi con poca fatica.

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Lavoro: l'immigrazione italiana nel mondo
Nell’arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità d’Italia si è avventurato verso l’ignoto: a partire dal 1861 sono state registrate più di 24 milioni di partenze, il più grande esodo della storia recente

La sempiterna dignità dell’impegno onesto

Gli “Individui Buoni A Nulla” ritengono i lavori umili e faticosi come robe “da sfigati” oppure, aggiungendo il razzismo tipico della categoria, “da immigrati”.

Sono ipocriti perché fingono di aver dimenticato che molto spesso si tratta degli stessi lavori che facevano i loro nonni, guadagnandosi dignitosamente da vivere.

Nel mondo che si autodefinisce civilizzato, molti “IBAN” sono protetti dalle famiglie, dallo Stato e da alcune forze politiche e sindacali, e rivendicano il diritto (costituzionale) al lavoro. Quello che vorrebbero e che non trovano.

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Quella coscienza civile che oggi scarseggia

Nell’attesa evitano però di impegnarsi veramente a fare qualunque altra cosa possa essere utile alla società in cui vivono.

Prima che un dovere costituzionale, è una questione di coscienza civile che, evidentemente, scarseggia.

Il vuoto lasciato dagli “Individui Buoni A Nulla” nostrani viene in parte colmato dall’inevitabile arrivo di molti immigrati in cerca di una vita migliore, com’è successo in passato a molti dei nostri concittadini europei costretti ad emigrare, gli uni e gli altri accompagnati da un buon numero di “IBAN” da viaggio.

Per fare innovazione le aziende hanno bisogno di persone con uno spiccato senso del dovere e quindi posso confermare che molti professionisti della ricerca e selezione valutano positivamente chi può scrivere nel proprio curriculum vitae sia di aver lavorato con le braccia, magari in condizioni difficili, sia di essersi dedicato agli altri in attività sociali, assistenziali o culturali.

Assunzioni a parte, quello che gli IBAN non capiscono è che sapere di aver fatto il proprio dovere è anche una gran bella soddisfazione personale!

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