La corsa allo spazio? Giusto risarcimento per i baby boomer

Le imprese di Space-X di Elon Musk non soltanto svecchiano e privatizzano la conquista di Marte e della Luna, ma rendono possibili i sogni degli Anni 60

Quale migliore visione del futuro che ci fu rubato se non quella di Stanley Kubrick nel capolavoro cinematografico “2001 A Space Odissey”?
Quale migliore visione del futuro che ci fu rubato se non quella di Stanley Kubrick nel capolavoro cinematografico “2001 A Space Odissey”?

Colpisce in questi giorni l’acuirsi delle polemiche intergenerazionali con un argomento principale: il clima. Ma questa non è la prima generazione a cui hanno, per così dire, “rubato il futuro”.
Quando eravamo ragazzi (o ragazze) noi “boomer” degli Anni 60, ci era stato prospettato un futuro nel cosmo. Nel 2001 avremmo avuto gli aerei orbitali, la stazione spaziale rotante, la base sulla Luna.
Avremmo viaggiato nello spazio per affari o per turismo. Tutto questo si sgonfiò come un palloncino con la fine della corsa al nostro satellite e il ritorno alle missioni in orbita bassa da parte di entrambi i contendenti: gli americani non erano più spaventati, i sovietici avevano perso la gara e concentrarono i loro sforzi altrove.
E la guerra del Vietnam costò ben più di una missione su Marte (ma i critici della ricerca spaziale non si ricordano mai delle spese militari, superiori di diversi ordini di grandezza: chissà perché…).
Fra gli Anni Ottanta e il Duemila assistemmo atterriti alla fine impietosa del programma Shuttle, con due incidenti spaventosi e altrettanto prevedibili, indicanti come alla NASA avevano perso di vista l’obbiettivo.

Quelle “oscure realtà” cariche di (nuovi) misteri sul cosmo

Un Elon Musk evidentemente soddisfatto: sta portando a compimento il suo sogno di morire di vecchiaia su Marte? Ai posteri l’ardua sentenza
Un Elon Musk evidentemente soddisfatto: sta portando a compimento il suo sogno di morire di vecchiaia su Marte? Ai posteri l’ardua sentenza

E la NASA ricorse all’anziana Soyuz (russa) per un lanciatore

Seguirono due decenni tristi, almeno per chi ha un po’ di passione per l’argomento, in cui comunque fu costruita la ISS (Stazione Spaziale Internazionale) che è servita a mantenere viva la ricerca e la formazione di nuovi astronauti.
Ma la NASA non aveva più un lanciatore per gli equipaggi, doveva pagare un salato biglietto alla Russia per ogni missione e far viaggiare i propri astronauti su una capsula, la Soyuz, che per quanto robusta e affidabile risaliva a un progetto di sessanta anni fa.
Poi arrivò lui: il visionario, l’eclettico e no, per nulla sopravvalutato, Elon Musk.
Non starò a elencare cosa ha combinato in altri campi, per questo basta una pagina di Wikipedia. Concentriamoci piuttosto su cosa è riuscito a fare per la ricerca spaziale con la Space-X.
Nonostante tutti gli esperti ne negassero la possibilità tecnologica in tempi brevi, ha fatto costruire i Falcon, lanciatori per orbita bassa in grado di far atterrare autonomamente il primo stadio dopo il lancio. Come nei film di fantascienza degli Anni 50, anzi meglio.

Ha reso tali lanciatori adatti al trasporto di equipaggi (superando tutti i nuovi, elevatissimi, criteri di sicurezza) permettendo quindi alla NASA e ai suoi alleati di affrancarsi dalla dipendenza verso la Russia per i lanci verso la ISS.
Una nuova capsula spaziale è nata per il trasporto sia di merci che di persone, la Dragon, concepita e progettata, finalmente, con le tecnologie odierne.
Ha creato la versione Heavy (pesante) del lanciatore Falcon, dotato di ulteriori due booster (razzi di supporto) in grado anch’essi di atterrare autonomamente. Il Falcon Heavy è un lanciatore “medio” in grado di portare carichi ben oltre l’orbita bassa (come ad esempio la gustosissima demo fatta con una Tesla Roadster lanciata verso Marte, tuttora in orbita fra i due pianeti).

Sì a Bologna al forum strategico per la filiera aerospaziale

La International Space Station (la Stazione Spaziale Internazionale in lingua italiana), in orbita intorno alla Terra dal 1998. Se ne prevede il rientro - controllato - entro il 2028, a meno che qualche privato non decida di…comprarsela?
La International Space Station (la Stazione Spaziale Internazionale in lingua italiana), in orbita intorno alla Terra dal 1998. Se ne prevede il rientro – controllato – entro il 2028, a meno che qualche privato non decida di…comprarsela?

Un vettore alto 120 metri (!) e dal diametro di 9 per il futuro

Sta costruendo un’astronave ancora più fantascientifica, la Starship, già approvata dalla NASA per portare l’uomo sulla Luna. Attualmente in fase di test, sarà il sistema di lancio più potente mai creato dall’uomo, totalmente riutilizzabile, e sarà in grado a seconda della configurazione di portare equipaggi di 100 persone fino a Marte.
Per darvi il senso delle proporzioni:
Il Falcon 9 è un lanciatore alto 55 metri e dal diametro di 3,66 metri;
Il Falcon Heavy è un lanciatore alto 70 metri e dal diametro di 3,66 metri;
La Starship sarà un lanciatore alto 120 metri e dal diametro di 9 metri. In acciaio (!)… L’astronave vera e propria, ovvero il secondo stadio, è alta 50 metri.

Podcast, quarant’anni visionari di Elon Musk dal Web a Marte

La Luna e Marte rappresentano i nuovi obiettivi di conquista dell'uomo
La Luna e Marte rappresentano i nuovi obiettivi di conquista dell’uomo

L’economia spaziale una nuova frontiera a portata di mano

Tutte queste tecnologie hanno lo scopo di rendere i viaggi spaziali sempre più economici e sicuri, alla portata anche dei non professionisti.
Indipendentemente dai risultati (peraltro eccezionali) ottenuti con Space-X, Elon Musk ha anche il merito di avere “risvegliato” un mercato che faticava ancora a decollare, l’economia spaziale.
Tale economia richiede una grande capacità di visione, in quanto si può sviluppare solo con grandi investimenti sia monetari che temporali, esattamente all’opposto del “tutto e subito” che illude tanti sedicenti imprenditori.
Una capacità di visione che finora era esclusiva delle grandi agenzie spaziali, limitate però dalla politica: significativa a tal proposito la splendida serie “For All Mankind” disponibile su AppleTV+, dove si immagina una storia alternativa in cui l’URSS avrebbe battuto gli USA nella gara per la Luna, causando un’accelerazione della corsa allo spazio tale da portare negli Anni 70 del secolo scorso i primi avamposti fissi sul nostro satellite e negli Anni 90 la prima missione sul Pianeta Rosso. Fantascienza? Fino a un certo punto.
I sostenitori del complotto che nega l’atterraggio lunare usano spesso come argomento il livello tecnologico dell’epoca, che non avrebbe permesso un reale viaggio fino a 400.000 km dal nostro pianeta.
Dimenticando che quando è ben motivata l’umanità riesce a compierli davvero, i miracoli, correndo dei rischi che oggi sarebbero ritenuti inaccettabili.
Qualcuno oggi storce il naso di fronte a questa “privatizzazione” dello spazio, scordando forse che la vera era spaziale nascerà solo nel momento in cui lo spazio diventa non soltanto economico, ma anche essenziale per il futuro. E tale è, nonostante chi si ostina a guardarsi le scarpe.

NASA ed ESA centrali anche al tempo delle aziende private

C’è poi da aggiungere che la privatizzazione è e resterà comunque parziale e le agenzie come NASA ed ESA manterranno sempre un ruolo di primo piano.
L’economia spaziale, così come quella legata agli esperimenti scientifici di lunga durata (ad esempio l’LHC, l’acceleratore di particelle a Ginevra da 27 chilometri, il futuro FCC da 100 km, gli interferometri per le onde gravitazionali come l’italiano Virgo, la stessa ISS, il progetto ITER per la fusione nucleare controllata) è un’economia a larga scala e lunga durata, in grado di muovere enormi capitali per progetti a lunga e lunghissima scadenza.
Ed è un’economia di speranza, in un certo senso: se con la crescita demografica incontrollata rischiamo di rendere meno abitabile per noi lo stesso nostro pianeta, a media lunga scadenza possiamo sperare di ampliare i nostri spazi abitativi nell’intero Sistema Solare (ovviamente si parla di prospettive secolari), sia attraverso progetti di terra-formazione, sia attraverso la costruzione di grandissimi moduli orbitanti intorno alla Terra, o alla Luna.
Senza dimenticarci di un altro aspetto fondamentale: quasi tutte le tecnologie più avanzate che utilizziamo derivano dalla ricerca spaziale, dalla ricerca militare e dalla ricerca di base: quindi non dovremo aspettare decenni o centinaia di anni per le ricadute positive, di cui stiamo godendo i frutti già oggi.

Il futuro è già qui: sempre da capire, mai da sprecare…

 

Glossario
Lanciatore: in astronautica, il vettore o lanciatore è un missile, cioè un veicolo propulso da un particolare tipo di motori detti razzi o endoreattori. Questo tipo di missile è il mezzo usato per inviare nello spazio un certo carico utile che può consistere in astronauti, satelliti, sonde interplanetarie, moduli di rifornimento per le basi spaziali orbitanti.
Orbita bassa: un’orbita terrestre bassa (in lingua inglese Low Earth Orbit, in sigla LEO) è un’orbita attorno alla Terra di altitudine compresa tra l’atmosfera e le fasce di van Allen, ossia tra 300 e 1.000 km.
Primo stadio: un lanciatore è costituito da più “stadi” (2-4), ciascuno propulso da uno o più razzi per fornire la spinta soltanto per una parte del viaggio complessivo.
Capsula: un veicolo spaziale, in astronautica, è un veicolo in grado di viaggiare nello spazio. Il termine generico “veicolo spaziale” si applica sia a veicoli privi di equipaggio sia a quelli con equipaggio. Fra le varie tipologie di veicolo spaziale con equipaggio abbiamo la capsula, come ad esempio le Mercury, le Gemini, le Apollo (con le quali siamo andati sulla Luna), le Sojuz russe, le Shenzhou cinesi.
Interferometro: in fisica, apparecchio basato sull’uso di raggi luminosi o laser o di particelle accelerate, per lo studio delle onde elettromagnetiche o gravitazionali.

Quegli impulsi di luce che alterano… le proprietà dei solidi

L’interferometro Virgo nella pianura pisana, vicino a Cascina, teatro della scoperta delle onde gravitazionali. Chi si aspetterebbe che fra le tecnologie di ricaduta di un progetto del genere ci fossero anche le energie rinnovabili?
L’interferometro Virgo nella pianura pisana, vicino a Cascina, teatro della scoperta delle onde gravitazionali. Chi si aspetterebbe che fra le tecnologie di ricaduta di un progetto del genere ci fossero anche le energie rinnovabili?