La prima “bandiera” sulla Luna? Fu bianca e made-in-Svizzera

La prima “bandiera” sulla Luna? Fu bianca e made-in-Svizzera

Il “Solar Wind Composition Experiment” dell’Università di Berna esordì prima del… vessillo USA nelle mani dell’astronauta Edwin “Buzz” Aldrin

Il pilota del modulo lunare Edwin “Buzz” Aldrin dispiega l'esperimento svizzero di composizione del vento solare
Il pilota del modulo lunare Edwin “Buzz” Aldrin dispiega l’esperimento svizzero di composizione del vento solare

Nell’ambito della conquista della luna, un fatto che ha segnato indelebilmente la storia del diciannovesimo secolo a partire dalla fatidica data del 20 luglio 1969, pochissimi paiono ricordare un episodio che restituisce ai posteri l’eccezionalità della Confederazione Svizzera, Nazione campione del mondo nel campo dell’innovazione e degli studi scientifici.
La prima “bandiera” dispiegata sulla superficie del grande satellite terrestre non è stata infatti la celeberrima “stars and stripes” americana depositata da Edwin “Buzz” Aldrin bensì un candido vessillo made-in-Svizzera. E questo malgrado la NASA e il Governo statunitense siano stati ovviamente i motori principali della mission

L’anno lunare ha dato il la al progetto NFT di Lamborghinie.

Il saluto militare di Edwin “Buzz” Aldrin alla bandiera statunitense sul suolo lunare il 20 luglio 1969
Il saluto militare di Edwin “Buzz” Aldrin alla bandiera statunitense sul suolo lunare il 20 luglio 1969

Il “Solar Wind Composition Experiment” priorità dell’Apollo 11

La squadra che lavorò al “Solar Wind Composition Experiment”, uno degli esperimenti curati dall’equipaggio dell’Apollo 11 sul suolo lunare, apparteneva infatti all’Università di Berna.
Il cosiddetto “Esperimento di composizione del vento solare”, consistente nell’impiego di uno strumento simile a una bandiera, è stato il primo test in ordine di tempo effettuato dagli astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Edwin “Buzz” Aldrin sulla superficie lunare.
L’iniziativa si doveva a un ricercatore in particolare, cioè Johannes Geiss, il fisico tedesco (nato a Słupsk nell’attuale Polonia, un tempo la Stolp della Pomerania prussiana, il 4 settembre 1926) naturalizzato svizzero scomparso lo scorso 30 gennaio 2020.
Realizzato dall’Università di Berna e dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, questo esperimento era al tempo stesso semplice e di grande valore scientifico.
Fu uno degli pochi test ad essere portato in ogni spedizione sulla Luna fino alla loro interruzione il 19 dicembre 1972 con la missione Apollo 17, e fu l’unico esperimento non americano a far parte della platea di verifiche scientifiche dell’Apollo 11.

Ammicca alla Luna l’avanzata della Lamborghini verso gli NFT

La moneta commemorativa delle ricerche condotte sul vento solare dall'Università di Berna emessa nel 2019 da swissmint
La moneta commemorativa delle ricerche condotte sul vento solare dall’Università di Berna emessa nel 2019 da swissmint

Foglio di alluminio di 1,4 metri per 30 centimetri rivolto al Sole

Consisteva in un foglio di alluminio, della dimensione di 1,4 metri per 30 centimetri, fissato ad un palo rivolto verso il Sole.
Combinando argomenti scientifici e diplomazia, Johannes Geiss riuscì persino a convincere la NASA a dispiegare la vela solare svizzera prima di sventolare la bandiera americana, per massimizzare il tempo di esposizione del foglio.
Prima del lancio, qualcuno aveva scherzosamente suggerito di attaccare una bandiera svizzera all’interno del rotolo di pellicola, in modo che fosse la prima bandiera posta dall’uomo sulla Luna.
Il professor Geiss, che si era occupato anche di studi sulla geocronologia alla University of Chicago e alla Universität Bern, aveva ideato l’esperimento per studiare il flusso continuo nello spazio di particelle cariche del Sole, chiamato “vento solare”.
L’esperimento della équipe di ricerca bernese ha permesso le prime misure della composizione dei gas nobili del vento solare.
Questi dati avrebbero aiutato a comporre le teorie, spesso concorrenti e divergenti, sulle origini del sistema solare, le atmosfere planetarie e le dinamiche del vento solare stesso.

La corsa allo spazio? Giusto risarcimento per i baby boomer

Settantasette minuti di esposizione della lastra alla nostra Stella

Gli astronauti esposero la lamina al Sole complessivamente per 77 minuti dagli astronauti sull’Apollo 11, permettendo alle particelle del vento solare di incorporarsi nella lamina. Il foglio di alluminio è stato poi riportata sulla Terra per essere analizzato in laboratorio.
Questo ha permesso di determinare la composizione chimica delle particelle incorporate nello strumento di misura in modo più accurato di quanto sarebbe stato possibile se fossero state misurate a distanza.
Johannes Geiss seguì questi esperimenti così come molti altri test spaziali innovativi, volti a trovare la composizione della materia intorno al Sole, ai pianeti, alle comete e al gas interstellare.
Oltre ai famosi esperimenti delle missioni Apollo americane, ha anche fatto parte dell’équipe di lavoro del progetto Giotto dell’ESA per il suo storico viaggio volto a incontrare la cometa Halley nel 1986.
Ma egli è probabilmente meglio conosciuto come uno dei padri della missione ESA/NASA Ulysses, e uno dei ricercatori più importanti per qualità dei lavori e per durata degli esperimenti.
Negli ultimi anni, insieme ai colleghi dello “Ulysses Solar Wind Ion Composition Experiment” ha determinato la composizione isotopica ed elementare del vento solare in tutte le condizioni in cui si manifesta nonché a tutte le latitudini del Sole.
I suoi strumenti hanno fornito le registrazioni più complete del vento solare per come lo conosciamo sino a oggi.

Lo scienziato di colore e quella voce “nazista” nello spazio

Johannes Geiss diresse e fondò l’International Space Science Institute (ISSI) con sede a Berna
Johannes Geiss diresse e fondò l’International Space Science Institute (ISSI) con sede a Berna

Johannes Geiss, un genio dalla Pomerania alla capitale elvetica

Chi era Johannes Geiss? Egli è stato tra i protagonisti della definizione della politica scientifica dell’Agenzia Spaziale Europea e del suo attuale programma di ricerca nel cosmo, e ha promosso con successo missioni spaziali internazionali come Ulysses, SOHO e Cassini/Huygens.
Ha ricevuto il primo dottorato di ricerca all’Università di Goettingen nel 1953, dopodiché ha vissuto una lunga carriera accademica all’Università di Berna e ha ricoperto posizioni importanti presso atenei e istituzioni internazionali negli Stati Uniti, in Francia e in Germania.
Il fisico di origini prussiane è stato uno dei principali architetti del programma di scienze spaziali in Svizzera, ma forse il suo contributo più importante alla ricerca di settore è arrivato alla fine della carriera con la creazione e la guida dell’International Space Science Institute (ISSI), con sede proprio a Berna.

Quelle “oscure realtà” cariche di (nuovi) misteri sul cosmo

Il pilota del modulo lunare Edwin “Buzz” Aldrin dispiega l'esperimento svizzero di composizione del vento solare
Il pilota del modulo lunare Edwin “Buzz” Aldrin dispiega l’esperimento svizzero di composizione del vento solare