Fare marketing e branding con il metaverso: perché è sempre più importante?

Che cosa sta diventando il metaverso, e perché fare branding sfruttandolo è così importante? Ma soprattutto: quali sono gli obiettivi del metaverso?

Chi siamo? Ma soprattutto. Dove stiamo andando? Non sono le domande esistenziali che potrebbero sembrare, ma due quesiti che ogni esperto di branding dovrebbe porsi quando si affaccia sul metaverso. Questo luogo che esiste ancora parzialmente nell’immaginazione collettiva, un’idea del web altamente immersiva che guarda non solo verso il futuro, ma verso la creazione di una vita parallela che possa risultare largamente soddisfacente.

Mentre qualcuno ancora si chiede dov’è diamine si trovi il metaverso, altre persone si interrogano sulle sue funzioni. E in un futuro dove i brand hanno un potere d’acquisto e decisionale così elevato, dobbiamo per forza aspettarci che il metaverso sarà un luogo decisamente orientato al consumo.

Ecco perché il metaverso è un concetto già oggi quasi del tutto corporate: se le aziende hanno in mano il denaro e i mezzi, saranno loro a determinare l’andamento di questa nuova tecnologia. E chi primo arriva, meglio alloggia. Forse.

Sì, ma che cos’è il metaverso?

Se potessi spiegarti il metaverso di persona, farei degli ampi gesti, del tutto vaghi, con le braccia, mentre mi guardo intorno con aria sperduta. L’unica certezza che abbiamo di esso è l’idea alle sue spalle: si tratta di una realtà digitale aumentata e migliorata dalla tecnologia. Un concetto che vuol dire tutto e niente, ma che ai brand piace davvero tanto.

E ai consumatori, il metaverso, piace? Già il fatto che lo stiamo guardando in quest’ottica lascia pensare che di fatto i contenuti siano davvero pochi, ma bisogna pur partire da qualche parte. Secondo una ricerca Deloitte, i modelli del metaverso dei brand e dei consumatori confluiranno in un unico “ecosistema simbiotico” dove le persone potranno interagire sia con la componente industriale che quella consumer.

L’idea è quella di trasporre il mondo fisico nel mondo virtuale, cuore del metaverso, e attraverso la realtà virtuale rendere possibile uno scambio di ruoli tra produttore e consumatore. Addirittura Deloitte arriverebbe a dichiarare che interagendo con il metaverso, le industrie possono ottenere un riscontro pratico nella realtà fisica generando un valore reale. In pratica una cosa davvero rivoluzionaria. Eh? A parte l’ironia, che è l’unico modo in cui posso affrontare l’oggi, andiamo a vedere il COME.

In ogni caso, come si interagisce col metaverso? EqualOcean Intelligence parla delle Meta-X, ovvero del set di tecnologie che permettono ai brand di operare su questa Terra Incognita. In esse troviamo la mixed reality, digital twin, AIoT, computer graphics e blockchain.

Un mondo nuovo?

L’unica cosa “certa” del metaverso, paradossalmente, è la centralità delle persone, le quali dovranno diventare gli attori principali della scena economica. I sognatori immaginano il metaverso come uno strumento per trasformare il consumatore in produttore, al fine di raggiungere un livello di personalizzazione dei prodotti tale da poter raggiungere la meta dell’industria 5.0. Un’industria umano-centrica, sostenibile e resiliente, in pratica, se vi piace questa parola dal sapore un po’ littorio.

Ci interroghiamo su come un futuro promosso e sponsorizzato prevalentemente dai brand (a cui interessa fatturare, alla fine della fiera) possa effettivamente trasformarsi in un modello sociale ed economico virtuoso, dove l’essere umano è al centro di una catena dove tutti sono uguali e valorizzati. Al tempo stesso, sognare in grande è importante: il cinismo facciamo sempre in tempo a metterlo sul tavolo.