I pesanti danni all’Italia dell’immobilismo della politica sul Payback

Anziché cancellare l’obbligo dei fornitori di ripianare gli extra-deficit regionali della sanità, Palazzo Chigi dovrà difenderlo avanti la Consulta

Payback: la Corte Costituzionale della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, in presenza dei quindici giudici della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana: la Consulta è stata chiamata nel 2023 a giudicare la costituzionalità della legge sul Payback in campo sanitario

Tutto come previsto. Rinvio dopo rinvio, in Italia l’Esecutivo ha deciso di non decidere sulla questione del Payback e, quindi, invece di cercare una soluzione ragionevole al problema, dovrà difendere questo meccanismo, a dir poco assurdo, di fronte alla Corte Costituzionale.
Il cosiddetto “Payback” (in inglese “rimborso” o “restituzione”, peraltro già descritto in un nostro articolo intitolato “Dal Payback una pugnalata alle spalle dell’Innovazione biomedicale” del 10 marzo 2023) ha già avuto un impatto devastante sulle aziende in generale, e sulle PMI in particolare, e presto lo avrà anche sul Servizio Sanitario Nazionale e vedremo di seguito il perché.
Si tratta di una Legge che impone alle imprese italiane la restituzione di parte del loro fatturato nel periodo 2015-2018, per forniture fatte sulla base di regolari contratti di appalto, per ripianare gli extra-deficit regionali.
Francamente è una cosa incomprensibile per gli italiani, compreso chi scrive; figuriamoci per i vertici di una multinazionale.
Ma come? Le Regioni, che gestiscono la sanità pubblica, sbagliano i bilanci e sforano i tetti di spesa e lo Stato chiede ai fornitori di contribuire a ripianare quello sforamento? E tutto ciò a distanza di anni?
Loro gestiscono, spendono di più e poi impongono ai fornitori di “restituire”!

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Payback: la ricerca e l’innovazione sono imprescendibili ai fini di una buona sanità pubblica
La ricerca e l’innovazione sono imprescendibili ai fini di una buona sanità pubblica

Dalla culla (romana) del diritto a un Paese di azzeccagarbugli nemico delle imprese

E pensare che un tempo l’Italia era la culla del diritto, a partire da quello romano, con tanto di “D” maiuscola.
Il danno è collettivo perché in questo modo le imprese vengono spinte a proporre altrove nel mondo le proprie innovazioni, a scapito dei pazienti in cura in Italia e quindi, potenzialmente, di tutti i cittadini.
Ovviamente gli addetti ai lavori hanno condannato più volte il provvedimento e si stanno opponendo con tutte le loro forze, ma finora hanno ottenuto soltanto rinvii.
Anche i risultati di una indagine condotta da Confindustria Dispositivi Medici su 137 aziende del settore, pubblicati dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” nell’edizione del 21 novembre, confermano che il danno che il settore sta subendo è enorme.
E, nel frattempo, il Governo che cosa fa? Rimane immobile. Silenzio assordante.

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Payback: il Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
Il Governo italiano, ospitato da Palazzo Chigi nel centro di Roma, ha praticato un certo immobilismo sul Payback in campo sanitario e dovrà ora difendere la legge dinanzi alla Corte Costituzionale per un’eccezione sollevata dal TAR del Lazio

Dal TAR del Lazio almeno una provvidenziale questione di legittimità costituzionale

Meno male che il TAR del Lazio, il Tribunale Amministrativo Regionale investito dei ricorsi, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale perché quelle scelte legislative “potrebbero risultare irragionevoli sotto molteplici profili”.
Davvero, meno male.
Il Governo, infischiandosene delle conseguenze di questo clima di assurda incertezza, ha così demandato la soluzione del problema alla Consulta.
In pratica ha deciso di non… governare!
Sembra un incubo ed invece è la triste realtà, e quando sarà finita, comunque vada, ci troveremo a contare i danni in termini di licenziamenti, cassa integrazione e calo degli investimenti esteri.
Accanto a ciò, l’aggravante di dover anche ricostruire la fiducia perduta.
Bel disastro.

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