Transistor commutabili con la luce grazie agli "ossidi trasparenti"?

Così il PSI ha accertato le proprietà di trasparenza ottica e conduttività elettrica dell’ossido di bario-stagno e dello stannato di stronzio

Transistor commutabili con la luce: un insieme di film metallici di ossido di stronzio e vanadio (SrVO3) di spessore crescente (Foto: Instituto de Ciencia de Materiales de Barcelona (ICMAB-CSIC))
Un insieme di film metallici di ossido di stronzio e vanadio (SrVO3) di spessore crescente
(Foto: Instituto de Ciencia de Materiales de Barcelona (ICMAB-CSIC))

Nuovi materiali potrebbero rivoluzionare la tecnologia dei computer.

Lo descrive una ricerca condotta dagli scienziati dell’Istituto Paul Scherrer con il sincrotrone Swiss Light Source (SLS), che ha raggiunto un’importante pietra miliare in questo senso.

I microchip sono fatti di silicio e funzionano secondo il principio fisico del semiconduttore.

Non è cambiato nulla in questo senso da quando è stato inventato il primo transistor nel 1947 nei Bell Labs in America.

Da allora, i ricercatori hanno ripetutamente predetto la fine dell’era del silicio, ma si sono sempre sbagliati.

La tecnologia del silicio è ancora viva e continua a svilupparsi a ritmo sostenuto.

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Transistor commutabili con la luce: John Bardeen, William Shockley e Walter Brattain all’interno dei Bell Labs nel 1948: il primo e il terzo inventarono il transistor a contatto puntiforme l’anno precedente, mentre il secondo congegnò il transistor a giunzione bipolare nella stessa stagione
John Bardeen, William Shockley e Walter Brattain all’interno dei Bell Labs nel 1948: il primo e il terzo inventarono il transistor a contatto puntiforme l’anno precedente, mentre il secondo congegnò il transistor a giunzione bipolare nella stessa stagione

C’è già un microprocessore IBM di due soli nanometri, equivalenti a 20 atomi adiacenti

Il gigante dell’informatica IBM ha appena annunciato il primo microprocessore le cui strutture dei transistor misurano solo due nanometri, equivalenti a 20 atomi adiacenti.

Quale sarà il prossimo passo? Strutture ancora più piccole? Presumibilmente sì, almeno per questo decennio.

Allo stesso tempo, nei laboratori di ricerca stanno prendendo forma nuove idee su una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe stravolgere tutto ciò che pensiamo di sapere sulla microelettronica.

Una delle luci di questo campo di ricerca è data dal team di Milan Radovic.

Egli lavora presso l’Istitutio Paul Scherrer e il suo team ha appena pubblicato un articolo sulla rivista “Communication Physics”, che presenta risultati sensazionali di una ricerca all’avanguardia sui cosiddetti “Ossidi Trasparenti” (TO) che potrebbe aprire enormi prospettive per questa nuova tecnologia.

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Transistor commutabili con la luce: Milan Radovic è uno staff scientist presso la linea di fascio “Spectroscopy of Interfaces and Surfaces” (SIS) dello Swiss Light Source dell’Istituto Paul Scherrer (PSI); ha studiato Fisica Applicata presso l'Università di Belgrado, in Serbia, dove ha anche iniziato la propria carriera di ricercatore presso il Dipartimento di Fisica Atomica; nel 2009 ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università di Napoli, in Italia; nel 2003 è stato invitato ad assumere un doppio incarico presso il Politecnico Federale di Losanna e il PSI, dove dal 2013 ricopre il ruolo di staff scientist
Milan Radovic è uno staff scientist presso la linea di fascio “Spectroscopy of Interfaces and Surfaces” (SIS) dello Swiss Light Source dell’Istituto Paul Scherrer (PSI); ha studiato Fisica Applicata presso l’Università di Belgrado, in Serbia, dove ha anche iniziato la propria carriera di ricercatore presso il Dipartimento di Fisica Atomica; nel 2009 ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Napoli, in Italia; nel 2003 è stato invitato ad assumere un doppio incarico presso il Politecnico Federale di Losanna e il PSI, dove dal 2013 ricopre il ruolo di staff scientist
(Foto: Mahir Dzambegovic/Istituto Paul Scherrer)

Superconduttività ad alta temperatura, magnetoresistenza e transizione metallo-isolante

Milan Radovic e i suoi coautori Muntaser Naamneh e Eduardo Guedes, insieme al gruppo di ricerca di Bharat Jalan dell’Università del Minnesota, negli Stati Uniti, non lavorano con il silicio, ma con gli ossidi di metalli di transizione, in sigla TMO.

Questi presentano proprietà esotiche e fenomeni multifunzionali come la superconduttività ad alta temperatura, la magnetoresistenza colossale, la transizione metallo-isolante e molto altro ancora.

Ciò che inizialmente può sembrare sconcertante per un profano, promette enormi progressi per la tecnologia dei chip del futuro.

Nella loro ultima pubblicazione, i ricercatori si concentrano sull’ossido di bario-stagno (BaSnO3), un materiale che combina la trasparenza ottica con un’elevata conduttività elettrica.

La crème della ricerca svizzera in mostra al PSI di Villigen

Transistor commutabili con la luce: la replica del primo transistor della storia, inventato ai Bell Labs negli Stati Uniti l'antivigilia di Natale del 1947
La replica del primo transistor della storia, inventato ai Bell Labs negli Stati Uniti l’antivigilia di Natale del 1947

Le formule BaSnO3 e SrSnO3 vere chiavi per caratteristiche ottiche ed elettriche collegate

Da tempo gli scienziati cercano di ottenere proprietà simili a quelle dei semiconduttori dai metalli di transizione e da speciali ossidi trasparenti come il BaSnO3 e lo stannato di stronzio (SrSnO3).

Rispetto al silicio, offrono vantaggi rivoluzionari per gli elementi optoelettronici: questi ossidi di perovskite, trasparenti e conduttivi, permetterebbero di creare elementi di commutazione con proprietà elettriche e ottiche direttamente collegate.

Si potrebbe quindi pensare di produrre transistor che possono essere commutati con la luce.

Tutti i microchip sono costituiti da una combinazione di sostanze diverse.

Dal PSI un inedito efficace trattamento combinato del cancro

Transistor commutabili con la luce: in futuro i transistor potrebbero essere commutati tramite la luce grazie ai cosiddetti "ossidi trasparenti"
In futuro i transistor potrebbero essere commutati tramite la luce grazie ai cosiddetti “ossidi trasparenti”

Quelle decisive “fasi esotiche” che possono verificarsi alle interfacce dei materiali

Per capire il loro funzionamento, è importante sapere che cosa succede nei sottili strati adiacenti, o interfacce, tra questi materiali, perché le proprietà fisiche di molte sostanze sono completamente diverse in superficie rispetto all’interno.

Le “fasi esotiche” possono verificarsi alle interfacce dei materiali, una scoperta fatta da tre fisici britannici che hanno ricevuto il premio Nobel nel 2016.

Un articolo, appena pubblicato, descrive significativi progressi nella comprensione delle proprietà elettroniche allo stato superficiale del BaSnO3.

I ricercatori hanno utilizzato la cosiddetta “spettroscopia di fotoemissione risolta in angolo” presso la beamline della Swiss Light Source (SLS) per “scoprire lo stato elettronico bidimensionale del BaSnO3, che apre nuove prospettive per questa classe di materiali”, sottolinea Eduardo Guedes.

Due proteine sono state unite stabilmente per la prima volta

Transistor commutabili con la luce: vista a volo d’uccello del campus di ricerca dell'Istituto Paul Scherrer fra Villigen e Würenlingen nel Cantone di Argovia
Vista a volo d’uccello del campus di ricerca dell’Istituto Paul Scherrer fra Villigen e Würenlingen nel Cantone di Argovia
(Foto: Paul Scherrer Institut)

A Villigen e Würenlingen un’infrastruttura ottimale per cercare alternative al silicio

Non è un caso che queste scoperte siano state fatte all’Istituto Paul Scherrer: i ricercatori del campus di Villigen e Würenlingen nel Cantone di Argovia hanno accesso a un laboratorio specializzato nella progettazione, produzione, modifica e studio approfondito di nuovi materiali.

Inoltre, lo SLS del PSI offre le migliori strutture per lo screening di sostanze ad alta risoluzione spaziale e temporale. Questi sofisticati metodi di spettroscopia sono una specialità del principale centro di ricerca della Svizzera.

Esistono soltanto tre sedi al mondo che soddisfano contemporaneamente tutti questi requisiti. Anche il know-how e l’infrastruttura di ricerca avanzata sono prerequisiti importanti.

“Al PSI esploriamo e combiniamo le conoscenze con le strutture sperimentali”, spiega Milan Radovic.

Ora i ricercatori vogliono scoprire quali altri materiali presentano proprietà simili e potrebbero essere potenziali candidati per i microchip ottici del futuro.

“Ma il silicio è tutt’altro che una tecnologia superata”, sottolinea Milan Radovic. È infatti altamente sviluppato ed efficiente.

“Tuttavia, la tecnologia basata sugli ossidi di metalli di transizione è molto più potente e versatile: il suo tempo arriverà”.

Il PSI nel futuro con una divisione di ricerca sui Big Data

Il funzionamento del sincrotrone Swiss Light Source dell’Istituto Paul Scherrer

Transistor commutabili con la luce: Milan Radovic e Eduardo Bonini Guedes del gruppo Spectroscopy of Quantum Materials alla linea di fascio Spectroscopy of Interfaces and Surfaces (SIS) della Swiss Light Source (SLS) dell’Istituto Paul Scherrer (PSI) (Foto: Mahir Dzambegovic/Istituto Paul Scherrer)
Milan Radovic e Eduardo Bonini Guedes del gruppo Spectroscopy of Quantum Materials alla linea di fascio Spectroscopy of Interfaces and Surfaces (SIS) della Swiss Light Source (SLS) dell’Istituto Paul Scherrer (PSI) (Foto: Mahir Dzambegovic/Istituto Paul Scherrer)