Come imparare a nuotare nell'agitato mare delle nuove tecnologie
Ecco perché la pervasività della digitalizzazione nelle nostre vite dovrà presto condurci a un dominio del mezzo per sviluppare noi stessi
L’impatto delle nuove tecnologie sulla vita quotidiana odierna è un fenomeno di portata epocale a proposito del quale è molto difficile fare dei ragionamenti permanenti e conclusivi.
Ciò deriva da una serie di circostanze, attualmente ineludibili: a) la tecnologia è in continua evoluzione; b) essa non ha mai influito in maniera così pervasiva e onnipresente in ogni momento della giornata come in questo periodo storico, addirittura modificando in tempo reale e in modo sostanziale le abitudini di vita delle persone; c) non è mai stata così accelerata, mutando in continuazione gli orizzonti, i paradigmi e gli stessi limiti della medesima, limiti un tempo considerati inauditi; d) non è mai stata così penetrante e modellante nelle capacità attentive e conoscitive delle persone sulla realtà circostante, specie in età evolutiva.
Dagli albori delle civiltà, ogni tecnologia ideata dall’umanità ha modificato il modo di pensare e di ragionare delle persone: basta pensare al calendario, alla scrittura, al libro: il calendario ha incoraggiato la facoltà di pianificare e gestire le azioni umane; la scrittura, prima, e il libro, poi, hanno promosso e rafforzato la capacità di concentrazione, di logica e di concettualizzazione degli esseri umani che vi hanno avuto accesso, promuovendo un pensiero di tipo astratto.
Anche le nuove tecnologie stanno trasformando il modo di pensare e di ragionare delle persone della società contemporanea.
Tecnologia e solidarietà a braccetto grazie al progetto ated4special
In che direzione stiamo andando e che cosa attende l’umanità?
Un certo modo di fruire le nuove tecnologie (basato prevalentemente sulla visione passiva di immagini o video) sembrerebbe sollecitare un pensiero di tipo analogico, associativo ed emotivo, che favorirebbe uno scarso pensiero critico, terreno favorevole alle fake news.
Nello stesso tempo le nuove tecnologie (organizzate, somministrate, supervisionate e condotte correttamente) sarebbero in potenza (ed in alcuni casi si sono già rivelate) degli straordinari strumenti che dispiegano numerose nuove possibilità
Stanno aprendo nuove opportunità in molteplici ambiti, dal lavoro alla ricerca dalla formazione alla salute; hanno creato nuovi ambienti di apprendimento, che non sempre le scuole di ogni ordine e grado sono in grado di cogliere e di sfruttare pienamente (un po’ per resistenza strutturale, un po’ per riluttanza delle risorse umane); stanno modificando la stessa natura della conoscenza propriamente detta, trasformandola in un fenomeno collettivo e condiviso in continua crescita, con una costellazione di connessioni tra persone, aree geografiche ed ambiti diversificati di una portata mai vista prima.
Malgrado questo, viviamo purtroppo in un mondo che non è ancora pronto ad accoglierle e sfruttarle nella loro piena potenzialità, perché condizionato in negativo da logiche di parte di svariati Paesi che, per propri tornaconti economici e politici, pensano prevalentemente al proprio orticello.
Vari governi sembrerebbero addirittura osteggiare, alcuni apertamente, altri subdolamente, la libertà di circolazione delle conoscenze che le nuove tecnologie consentirebbero di avere.
Come conseguenza alcuni social network, che all’inizio della loro esistenza erano fertili terreni di esplorazione senza vincoli, sembrerebbero ultimamente diventati dei formidabili censori delle diverse idee e opinioni tra le persone.
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Velocità, contagiosità e incognite delle tecniche che maneggiamo
Una profonda differenza con le tecnologie del passato è proprio la velocità parossistica e trasformativa di quelle nuove, nonché la loro onnipresenza, che non consentirebbe di afferrare in maniera completa e chiara tutti gli esiti, sia in negativo sia in positivo, che il loro uso più o meno equilibrato e mediato potrebbe avere sulla mente degli individui, specie quelli in crescita.
Vi sarebbe quindi la necessità urgente di acquisire una padronanza consapevole ed equilibrata delle nuove tecnologie.
Una padronanza che non può sorgere con facilità a livello spontaneo e intuitivo da parte delle singole persone (e non può tantomeno essere affidata soltanto nelle mani di chi vuole vendere prodotti o servizi ad esse collegati), ma se ne devono fare carico istituzioni e agenzie formative super partes
Una delle principali incognite è che si sta abbassando in maniera preoccupante e acritica (da parte dei genitori) l’età in cui i bambini accedono a tablet e allo smartphone, come vere “babysitter elettroniche” (come un tempo avveniva con la TV).
La preoccupazione è che questi strumenti, specie nelle persone che non hanno ancora sviluppato pienamente le strutture superiori del cervello, e che non hanno né padronanza né conoscenza consapevole profonda degli oggetti e dei relativi rischi che hanno tra le mani, possano provocare.
Questi pericoli sono facilmente individuabili: a) una dipendenza andando a riempire ulteriormente il già triste mercato della dopamina; b) dei problemi nell’ambito dell’apprendimento, della motivazione, della socializzazione e dell’entusiasmo con cui si dovrebbero approcciare ai propri obiettivi di vita; c) una fuga da una realtà spiacevole e/o che richiede un impegno che non si vuole sostenere; d) delle false conoscenze basate su fonti non accertabili e attendibili.
Oppure semplicemente e paradossalmente un rischio è che le stesse nuove tecnologie rimangano solo strumenti vuoti e inutili e che perdano tutto il loro potenziale creativo, o lo mantengano solo per una nicchia di persone diventando solo dei riempi-tempo per la maggior parte degli altri.
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Tecnologia, tra sospetti e problemi, come già la TV fra Anni 70 e 90
L’introduzione su vasta scala di ogni tecnologia può effettivamente suscitare sconcerto e sgomento, specie quando ci si rende conto, in itinere o a posteriori, che la sua introduzione può comportare degli impatti nella vita delle persone, modificando radicalmente le abitudini delle medesime.
Già dagli Anni 70 del Novecento, ad esempio, gli studiosi di vari ambiti della conoscenza si preoccupavano della caratteristica del medium televisivo di modificare i comportamenti e la facoltà attentive nei bambini, che erano lasciati da soli davanti ad esso senza vincoli di tempo e senza filtri cognitivi.
La televisione, invece, era ed è uno strumento neutro, positivo o negativo a seconda dei contenuti trasmessi, dei format di trasmissione utilizzati e delle ideologie presenti o assenti in chi li gestisce nonché della responsabilità degli adulti che ne permettono una fruizione incondizionata.
Io stessa, come tesi di laurea a metà degli Anni 90, portai come argomento che un determinato tipo di contenuto televisivo, trasmesso con immagini, velocità eccessiva e stimoli luminosi, potesse modificare in negativo nei bambini la capacità di attenzione e comprensione di un testo (anche filmico), abituandoli ad uno stile di apprendimento passivo ed acritico.
Ma non era un attacco alla tecnologia della televisione, quanto piuttosto contro un modo sbagliato di utilizzazione di quel mezzo da parte dei produttori, modalità che poteva “passivizzare” i bambini-
L’intento di chi scrive era anche quello di allertare i genitori che lasciavano con noncuranza i propri figli per ore davanti alla TV (esattamente come fanno oggi con tablet e smartphone).
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C’è il ritorno di una iper-sollecitazione iconica di certi audiovisivi
Questo fenomeno di allora (iper-sollecitazione iconica in certi audiovisivi) lo si potrebbe vedere amplificato oggi con un determinato uso degli smartphone o dispositivi simili, dove si vedono passare immagini e sequenze brevi in velocità.
Prendendo una licenza linguistica, potremmo comparare determinati format televisivi ad alcuni social network di oggi e alle relative piattaforme sulle quali vengono costruiti.
Non tutte le piattaforme, ovviamente, sono organizzate nello stesso modo e non tutti i social network sono uguali.
Alcuni consentono anche di scrivere e leggere in modo corposo, di confrontarsi sui ragionamenti in maniera importante o di fruire di lunghi video di storyteller di varia natura (che richiedono alta capacità di ascolto e attenzione), altri sono invece maggiormente caratterizzati da contenuti analogici frammentati e disconnessi (immagini, short video, eccetera), che catturano soltanto emotivamente i fanciulli on audio-video di dubbio gusto.
Quindi le nuove tecnologie possono suscitare, a seconda del format usato, pensieri analogici e conoscenza per associazione o pensieri digitali e conoscenza per astrazione.
È importante che le istituzioni e le agenzie formative prendano coscienza di queste distinzioni a seconda delle modalità organizzative, trasmissive dei contenuti e anche di utilizzo attivo o passivo degli utenti finali.
È altrettanto importante che divulghino queste conoscenze in maniera profonda e capillare tra genitori e studenti, conducendo tutti ad uso equilibrato e consapevole delle nuove tecnologie.
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I rischi effettivi e le potenzialità da far sprigionare con l’educazione
Da molti anni si considera indispensabile vietare l’utilizzo delle automobili ai minori di 18 anni, e a chiedere loro di superare degli esami per poterle condurre autonomamente, ma non si fa lo stesso tipo di ragionamento con i dispositivi che consentono un accesso illimitato al Web e ad alcune App.
Questa libertà deregolamentata, specie con i minorenni, è altrettanto virtualmente dannosa per la vita delle persone, sia che l’utilizzo negativo sia attivo, con il cyberbullismo, che passivo e comunque inopportuno, ovvero tramite la semplice fruizione di video di violenza verbale, visiva, e via dicendo).
Anche se molte nuove tecnologie sono state create prevalentemente per risolvere un problema, per fare business o per fare del bene (e non sicuramente per uccidere, a parte le nuove tipologie di armamenti), ogni tecnologia, a seconda di chi la organizza o la riempie di contenuti, può perdere la sua neutralità e la sua potenzialità benefica.
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La metafora del martello: per battere chiodi o per ferire il prossimo?
Ad esempio, come il martello è indubbiamente costruito col solo scopo di battere pentole o chiodi, ma ci sono comunque persone che lo hanno usato per fare del male ad altre persone, dobbiamo essere consapevoli di tutti i risvolti potenzialmente dannosi che ogni nuova tecnologia comporta per tutelare le persone più fragili o teoricamente esposte e dotarle di strumenti conoscitivi e prassi perché possano autotutelarsi.
In effetti, tramite ogni nuova tecnologia determinati poteri in carica sono in grado di spostare in maniera incisiva e sempre più immersiva l’opinione pubblica, ingannandola.
Pensiamo a come le dittature nei primi decenni del Novecento hanno usato il cinema e la radio per fare propaganda.
Con la televisione prima (quando si è diffusa in ogni casa), e successivamente con il computer (che ha dato accesso individuale al Web) e ancora di più con lo smartphone (tramite il quale il Web viene portato con sé tutto il giorno), chi controlla i web media e i social network di ciascun Paese può diffondere una visione addomesticata e distorta dei fatti.
Anzi, siccome i social network più diffusi non sono della maggior parte dei Paesi fruitori, essi possono venire usati dai Stati fornitori per manipolare l’opinione pubblica degli altri Paesi.
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L’educazione indispensabile per governare il mondo tecnologico
Anche se la tecnologia ha migliorato in maniera sorprendente ogni settore della nostra esistenza (salute, comunicazione, business, mezzi di trasporto, formazione, eccetera), non dobbiamo mai perdere il nostro spirito critico.
Siamo noi che, accogliendola e utilizzandola al suo massimo, dobbiamo comunque dominare il mezzo ed esserne responsabili, non farci dominare da esso o tramite esso e questo può avvenire soltanto con l’educazione, a ogni livello sociale e di ambiente di vita.
Soltanto tramite l’educazione sulle loro specifiche caratteristiche, sui loro possibili utilizzi e anche sugli eventuali rischi, potremo finalmente immergerci con tranquillità nel mare delle nuove tecnologie, facendo sprigionare tutto il loro potenziale, ma tramite esse anche e soprattutto il nostro..
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