Fediverso: la fuga che "non si vede" dai comuni social network
La replica a Twitter, Facebook e Instagram, giudicati troppo centralizzati e gestiti da monopoli commerciali che ne limiterebbero le libertà
In attesa di scoprire quali social network offrirà il Web 3.0 nel proprio futuro, il Fediverso può apparire come l’opportunità che tutti aspettavano.
Il suo fiore all’occhiello, ovvero il social network microblogging open source denominato Mastodon, al suo interno ricco di svariati social network tematici indipendenti, nasce infatti con l’obiettivo di creare una rete open source universale, gestita da comunità indipendenti, e il tutto in ambienti privi di algoritmi e pubblicità.
Seppure sia definito, mediaticamente, un “luogo decentralizzato”, questa condizione è rispettata soltanto per il fatto che i server federati del Fediverso possono essere ovunque e sfruttano i nodi della rete informatica.
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Mastodon non fa riferimento a “poteri centrali”, ma è visibile a Google…
Siccome Mastodon è presente e si utilizza nel Web 2.0 creando un semplice account personale, va da sé che il Fediverso non sia né centralizzato (non fa riferimento a poteri centrali), né sia propriamente integralmente decentralizzato (non impone un wallet in criptovalute agli utenti ed è visibile a Google), ma piuttosto “federato”, come esso preferisce definirsi.
Una delle più grosse complicazioni per il Fediverso è la fatica per mantenere tutta la propria rete funzionante, sicura e interrompibile.
Non ospitare pubblicità richiede uno sforzo economico immenso, tanto più che esso si mantiene attraverso donazioni e grazie alla pazienza e alla fortissima convinzione delle comunità e dei membri che lo compongono, che ad oggi risultano, sembra, ammontare a circa quattro milioni di utenti nel mondo.
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Una libertà dal resto del Web sì, ma non priva di forme di “censura”
Il Fediverso, che è costituito da molte piattaforme, è nato per cercare di garantire una libertà di comunicazione e un’assenza di censura operata dall’alto, ma in verità entrambi i teoremi non sono possibili e non possono essere applicati appieno per ovvi motivi.
La moderazione dentro Mastodon, suddivisa per social e per reti locali, giustamente si preoccupa di controllare più che può sia i link in uscita nei vari post che, seppure con soggettiva attenzione, i contenuti e il linguaggio.
Non è quindi impossibile che lo staff mandi una notifica chiedendo a chi ha postato sulle rete federata di cambiare un link uscente od altro: è una richiesta che viene formulata onde evitare che i moderatori debbano applicare la censura direttamente.
Ma Mastodon, che di fatto è il nome del suo software, è veramente nato per sostituirsi a Twitter, come molti dicono?
E perché ha visto il suo maggior successo, in termini di numero di iscritti, fra il 2020 e il 2022?
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Nato per soddisfare, in primis, intellettuali, musicisti e artisti, dimostrando sempre di più che l’arte è il settore maggiormente interessato al Web e alla comunicazione social, si può dire anche che le nazionalità che, al momento, maggiormente popolano il Fediverso siano i nativi di lingua inglese, ed ancora, nell’ordine, tedeschi, francesi, giapponesi e per ultimi, fra i più presenti, gli italiani.
La comunità italiana di Mastodon si sta dando e si è data parecchio da fare e il maggior picco di nuovi membri si è osservato proprio dopo il 2020, con un aumento importante delle censure sui comuni social network e social media, considerato il periodo definito comunemente “pandemico” e le opinioni divergenti che lo hanno caratterizzato.
Mastodon si è popolata anche di moltissimi giornalisti liberi, magazine indipendenti e associazioni culturali, ma chi posta dei contenuti, che siano coinvolgenti o meno, sta facendo i conti ancora oggi con una certa inattività e la mancanza di una interazione adeguata da parte degli altri utenti.
Nel sito ufficiale di Mastodon si può trovare l’intera comunità italiana, che conta circa 67.000 iscritti e così anche tutte le istanze (comunità social) che ci sono.
Resta il fatto che nelle regole è comunque citata una forma di censura (fermo restando che non è così ovvia), anche per le fake news e le teorie complottiste, tanto che in pratica o si ha un’opinione allineata con lo staff di quella determinata piccola o grande comunità federata, o si rischia di vedere il proprio post bannato.
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Il dilemma fra istanze troppo generaliste e microcomunità poco attive
Fra le più importanti o interessanti istanze italiane, si segnala la più popolata, ovvero Mastodon.uno, tuttavia per una maggiore soddisfazione ed interazione è probabilmente consigliabile scegliere un’istanza meno generalista, anche se in tal caso si potrebbe finire in una comunità fatta di soli 50 membri con 5 persone attive.
Il Fediverso non è nato per sostituirsi a Twitter né ancor meno è un suo clone: è molto differente, molto strutturato, ben più complesso e meno intuitivo, ma con la grande intuizione di dar voce, spazio e indipendenza alle piccole comunità.
A livello mediatico, considerati i colpi di scena di qualche mese fa nel mondo del microblogging, si pensava che, considerato che molti utenti di Twitter hanno anche un profilo Mastodon, una buonissima parte si sarebbe tolta “dall’uccellino” a favore “dell’elefantino”, così come fece anche pubblicamente ed esplicitamente Greta Thunberg.
Ci troveremo di fronte a un nuovo Web tutto da costruire e probabilmente anche da vivere, considerato anche il successo della Realtà Virtuale?
Tutto parlerà di libertà, ma potrà veramente essere garantita questa libertà o si tratta solo di cyber-ottimismo?
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La promessa di Internet è sempre stata una rete informatica libera, accessibile e per tutti, con servizi economici, applicativi sicuri e prestazioni sempre più veloci.
Poi, osservando bene, considerato il livello di saturazione e conflitto cui è arrivato il Web della seconda generazione, ed oggi, fra visibilità a pagamento, autenticazioni di ogni genere e specie, sino alla richiesta di un wallet in criptovalute per accedere a certi ambienti della nuova rete, come succede con alcuni Metaversi, ecco che sorge spontaneo il dubbio di trovarsi in una rete disomogenea, sempre più vasta e forse dispersiva, non libera e a conti fatti sicuramente non gratis.
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L’identità digitale nel Web rimane comunque fondamentale, seppure non gradita, in quanto per rimanere e/o diventare un luogo sicuro, è importante che gli utenti siano pienamente responsabili di quello che scrivono, dicono e fanno, esattamente come lo sono nella realtà.
Il Fediverso porta comunque con sé una delle più grandi verità: il futuro dell’economia e del potere saranno le comunità digitali e le comunità territoriali che stanno nascendo oggi e la più grande sfida è crearle, renderle unite e farle crescere.
Creare comunità di consumatori online e comunità di progetto coese, attive e numerose è fra le sfide più complesse e faticose al giorno d’oggi, e rappresenta anche il nuovo potere economico del futuro.
Va considerato che tutte le più grandi società, dopo aver esaurito la grande bolla dei Big Data raggiunta in maniera relativamente facile, in assenza di altre risorse esse potrebbero voler mettere le mani anche su realtà come il Fediverso ad ogni costo…
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