Innovazione e sostenibilità in Malesia: alla scoperta di BiodiverCity
Così Channels, Mangroves e Laguna: tre isole "green" e digitali a forma di ninfee, parchi per 600 ettari e un lungomare di 25 km a Penang
Il mondo si trasforma, e i cambiamenti climatici non sono altro che la punta dell’iceberg degli sconvolgimenti in atto. La società cambia, le esigenze si perfezionano e il bisogno di creare città nuove, che rispondano alle esigenze di sostenibilità a basso impatto ecologico, non sono mai state così pressanti.
Proteggere gli ecosistemi, generare energia pulita e costruire un futuro per le generazioni a venire significa progettare città avveniristiche che creano un rapporto stretto e indissolubile tra uomo e natura. Se un tempo le città erano sostanzialmente nate per allontanarsi da essa e dai suoi pericoli, il tempo ci ha dimostrato che l’abbandono dagli spazi verdi ci ha fatto dimenticare che abbiamo bisogno di lei.
In questi articoli vogliamo portarvi alla scoperta delle città che ci piacciono, o che ci piaceranno: sono nate, o nasceranno, per unire funzionalità, urbanistica del futuro e sostenibilità.
Iniziamo da BiodiverCity, la città della Malesia nata da un disegno 3D, ma che presto diventerà realtà nel pieno rispetto della natura.
Fotogallery, la città ecologica e tecnologica malese di BiodiverCity
Video, le tre isole “green” di The Channels, Mangroves e Lagoon
Nel 2030 il “Benvenuto” in Asia a BiodiverCity?
BiodiverCity nasce dal sogno dello studio di architettura BIG (Bjarke Ingles Group) che, in collaborazione con Hijjas e Ramboll, è stato selezionato come vincitore di una gara promossa dal governo di Penang, in Malesia. L’obiettivo di questo bando era quello di riqualificare le isole meridionali della regione, andando a creare la città del futuro.
Il nome del progetto è BiodiverCity, un audace gioco di parole realizzato per instillare da subito il messaggio dietro questo progetto avveniristico. E con BiodiverCity la Malesia e Penang si espanderanno sull’acqua con la creazione di tre nuove isole artificiali.
Immaginate: 4,6 chilometri di spiagge pubbliche, parchi naturali per 600 ettari e un lungomare di 25 chilometri per migliorare sensibilmente la qualità della vita dei cittadini e attirare turismo. Città e natura insieme: oggi ancora un sogno, forse, ma entro il 2030 questo progetto potrebbe commutarsi in realtà.
Penang, in Malesia, è considerata da qualche anno una specie di Silicon Valley del sudest asiatico: un centro nevralgico di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie che attira cervelli da ogni dove. Ci si aspetta che questa regione diventi presto sovrappopolata, con tutte le conseguenze del caso: inquinamento, diminuzione drastica della qualità della vita e divari sociali in incremento.
Il piano strategico Penang 2030 nasce così dall’esigenza di creare uno spazio nel pieno rispetto delle regole e della filosofia dietro l’ingegneria urbanistica, con un occhio di riguardo anche per l’impatto ambientale. Vivibilità, ecologia e inclusività sociale ed economica stanno alla base della costruzione una città galleggiante a misura d’uomo. Anzi, di tutti gli uomini.
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La città del futuro sarà a forma di… fiore
La città galleggiante di BiodiverCity sorgerà su tre isole artificiali che nasceranno a seguito della bonifica della costa di Georgetown, capitale di Penang. Non solo un progetto per la città dell’avvenire, ma anche il sogno di ogni urbanista che, prima di mettere mano ai software, ama soprattutto porsi i quesiti che stanno alla base della qualità della vita: spazi pubblici, accessibilità e tanto altro ancora.
BiodiverCity diventerà dunque una città del futuro, ma rimarrà profondamente radicata alla cultura variopinta della Malesia, da millenni crocevia di popolazioni.
Immagina BiodiverCity: tre isole a forma di ninfee, Channels, Mangroves e Laguna, connesse da una complessa rete di isolotti più piccoli che si irradiano dal centro, come petali. Niente automobili a BiodiverCity: ci si muove a piedi (dove tutto è alla portata anche degli anziani) o in bicicletta.
I mezzi pubblici a guida autonoma collegheranno le aree più distanti tra loro della città, e si muoveranno via terra, via aria o via acqua. Il bello di questo progetto è che lo si immagina in ottica modulare e scalabile: la costa che circonda le isole non ha solo funzione estetica, ma è anche lo strumento attraverso il quale, un domani, la città potrà svilupparsi nel rispetto dell’idea urbanistica alla sua origine.
Ognuna delle ninfee ospiterà case e negozi, ma soprattutto piazze, aree di ritrovo, parchi pubblici e foreste, habitat immaginati per tutelare la biodiversità della Malesia che da anni è a rischio d’estinzione. Ognuna delle isole potrà ospitare fino a 20mila abitanti.
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Bambù e cemento “green” derivato dai rifiuti
Tutte le abitazioni di BiodiverCity saranno immaginate in ottica di sostenibilità e basse emissioni. La realizzazione con materiali a chilometri zero è la chiave dietro il successo del progetto. Le abitazioni saranno costruire in bambù o legni locali, ma anche cemento “green” derivante dal “compostaggio” dei rifiuti industriali e di prodotti riciclati.
Laguna, l’isola residenziale, disporrà per esempio di un porto turistico e un dedalo di abitazioni galleggianti che sorgeranno su palafitte terrazzate. Intorno alle isole verrà inoltre avviato un progetto di ricostruzione degli habitat marini al fine di supportare il benessere e la riproduzione delle specie autoctone.
Questa città nasce con l’idea che l’essere umano, per poter vivere meglio, debba trascorrere la sua vita in una città capace di riconnetterlo alla natura senza che possa arrecarvi danno, ma solo un mutuo beneficio.
L’urbanistica del futuro è questa: città altamente vivibili, capaci di riconnettere l’uomo alla terra e ridurre i gap sociali tra giovani e anziani, ma anche tra ricchi e meno abbienti.
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