Dubai smart city: in arrivo il bosco verticale di Stefano Boeri

L’archistar milanese ha presentato alla conferenza ONU COP27 di Sharm un progetto di urban forestry che vedrà la luce negli Emirati

Un particolare della Dubai Vertical Forest, che ospiterà oltre 27mila alberi che lavoreranno insieme per ridurre l'inquinamento e favorire un microclima ideale (Foto: Stefano Boeri Architetti)
Un particolare della Dubai Vertical Forest, che ospiterà oltre 27mila alberi che lavoreranno insieme per ridurre l’inquinamento e favorire un microclima ideale (Foto: Stefano Boeri Architetti)

Una foresta urbana verticale a Dubai: è questo l’ambizioso progetto presentato da Stefano Boeri Architetti nel corso della COP27, tenutasi dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheik, in Egitto. Il prestigioso studio di architettura milanese ha partecipato attivamente ai lavori della Conferenza delle Parti dell’ONU proponendo la realizzazioni di due torri che ricalcano gli iconici e pluripremiati palazzi che, da ormai quasi dieci anni, impreziosiscono lo skyline del capoluogo lombardo. Non si tratta tuttavia del primo progetto che prende a modello il bosco verticale milanese. Nel corso degli anni, infatti, sono stati realizzati diverse torri “vegetali” in tutto il mondo: dalla Trudo Vertical Forest di Eindhoven all’Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex in Cina, l’intuizione di Boeri ha trovato terreno fertile in molte città, desiderose di diventare più verdi e resilienti.

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Bosco Verticale: il bosco verticale di Milano, opera architettonica residenziale che ha mutato lo skyline del capoluogo lombardo, aprendo la strada alle foreste verticali che, anno dopo anno, conquistano sempre più città nel mondo (Foto: Stefano Boeri Architetti)
Il Bosco Verticale di Milano, opera architettonica residenziale che ha mutato lo skyline del capoluogo lombardo, aprendo la strada alle foreste verticali che, anno dopo anno, conquistano sempre più città nel mondo (Foto: Stefano Boeri Architetti)

Il primo prototipo concepito per l’area MENA

La particolarità dell’idea presentata a Sharm el-Sheik sta tuttavia nell’area in cui vedrà la luce il gioiello di Boeri. Come affermato dallo studio milanese, infatti, “il progetto, commissionato da Impact One, rappresenta il primo prototipo di Bosco verticale per l’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa) con l’obiettivo di integrare i benefici della selvicoltura urbana – come l’assorbimento di polveri sottili, la regolazione del microclima e la riduzione dell’effetto serra, insieme alle innovazioni nell’ambito della gestione del sistema idrico nei climi aridi e dell’ottimizzazione della produzione di energia da fonti rinnovabili.” In questo senso il Bosco Verticale di Dubai non sarà solo bello da vedere, ma sarà adattato al contesto desertico e arido nel quale è stato pensato: si tratta di un ottimo esempio del concetto di adattamento e mitigazione, ovvero una delle risposte più concrete alla lotta ai cambiamenti climatici.

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Bosco Verticale: un particolare del modello di Bosco Verticale di Dubai, il primo del suo genere all'interno dell'area MENA del mondo, ovvero la regione che si estende dal Marocco, ad ovest, attraversa la fascia nord-occidentale dell’Africa e prosegue verso l’Iran nel sud ovest asiatico (Foto: Stefano Boeri Architetti)
Un particolare del modello di Bosco Verticale di Dubai, il primo del suo genere all’interno dell’area MENA del mondo, ovvero la regione che si estende dal Marocco, ad ovest, attraversa la fascia nord-occidentale dell’Africa e prosegue verso l’Iran nel sud ovest asiatico (Foto: Stefano Boeri Architetti)

La realizzazione concreta del progetto

Il bosco verticale di Boeri a Dubai si contratizzerà attraverso la realizzazione di due diverse torri, alte rispettivamente 190 e 150 metri. Le vere protagoniste saranno tuttavia le facciate degli edifici che, complessivamente, ospiteranno 2640 alberi e 27600 arbusti connessi a un complesso sistema di serre e giardini idroponici, fondamentali per far prosperare questo incredibile universo vegetale. L’idea della foresta verticale, insomma, viaggia per il mondo e conquista paesaggi completamente diversi fra loro. E la cosa non deve stupire, perché gli edifici vegetali rientrano a pieno titolo nel concetto di Urban Forestry a cui Studio Boeri Architetti ha dedicato un manifesto che diventa una dichiarazione d’intenti.

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Bosco Verticale: La torre Guinigi di Lucca, con i suoi alberi di leccio sulla sommità, fu un vero e proprio precursore
La torre Guinigi di Lucca, con i suoi alberi di leccio sulla sommità, fu un vero e proprio precursore del bosco verticale

La forestazione urbana cambia il volto delle città

Il manifesto di Boeri diventa sia una dichiarazione d’intenti che un approccio programmatico. Le città, come si legge sul documento pubblicato sul sito dello studio di architettura, entro il 2030 arriveranno a ospitare il 60% della popolazione mondiale. Ed è necessario correre ai ripari perché, già oggi, agglomerati urbani e metropoli consumano il 75% delle risorse naturali diventando altresì responsabili del 70% delle emissioni globali di Co2. Nell’epoca della crisi climatica, le città devono diventare parte della soluzione al problema. La forestazione urbana è un’ottimo modo per mitigare molti dei problemi di cui oggi le città soffrono: inquinamento, alti livelli di anidride carbonica, consumo energetico, mancanza di biodiversità e aumento della temperatura atmosferica. La campagna di Boeri punta alla diffusione dell’Urban Forestry, necessaria per moltiplicare la presenza di foreste e alberi nelle città del mondo.

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Un particolare del Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex, realizzato nella provincia di Hubei in Cina. E' composto da cinque torri alte 80 metri, caratterizzate dalla presenza di balconi aperti e chiusi. Gli edifici ospitano 404 alberi, 4620 arbusti e 2408 mq di piante perenni (Foto: Stefano Boeri Architetti)
Un particolare del Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex, realizzato nella provincia di Hubei in Cina. E’ composto da cinque torri alte 80 metri, caratterizzate dalla presenza di balconi aperti e chiusi. Gli edifici ospitano 404 alberi, 4620 arbusti e 2408 mq di piante perenni (Foto: Stefano Boeri Architetti)

Una foresta verticale in mezzo al deserto?

La sfida di Dubai è grande, ma è la prova che innovazione e tecnologia possono far molto per combattere la crisi climatica, anche in zone del caratterizzate dalla presenza di un clima arido. Come leggiamo sul comunicato diffuso dallo studio di Boeri “Grande attenzione in questo progetto è stata data alla gestione del ciclo dell’acqua – attraverso processi di desalinizzazione e il recupero delle acque grigie – così come all’energia da fonti rinnovabili, grazie alle superfici fotovoltaiche che saranno in grado di produrre 5100 kWh di energia pulita, stoccata con un sistema di batterie ad idrogeno che alimenteranno anche i processi legati al ciclo delle acque dell’edificio. Tra gli altri aspetti, sono in corso ricerche mirate ad identificare tecnologie costruttive, materiali e strategie per l’ottimizzazione del ciclo dell’acqua e la gestione dei rifiuti per trasformarle in risorse utili a garantire la sostenibilità del ciclo di vita dell’edificio“.

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La urban forestry di Stefano Boeri è inarrestabile: sono molti i progetti in corso dell'archistar, fra i quali Bosconavigli a Milano: un progetto residenziale localizzato nel quartiere di San Cristoforo (Foto: Stefano Boeri Architetti)
La urban forestry di Stefano Boeri è inarrestabile: sono molti i progetti in corso dell’archistar, fra i quali Bosconavigli a Milano: un progetto residenziale localizzato nel quartiere di San Cristoforo (Foto: Stefano Boeri Architetti)

La seconda proposta di Boeri alla COP27

La realizzazione del bosco verticale di Dubai non è l’unico progetto portato da Stefano Boeri Architetti a Sharm el-Sheik. Fra le proposte presentate, infatti, figura anche la Dichiarazione di San Marino, un appello firmato da Stefano Boeri con Norman Foster e gli Ordini Professionali all’83esima sessione del Comitato UNECE. Si tratta di una call to action rivolta ad architetti, pianificatori e costruttori per la realizzazione di un mondo più verde e resiliente. Al momento della firma, lo stesso Boeri ha commentato: “architetti e urbanisti, in questo momento della Storia della specie umana sul Pianeta, hanno una responsabilità fondamentale: quella di ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica e i consumi energetici, massimizzare i dispositivi captanti energie rinnovabili, integrare nelle costruzioni quote sempre maggiori di superfici biologiche e vegetali, e adattarsi a un modello di mobilità sostenibile, elettrificata, basato sul sistema dei trasporti pubblici. Porteremo come appello agli architetti la Dichiarazione di San Marino – firmata oggi con Norman Foster – alla COP27 di Sharm El Sheikh a novembre, impegnandoci a raccogliere il maggior numero possibile di adesioni”.

Dodici consigli utili per un’etica “green” dell’arredamento

Un particolare del modello di Bosco Verticale di Dubai, il primo del suo genere all’interno dell’area MENA del mondo, ovvero la regione che si estende dal Marocco, ad ovest, attraversa la fascia nord-occidentale dell’Africa e prosegue verso l’Iran nel sud ovest asiatico (Foto: Stefano Boeri Architetti)

Oltre la urban forestry, verso la rivoluzione verde

La forestazione urbana per Boeri si concretizza attraverso l’architettura, ma sono molti altri i punti toccati nel manifesto redatto dallo studio dell’archistar milanese. Fra i diktat elencati all’interno del manifesto programmatico, non manca neanche l’intento volto a “proteggere e aumentare le superfici permeabili e verdi nelle città“. La rivoluzione urbana tocca le infrastrutture verdi, ma non può prescindere da quelle che servono all’uomo per spostarsi e vivere pienamente la città. Anche la viabilità e le pavimentazioni, insomma, rientrano a pieno titolo nel cambiamento che il mondo si aspetta. In particolare, le strade che noi tutti percorriamo quotidianamente possono essere oggetto di grande rinnovamento: non a caso quello delle pavimentazioni ecologiche, permeabili e drenanti è un punto centrale nell’idea sempre più concreta della smart city, la città del futuro.

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Forestazione urbana, inftrastrutture ecologiche e pavimentazioni ecocompatibili sono tre facce della stessa medaglia, quella della rivoluzione verde che interesserà le città del fututo (Foto: Terra Solida)
Forestazione urbana, inftrastrutture ecologiche e pavimentazioni ecocompatibili sono tre facce della stessa medaglia, quella della rivoluzione verde che interesserà le città del fututo (Foto: Terra Solida)

Strade ecologiche, ma performanti, per il futuro

Perché i concetti di mitigazione e adattamento, in città, passano anche dalle strade naturali, anello di congiunzione fra viabilità pubblica e sostenibilità. Rispettano il terreno senza snaturarlo, incontrano il principio dell’invarianza idraulica, contribuiscono a mitigare l’effetto delle isole di calore, incontrano i principi dell’economia circolare e impattano meno sull’ambiente, anche dal punto di vista delle emissioni inquinanti. E Terra Solida, leader nel settore delle pavimentazioni naturali, sposa appieno questa filosofia: è da anni impegnata a portare avanti una mission capace di far incontrare le esigenze dell’essere umano con quelle della Terra: strade ecologiche ma performanti che, utilizzando tecnologie ecocompatibili, puntano a rendere più verde il nosro Pianeta.

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L’appello al mondo di Stefano Boeri e dei creatori del primo bosco verticale

Bosco Verticale: il modello di Dubai conterà di due torri che puntano sul concetto di riforestazione urbana. Grande attenzione sarà volta al ciclo dell'acqua, grazie al quale questa preziosa risorsa non sarà sprecata
Il modello del bosco verticale di Dubai conterà di due torri che puntano sul concetto di riforestazione urbana. Grande attenzione sarà volta al ciclo dell'acqua, grazie al quale questa preziosa risorsa non sarà sprecata (Foro: Studio Boeri Architetti)