Come scegliere il nome del proprio brand?

Può sembrare la prima cosa a cui si dovrebbe pensare quando si progetta di mettere in piedi un’attività, ma la verità è che non è così facile. E non sempre l’idea giusta arriva per prima cosa. Per scegliere il nome giusto, facile da ricordare e bello da pronunciare, è necessario imbarcarsi in un processo di brand naming strategy.

Sebbene la scelta della ragione sociale non sia legata al nome del brand, è importante definire un nome che possa gettare le basi per quello che sarà il lavoro futuro. A questo punto, è opportuno mettersi a lavorare sul brand, passando attraverso quella che sarà la sua identity. Al fine di ottenere un risultato gradevole, che suona bene ed è sul pezzo, c’è bisogno di un lavoro a tutto tondo di definizione del prodotto, dei suoi obiettivi e della sua storia.

Eccoti qualche consiglio per lavorare sul nome del tuo brand e per capire se hai bisogno di rinominarlo.

Il nome del brand? Più corto è meglio

Il nome del tuo brand ti definisce. Attraverso di esso, le persone si ricordano di te, e riflettono nella loro mente un’immagine precisa di ciò che tu proietti. Cosa significa? Che basta il nome per aprire mille task nel loro cervello, tutte finalizzate a ripotare frammenti e nozioni della tua brand identity.

Viene dunque logico pensare che un frammento d’informazione così importante debba essere per forza essere determinante nel processo di brand awareness. Chi sei? Te lo dice il nome del tuo brand.

Per prima cosa dobbiamo discutere della lunghezza: non serve enunciare per fino e per segno tutto quello che fai, ma un nome che funziona è corto e dice molto di te. Pensa per esempio al portale per la ricerca di supporto psicologico italiano: Unobravo. Nome corto che spiega tutto, con anche un’allusione divertente a una classica battuta che si fa in materia. Anche Pagine Gialle segue un simile ragionamento, con la piccola differenza che una volta le pagine gialle erano effettivamente un prodotto che arrivava a casa tua. Si può affermare quindi che il brand abbia costruito se stesso nei decenni di contatto col pubblico.

I due esempi che abbiamo fatto sono rispettivamente opposti, ma identificano nella tua mente, con precisione, un singolo brand. Il nome sarà anche il nickname sui social: è pronto a un simile balzo in pubblico? O ti chiami ancora Passamaneria f.lli Giovannetti SNC?

Il nome che ha una storia

Certo, qualcuno obietterà che il tuo nome proprio ha una storia, eccome. E va benissimo, fintanto che il tuo obiettivo è quello di geolocalizzarti e fare affari in un’area circoscritta. Quando fai local SEO e ti avvali di un cognome che, in zona, è già sinonimo della tua attività, lavorare è più facile. Per proprietà transitiva, lo stesso vale su internet. Un nome indicativo e “sinonimo” di ciò che fai ti dà lo slancio iniziale necessario.

Un nome corto senza una storia da raccontare è insipido, e non risveglia connessioni o memorie. Scegli una storia non per forza nota a tutti, ma in ogni caso che abbia un senso e che possa essere raccontata.

La regola amica: target + benefici

Sei in dubbio su come costruire la storia del tuo brand? Potresti optare invece per la regola del target + beneficio.

Molte aziende scelgono il nome del loro brand attraverso quest’approccio, decidendo di dare un nome che è anche una promessa di beneficio. Pensa per esempio a Contenuti Finanziari, un nome non particolarmente accattivante che però spiega molto chiaramente qual è l’obiettivo del brand. Da qui si può spaziare, naturalmente, arrivano a costruire una grande quantità di denominazioni attraverso le quali sarà necessario scremare per ottenere quello giusto.

Hai voglia di raccontarci la storia del nome del tuo brand? Quali sono gli elementi che attirano l’attenzione in esso? Cosa cambieresti, adesso, con il senno di poi?