“Etica dell’intelligenza artificiale”, un libro senza tempo
“Etica dell’intelligenza artificiale”, il libro senza tempo
Da Luciano Floridi, gigante degli studi sulla contemporaneità tecnologica, il lavoro che influisce sull’oggi ed è già riferimento per il futuro
Con l’aggettivo “sophós”, spesso tradotto come “saggio” o “sapiente”, nella Grecia arcaica era descritto l’uomo che possedeva e applicava un sapere tecnico, che si supponeva talvolta persino conferitogli dagli dèi.
In quella stessa cultura “saphés” indicava invece ciò che era chiaro, manifesto, visibile. Basterebbe cogliere l’originale prossimità di questi due termini per capire che le origini della “philosophĭa” sono ancorate alla concretezza, legate alla definizione e interpretazione del reale, alla necessità di descrivere ciò che è “nella luce”, evidente, percettibile.
È un connotato che si è andato perdendo nell’accezione trasandata del termine “filosofia”, per troppe persone sinonimo di vago e inutile, di vana erudizione, di vuota conoscenza di difficili pensieri di antichi vestiti con un lenzuolo, di germanici parrucconi, di duri economisti d’Albione al soldo di un monocrate coronato.
Valter Fraccaro: “L’AI senza etica non è vera intelligenza”
Un meritorio discorso sul domani, senza velleità di predizione
Già la capacità di Luciano Floridi di far dimenticare in poche pagine questa recente e riduttiva interpretazione è ottimo risultato ed è suo grande merito il farlo parlando del futuro senza mai tentare di predirlo.
Leggere “Etica dell’intelligenza artificiale” fa capire molto dell’innovazione digitale, dando una visione ampia quanto profonda di come le cose stiano cambiando e, più importante ancora, della nostra comune responsabilità di orientare questo mutamento in un senso che sia a favore del “nostro” dei molti anziché del “mio” di pochi.
Diversamente da quanto si poteva supporre, questo volume non sarà la conclusione di un percorso le cui tappe sono i tre precedenti libri di Luciano Floridi usciti in Italia per il medesimo editore: sin dalle prime pagine, il docente di Oxford e Bologna spiega che un’altra opera apparirà prossimamente a riguardo della “politica dell’informazione”.
Anche questo è un indice di come stia portando avanti un progetto attento, persino minuzioso, che mira a dare alla sua sistematizzazione degli aspetti logici, tecnologici ed etici dell’Intelligenza Artificiale una solidità non comune.
Niente vaghezze sul tema specifico e nessuna digressione verso aree del pensiero filosofico che pure confinano, o persino comprendono, l’innovazione e quella digitale in particolare.
E l’Italia dà il la al piano per l’intelligenza artificiale
Una visione ordinata e profonda, impegnativa ma mai insidiosa
All’autore non manca lo spessore della conoscenza per poter affrontare temi che appaiono infatti in altri suoi lavori, come il rapporto tra scienza e politica, tra lavoro e dignità, tra forze economiche e potere, ma tutto questo viene messo per ora da parte o soltanto accennato, proprio per dare ai lettori una visione ordinata e profonda, impegnativa da capire ma mai insidiosa.
Lo studioso scrive con uno stile lineare e scorrevole, ma non tiene per mano chi legge, non assolve missioni educative o ancillari, non dà pacche sulle spalle e nemmeno fa sconti, anzi: “(…) questo libro richiede non solo una conoscenza di livello universitario della filosofia, un po’ di pazienza e del tempo, ma pure una mente aperta”.
Comunque, non va di fretta, ritornando spesso a riprendere concetti già espressi per farli tornare alla memoria, per sincronizzarli con quanto sta in questa nuova pagina, favorendo il lettore ma richiamandolo sempre a una lettura cosciente, non transitoria: non è libro da comodino, da serale abilitazione al sonno.
Com’è chiaramente strutturato il pensiero del suo autore, così questo testo divulgativo: sin dall’inizio e costantemente è spiegato il succedersi degli argomenti e dei capitoli, e ogni capitolo riporta una introduzione e una sintesi finale, così da facilitare la comprensione e agevolare la possibilità di ritrovare specifici passi anche consultando l’opera successivamente.
Luciano Floridi fa capire innanzitutto da dove si generi l’incomprensione terminologica, spiegando la differenza tra la ricerca mirata a riprodurre il pensiero umano in maniera digitale e l’Intelligenza Artificiale applicativa, strumento attraverso cui l’intelligenza umana sfrutta le caratteristiche che sono proprie dei computer per ottenere risultati altrimenti impossibili per i limiti fisiologici della mente.
Rete svizzera di competenze per l’intelligenza artificiale
Quel necessario distinguo fra l’intelligenza e la capacità di agire
Da lì deriva l’esito di cui l’AI è portatrice: la capacità di separare la capacità di agire dall’intelligenza, che nella nostra cultura abbiamo sempre supposto tra loro legate.
Il filosofo mostra quindi con precisione i limiti e i poteri dell’Intelligenza Artificiale, in che modo possa essere sfruttata contro l’uomo e come possa venire indirizzata verso il bene comune, le vie per condizionare questa innovazione in maniera positiva, l’attenzione sociale che richiede questo passaggio storico e da cui non si tornerà indietro.
Si impara, eccome, da questo saggio: a non temere le macchine, a smontare con la logica i venditori tanto di catastrofi future che di un domani senza equivoco migliore dell’oggi, a prendere atto che l’etica sta all’innovazione come la statica all’edilizia, che si può non citare continuamente ma che è l’insieme di leggi fisiche senza cui tutto crolla addosso allo stesso costruttore.
Senza mai scadere nel biografico, Luciano Floridi rende anche se stesso visibile dicendo in trasparenza delle sue incertezze e usando a volte un tono ironico per tenere desto il senso critico del lettore, mirando alla comprensione e non alla persuasione.
Mediante la scelta di certi nomi e non di altri nella corposa bibliografia che segue il testo, usando riferimenti indiretti a ipotesi differenti dalle sue, attraverso la cortese leggerezza di una pagina che pareggia la faticosa destrezza a cui ha appena costretto il lettore un concetto difficile in quella precedente, lo studioso trasmette anche l’affabilità che lo ha reso un ricercatissimo relatore pubblico e, in particolare sui social media, un critico sottile di suoi colleghi forse troppo smaniosi di lasciarsi coinvolgere nelle risse televisive.
C’è anche una attenta edizione, di revisori che l’autore cita e ringrazia, tanto che la ripetizione di una stessa frase a poche righe di distanza verso la fine del volume si dubita sia persino voluta, tanto per risvegliare l’attenzione dell’incauto che voglia affrettatamente giungere al termine.
La Bossa Nova come l’AI esito di un ingegno antico e diffuso
Un saggio fatto per durare, a dispetto del focus.. tecnologico
È un libro fatto per durare.
Lo si legge oggi e rimarrà riferimento anche nel tempo, come di rado capita a saggi che affrontano la tecnologia, soggetto transeunte per definizione: accade perché questo lavoro parla della persona più che della macchina, dell’umana debolezza verso la responsabilità, dell’idea seducente e incauta di affidare alla falsa imparzialità di un elaboratore le scelte più difficili, del coraggio che si deve trovare per agire con coscienza e presaga attenzione anziché abbandonarsi alla speranza agevole e dissennata che tutto vada bene per immeritato destino.
Aiutare tutti a stare meglio: è la salute al tempo dell’AI
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