GreenFjord, la vita dei ghiacciai della Groenlandia riguarda tutti
Il nuovo progetto dello Swiss Polar Institute: studiare il ghiaccio della grande isola artica e comprendere gli effetti del cambiamento climatico
In Groenlandia gli effetti del cambiamento climatico sono tre volte più evidenti che nel resto del mondo: il riscaldamento atmosferico, i cambiamenti nella vegetazione e nei modelli di precipitazione, lo scioglimento sempre più rapido dei ghiacciai hanno un impatto profondo non soltanto sugli ecosistemi, ma anche sui mezzi di sussistenza delle popolazioni.
I fiordi del Sud della Groenlandia, in questo senso, sono sistemi ecologici particolarmente vulnerabili poiché si collocano al confine tra terra, oceano, criosfera, atmosfera e biosfera: il progetto GreenFjord, finanziato dallo Swiss Polar Institute, nasce per indagare le interazioni ambientali e sociali ai tempi del cambiamento climatico.
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Groenlandia: “Quello che avviene qui riguarda tutti”
“GreenFjord. Greenlandic Fjord Ecosystems in a Changing Climate: Socio-Cultural and Environmental Interactions” è uno dei progetti di punta quadriennali dello Swiss Polar Institute. Presentato nel 2022 dalla Dottoressa Julia Schmale, il progetto GreenFjord è suddiviso in sei cluster di ricerca (criosfera, terra, oceano, atmosfera, biodiversità e uomo) che impegnano circa 50 scienziati in totale in una dozzina di centri di ricerca in Svizzera e all’estero.
“Dobbiamo comprendere i processi coinvolti nella trasformazione ambientale in modo da poterci preparare meglio alle conseguenze, cioè adattarci”, spiega Schmale. La Groenlandia è un posto molto indicato per studiare gli effetti del cambiamento climatico, poiché si stima che qui siano tre o quattro volte superiori a quanto avviene nel resto del mondo.
Il disgelo delle enormi riserve idriche contenute nei ghiacciai che si vanno ritirando comporta un notevole aumento dei flussi d’acqua verso l’ecosistema marino. Questo influisce sulla circolazione dei nutrienti tra le specie marine, cosa che a sua volta si ripercuote sulla catena alimentare, con effetti a cascata sulla biodiversità e sulla sussistenza della popolazione locale. Quello che accade oggi nel Sud della Groenlandia è una sorta di fotografia del futuro: “Ciò che accade in questa parte del mondo”, spiega Schmale, “riguarda tutti”.
Il ritiro dei ghiacciai potrebbe creare nuovi ecosistemi entro il 2100
Oltre i ghiacciai: un approccio olistico al progetto
La Groenlandia meridionale è una delle regioni del mondo più esposte ai cambiamenti climatici, e resta ancora molto da scoprire su come i suoi diversi ecosistemi reagiranno agli sconvolgimenti naturali. L’area è complessa non soltanto per le sue caratteristiche fisiche e geografiche, ma anche perché le comunità locali sopravvivono grazie alla pesca e all’allevamento delle renne, cosa che le rende molto vulnerabili ai potenziali effetti del cambiamento climatico.
Per comprendere meglio i cambiamenti in atto negli ecosistemi della Terra Verde, gli scienziati del progetto GreenFjord usano un approccio olistico che prevede la misurazione dei cambiamenti atmosferici, del ciclo locale del carbonio, delle dinamiche dei fiordi, del ritiro dei ghiacciai e della biodiversità complessiva,
Al centro del progetto ci sono due sistemi di fiordi: in uno dei due i ghiacciai terminano nell’acqua, mentre nell’altro il ghiaccio si è ritirato così tanto da finire sulla terraferma. Quest’ultimo sistema di fiordi, secondo la Schmale, è una possibile visione dal futuro.
Lo studio dei fiordi ha toccato numerosi ambiti: sono stati indagati le variazioni di temperatura e di nutrienti, lo stoccaggio di gas serra e metano nell’acqua, la biodiversità dei fiordi.
Per documentare la perdita di massa dei ghiacciai in scioglimento, il team ha posizionato un cavo di fibra ottica sul fondo dell’oceano in modo da poter “ascoltare” i movimenti del gigante di ghiaccio. Il monitoraggio dei ghiacciai, però, si serve anche di radar, sismografi e telecamere time-lapse.
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Lo studio e i fiordi: oceano, ghiacciai, polvere, persone
Il progetto GreenFjord è diviso in sei cluster di ricerca, che indagano atmosfera, biodiversità, criosfera, società, terra e oceano. I ricercatori impegnati nei diversi cluster hanno raccolto campioni di suolo, acqua e sedimenti dai corsi d’acqua alimentati dai ghiacciai, e hanno misurato nel dettaglio la polvere che si sta accumulando a causa dello scioglimento dei ghiacci.
“La polvere può alterare il processo di formazione delle nubi e portare a cambiamenti nei modelli di precipitazione“, spiega la Schmale. “Quando le particelle di polvere si spostano dal suolo all’atmosfera, possono agire come semi per la formazione di cristalli di ghiaccio e quindi influenzare le nuvole”.
Oltre a ciò, gli scienziati hanno installato tre stazioni meteorologiche con strumenti per la raccolta delle particelle d’aria (e di polvere), in modo da poter misurare anche come la polvere si solleva in aria. I campioni raccolti sul campo saranno oggetto di sequenziamento del DNA, che servirà a determinare la biodiversità di piante, animali e microrganismi in modo da avere un quadro complessivo della regione.
Tra maggio e settembre 2023 una cinquantina di scienziati hanno visitato l’area: come hub del progetto GreenFjord è stata scelta la Narsaq International Research Station (NIRS), una stazione di ricerca che si trova immersa nella vita quotidiana di Narsaq, un villaggio di 1.300 abitanti la cui economia ruota essenzialmente attorno all’agricoltura e alla pesca.
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GreenFjord, la partecipazione della gente di Narsaq
Schmale e gli altri scienziati del progetto dello Swiss Polar Institute non sono passati inosservati ai curiosi residenti di Narsaq, soprattutto quando il team ha utilizzato uno dei suoi strumenti chiave per misurare la composizione atmosferica: un pallone rosso e bianco che porta con orgoglio il logo dell’EPFL.
Il pallone di GreenFjord ha sorvolato il villaggio per otto settimane, con voli quasi giornalieri che si sono trasformati in uno spettacolo per gli abitanti del villaggio. “Una giovane ragazza del quartiere ha iniziato a venire ogni mattina per aiutarci a srotolare le corde del pallone e a sciogliere i nodi in modo che potesse volare”, ricorda Schmale.
Gli scienziati hanno creato una pagine del progetto su Facebook in cui pubblicano regolarmente gli annunci relativi ai “lanci” dei palloni meteorologici e invitano la popolazione a intervenire.
“Alle nostre inaugurazioni sono venute persone di tutte le età, dagli scolari ai pensionati“, afferma Schmale. “Questi eventi ci hanno aiutato a guadagnare la loro fiducia. Penso che fossero orgogliosi che il loro villaggio potesse ospitare il nostro studio”.
“Abbiamo anche lanciato un concorso per scegliere il nome del palloncino“, ricorda la Schmale. A vincere il contest è stato nattoralik, che in groenlandese significa “grande aquila di mare bianca”.
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Il cambiamento climatico visto dalla popolazione
La popolazione di Narsaq è stata coinvolta anche attivamente nella ricerca: il cluster dedicato alla percezione umana del cambiamento climatico nella regione dei fiordi e ai suoi effetti sulle attività quotidiane dei residenti ha realizzato interviste e passeggiate commentate sui cambiamenti del paesaggio.
“Il ritiro dei ghiacciai significa che probabilmente non ci saranno più molti iceberg in un lontano futuro, il che sconvolgerà completamente l’identità del paesaggio locale”, afferma Schmale.
I prossimi passi del progetto prevedono innanzitutto l’analisi dei numerosi dati raccolti in situ, dopodiché il team tornerà a Narsaq per illustrare i risultati della ricerca agli abitanti della cittadina.
“Grazie ai nostri sforzi interdisciplinari, saremo in grado di valutare meglio gli impatti dell’aumento delle temperature, del ritiro dei ghiacciai e del cambiamento delle dinamiche dei fiordi sui mezzi di sussistenza locali”, spiega Schmale.
“Questi dati ci forniranno anche informazioni importanti su come regioni simili di fiordi nell’Artico, per esempio le Svalbard potrebbero evolversi, portando a scenari migliori su come l’Artico potrebbe svilupparsi e potrebbe avere un impatto sul clima su scala globale”.
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Il progetto di ricerca sui ghiacci “GreenFjord” curato dallo Swiss Polar Institute
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