L’innovazione dell’AR e la sua applicazione al mondo dell'arte

Una ricognizione dell’Università di Zurigo sull’utilizzabilità della realtà aumentata in campo artistico e sulle sfide legali che essa comporta

Realtà aumentata: una scultura dell'artista Andrea Stahl in AR di fronte a Palazzo Federale a Berna
Una scultura in realtà aumentata di fronte a Palazzo Federale a Berna: l’opera originale è stata creata dall'artista Andrea Stahl (Illustrazione: Sarah Montani)

La realtà aumentata è diventata sempre più popolare negli ultimi anni e ora si sta facendo strada anche nel mondo dell’arte.

L’artista digitale Sarah Montani, avvocato di professione, e il professor Rolf H. Weber, docente di diritto dal settembre 1995 in Svizzera, sono stati i protagonisti di una conferenza presso l’Università di Zurigo.

In tale consesso, hanno cercato di spiegare che cosa può significare questa tecnologia per la scena artistica e quali sfide legali essa comporta.

L’essenza dell’AR è la fusione tra mondo digitale e fisico.

Ad esempio, una scultura reale può essere digitalizzata e poi visualizzata come modello 3D nella realtà aumentata.

Se poi si guarda questa scultura digitale attraverso la fotocamera dello smartphone, sembra che essa sia fisicamente presente nello spazio, spesso collocato accanto a sé.

Sarah Montani ha visualizzato le proprie opere d’arte digitali in luoghi pubblici e, contemporaneamente, in più di 30 musei in tutto il mondo.

In questo modo, sta aprendo nuove strade sia nell’arte che nella giurisprudenza, sviscerando molti aspetti giuridici.

Con la realtà aumentata, la trasformazione digitale può essere sperimentata direttamente.

Gli spazi fisici possono essere aumentati con elementi di realtà creati digitalmente: in questo caso specifico, una scultura fisicamente esistente viene digitalizzata e programmata come modello 3D in realtà aumentata.

La scultura può quindi essere visualizzata in un museo, ad esempio la Kunsthaus Zürich.

I processi analogici tradizionali, come la saldatura, l’assemblaggio, le installazioni e le mostre, vengono estesi, integrati e modificati virtualmente attraverso l’AR.

Anche lo spazio architettonico in cui viene visualizzata la scultura digitale viene percepito in modo diverso.

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Realtà aumentata: Sarah Montani durante la sua conferenza su arte e AR all'Università di Zurigo
Sarah Montani durante la sua conferenza su arte e realtà aumentata all’Università di Zurigo
(Foto: Nicolas Bordard)

Le differenze con VR e realtà mista nella filosofia nonché nella percezione di chi osserva

Che cosa sono la realtà virtuale, la realtà aumentata e la realtà mista? Dove si collocano i loro rispettivi confini?

Gli esperti Paul Milgram e Fumio Kishino parlano di un “continuum di realtà mista”: è un continuum che va da un ambiente puramente fisico, da un lato, a un ambiente completamente virtuale, dall’altro.

Il termine “realtà mista” esprime il fatto che diversi livelli e aspetti della realtà, a volte intenzionalmente e volutamente, a volte accidentalmente, si mescolano tra loro.

Questa è una sfida per la nostra percezione, ma anche per la nostra comprensione della realtà, ed è per questo che in questo contesto non ipotizziamo una “sola” realtà, ma diversi aspetti della realtà che si relazionano e sono in costante dialogo tra loro.

Il filosofo David Chalmers parla infatti di “realtà+” e quindi postula che le realtà virtuali siano altrettanto reali della realtà non digitale che conosciamo.

Nella realtà aumentata, abbiamo la sensazione di trovarci nella realtà materiale e nell’ambiente che ci è familiare, ma quest’ultima è ora arricchita da elementi digitali.

“La realtà aumentata integra la realtà invece di sostituirla completamente. Idealmente, agli utenti sembra che gli oggetti virtuali e quelli reali, cioè fisici, siano presenti nello stesso spazio”, afferma Ronald T. Azuma.

La scultura è presente in una rappresentazione tridimensionale, si può interagire con essa e viene visualizzata in tempo reale.

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Realtà aumentata: il professor Rolf H. Weber alla conferenza sull'AR e l'arte all'Università di Zurigo
Il professor Rolf H. Weber alla conferenza sulla realtà aumentata e l’arte all’Università di Zurigo
(Foto: Nicolas Bordard)

Il principio del collage o del montaggio riesumato in una nuova progettazione artistica

La realtà aumentata si basa sul principio del collage o del montaggio, che è stato anche un processo di progettazione artistica fin dall’inizio del XX secolo, combinando elementi fisico-reali con elementi digitali.

In questo modo, le sculture digitali sullo schermo dello smartphone sono collegate all’ambiente fisico-reale selezionato.

L’esperienza e il risultato del design sono nelle mani dell’utente dello smartphone.

Quando scatta un’immagine, l’utente presta attenzione ai classici mezzi fotografici di progettazione, come la forma, la narrazione, ma anche al ritaglio o al formato dell’immagine dei due livelli di realtà che sono in relazione tra loro.

In questo modo si crea una sorta di collage o montaggio della realtà.

Il principio del montaggio è strettamente legato alla rappresentazione di sogni, illusioni, paradossi, cioè di cose che in realtà non stanno insieme.

Paragonabile al surrealismo, nella Realtà Aumentata il sensibile, il reale e il conscio si compenetrano con l’onirico, l’irreale e l’inconscio.

La scultura digitale del Kunsthaus può essere “soltanto” localizzata e vista sullo smartphone, ma si manifesta nella memoria degli utenti dello smartphone attraverso le loro azioni.

Possono continuare a pensarci nella vita quotidiana e collocare la scultura in un contesto diverso.

Possono riflettere sulle percezioni e le appropriazioni individuali e collettive dello spazio e del suo design, come i graffiti nello spazio urbano.

In ogni caso, gli utenti esplorano il luogo e lo spazio in un modo nuovo e insolito e lo documentano sugli smartphone con le loro registrazioni.

In questo modo, gli spettatori si appropriano dello spazio abitativo, modellandolo secondo i propri desideri e le proprie idee.

La realtà aumentata non è un’esperienza visiva, ma anche un sentimento e una sensazione fisicamente e mentalmente percepibili.

Il futuro? Una proiezione aumentata della nostra esperienza

 

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“Permesso” o “vietato” collocare e visualizzare le sculture digitali in un contesto museale?

Da un punto di vista legale, ci si chiede se sia “permesso” o “vietato” collocare e visualizzare le sculture digitali in un contesto museale.

Oppure la domanda: chi è il proprietario dello spazio pubblico?

C’è forse una violazione di domicilio?

E ancora: può l’architetto opporsi se il suo imponente ingresso è “occupato” da una scultura sovradimensionata? O i curatori del museo?

Gli addetti al marketing sono contenti della pubblicità?

Da un punto di vista legale, le nuove forme d’arte portano a diverse nuove domande.

Le rappresentazioni visive basate sulla realtà aumentata sono opere (d’arte) virtuali.

Non è quindi possibile interferire fisicamente con gli oggetti esistenti.

La violazione di domicilio è inoltre esclusa se l’ingresso del museo è aperto al pubblico o se l’artista ha acquistato un biglietto per le sale espositive.

Se un codice QR viene utilizzato per visualizzare virtualmente la scultura sul proprio dispositivo (la cosiddetta geolocalizzazione), vi è un’assenza diretta di pubblicità; se il codice QR è generalmente accessibile, invece, non si può parlare di uso privato.

La geolocalizzazione presuppone anche il rispetto dei principi della legge sulla protezione dei dati.

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Realtà aumentata: una scultura dell'artista Andrea Stahl in AR di fronte a Palazzo Federale a Berna
Una scultura in realtà aumentata di fronte a Palazzo Federale a Berna: l’opera originale è stata creata dall’artista Andrea Stahl
(Illustrazione: Sarah Montani)

La questione duale del diritto d’autore: la proteggibilità di sé e dei diritti di proprietà altrui

Le rappresentazioni basate sulla realtà aumentata pongono problemi di diritto d’autore sotto due aspetti: da un lato, la questione della proteggibilità della rappresentazione stessa e, dall’altro, la potenziale violazione dei diritti di proprietà di terzi.

Per quanto riguarda la posizione giuridica dell’artista, vale il principio secondo cui, nel caso delle opere d’arte, anche un grado relativamente basso di individualità e creatività è sufficiente per stabilire la tutelabilità e quindi la protezione del diritto d’autore.

A questo proposito, si applicano i criteri tradizionali che si sono già sviluppati nel corso dei decenni.

La forma effimera delle rappresentazioni virtuali non influisce quindi sulla tutelabilità.

È più difficile valutare la violazione di eventuali diritti d’autore di terzi se, ad esempio, la rappresentazione visiva basata sulla realtà aumentata viene visualizzata nell’area di ingresso di un museo tradizionale.

Da un lato, l’architettura stessa è protetta dal diritto d’autore; dall’altro, la rappresentazione visiva potrebbe, ad esempio, avvicinarsi a un grande dipinto murale, che è protetto.

Se l’architettura del museo è particolarmente espressa attraverso o accanto all’arte virtuale creata per mezzo della realtà aumentata, può verificarsi una lesione della posizione giuridica dell’architetto, protetta dal diritto d’autore.

A questo proposito, sono determinanti le circostanze del singolo caso, ovvero la questione di quanto la rappresentazione virtuale sia evidentemente incorporata nell’unicità dell’architettura.

Se questa è espressa in modo memorabile per l’osservatore, potrebbe essere necessaria una concessione di diritti da parte dell’architetto.

Considerazioni simili valgono se, ad esempio, l’arte virtuale creata dalla realtà aumentata sminuisce l’impressione generale di un dipinto murale retrostante o appare come una riproduzione di tale dipinto.

Anche in questo caso, dipende dalle circostanze concrete, ossia se l’osservazione dell’arte virtuale si riferisce al corrispondente “oggetto incorporeo” o se l’attenzione comprende anche uno “sfondo” che ne risente.

In questa seconda situazione, è necessario il consenso del pittore del murale protetto da copyright.

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La questione in Svizzera dell’applicabilità all’AR della Legge sulla Concorrenza Sleale

Inoltre, ad esempio in Svizzera, l’applicabilità della Legge sulla Concorrenza Sleale (UWG) deve essere analizzata più in dettaglio sulla base delle circostanze specifiche.

In primo piano c’è la disposizione sullo sfruttamento di una prestazione altrui.

Chiunque si appropri e sfrutti il risultato di un lavoro commerciabile di un altro in quanto tale, senza uno sforzo ragionevole, mediante un processo di riproduzione tecnica, agisce in modo sleale (articolo 5, lettera c, UCA).

Tuttavia, l’applicazione di questa disposizione può spesso fallire a causa della mancanza di un uso commerciale o professionale del prodotto dell’opera ripreso.

Anche se l’atto di metterlo in circolazione è sufficiente, il criterio di mirare all’acquisizione diretta o indiretta di vantaggi pecuniari non è solitamente soddisfatto.

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La conferenza sull'arte e la realtà aumentata all'Università di Zurigo

Realtà aumentata: la conferenza su arte e AR all'Università di Zurigo con la parola a Sarah Montani
La conferenza su arte e realtà aumentata all'Università di Zurigo con la parola a Sarah Montani (Foto: Nicolas Bordard)