Il leader dell’IA? Cuore per le persone e cervello per il business
Nel libro “Smart leadership Canvas”, di Filippo Poletti e Alberto Ferraris, la teoria e la pratica "del capo" nelle testimonianze dei grandi manager
Il vero leader ai tempi dell’intelligenza artificiale? Deve avere cuore e cervello, il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società.
In un contesto in cui, entro i prossimi cinque anni, il 50 per cento delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’IA, sono queste le fondamenta del “test del cuore e del cervello” per i capi, articolato in dieci passaggi e proposto da Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn.
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Il tutto a 365 giorni dal lancio di ChatGPT, che in soli cinque giorni registrò cinque milioni di utenti e a novembre è arrivato a superare i 180 milioni di iscritti.
“Il leader di oggi deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’intelligenza artificiale e soprattutto individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di ‘piloti’ della rivoluzione in atto”, spiega Filippo Poletti, ideatore e autore del libro “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”.
All’interno del nuovo volume, edito da Guerini Next e scritto assieme ad Alberto Ferraris, professore ordinario in economia e gestione delle imprese, le teorie sulla leadership assieme ad analisi quantitative curate da Great Place to Work e venti interviste ai leader di oggi, tra cui i vicepresidenti di Confindustria, Agostino Santoni e Maurizio Stirpe, il presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay e i CEO di Microsoft, Google, Cisco, Siemens, illimity e Scalapay.
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Ecco il decalogo del leader ai tempi dell’intelligenza artificiale che fa la differenza
“Un leader deve ritenersi soddisfatto se l’azienda cresce e, allo stesso tempo, se crescono le persone che ci lavorano così come il resto della società. La ‘Smart Leadership Formula’ è composta, oltre che dalla collaborazione uomo-macchina, dal cuore e dal cervello, dall’impatto generato nel mondo”, sintetizza Filippo Poletti nel nuovo vademecum per il leader dell’era dell’intelligenza artificiale.
Questo, in sintesi, il decalogo per il leader dell’intelligenza artificiale sviluppato nel volume: 1) sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale; 2) sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale; 3) sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale; 4) sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli; 5) sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori; 6) sa favorire il benessere dei collaboratori; 7) sa promuovere l’innovazione in azienda; 8) sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale; 9) sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale; 10) sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità.
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Il futuro? Leadership trasformazionale con competenze distribuite ad ampio spettro
Le competenze del leader efficace ai tempi dell’intelligenza artificiale sono un mix unico e in continua evoluzione.
Punto fondamentale è l’acquisizione e lo sviluppo, da parte del leader, di un ampio spettro o “range” di competenze, da quelle più tecniche e “dure”, come le competenze specialistiche, la capacità decisionale e il saper affrontare i compiti con un focus anche di breve e lungo periodo, a quelle “trasversali” come l’umiltà, l’adattabilità e la capacità di creare vision ed engagement e, non meno importante, il rigore etico essenziale ai tempi dell’utilizzo esaustivo dei dati da parte dell’intelligenza artificiale.
Il leader dovrà essere in grado, inoltre, di accompagnare la crescita e di occuparsi della sicurezza psicologica dei propri collaboratori, agendo da vero e proprio “coach”.
In questo contesto, attraverso la sua capacità di identificare i cambiamenti necessari, dovrà riuscire a coinvolgere i collaboratori, nel processo di realizzazione, organizzando al meglio il lavoro ibrido e fornendo feedback e forward costanti.
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Venti “sfumature” diverse di guida: Microsoft, Google, Cisco, Illimity e Scalapay
La collaborazione tra intelligenza umana e artificiale stimola tante letture da parte dei leader coinvolti nel libro e con formazione differente.
È qui che emergono venti “sfumature” della leadership.
Ci sono, ad esempio, “la leadership della prosperità” raccontata da Vincenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, così come “la leadership coraggiosa” presentata da Melissa Ferretti Peretti, CEO di Google Italia, “la leadership inclusiva” tratteggiata da Agostino Santoni, vicepresidente di Cisco Sud Europa e vicepresidente di Confindustria con delega al digitale.
E, ancora, “la leadership agile” indicata da Floriano Masoero, CEO di Siemens Italia, “la leadership utile” suggerita da Corrado Passera, CEO di illimity, e “la leadership condivisa” su cui riflette Cristina Zucchetti di Zucchetti Group.
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Agostino Santoni e Maurizio Stirpe: “Disegnare una visione, politiche attive del lavoro”
“I manager devono avere l’ambizione di lavorare su quella che definisco la ‘leadership moderna’…”, spiega Agostino Santoni a Filippo Poletti nel libro.
“La ‘leadership moderna’ deve avere la capacità di disegnare una visione, una strategia e un piano, deve portare a bordo le persone e deve comunicare internamente ed esternamente all’azienda. Il modello ‘command and control’ è finito da tanto tempo. Due sono le parole chiave che rappresentano la stella polare di questa visione: la prima è la trasparenza, la seconda è la fiducia”.
E sempre da Santoni viene lo spunto dedicato alla formazione.
“Dobbiamo aumentare le competenze digitali anche tra le categorie più svantaggiate, favorendo l’inclusione sociale: o facciamo diventare il digitale una materia di studio nella scuola primaria, in quella secondaria e all’università o non saremo un Paese più competitivo”.
Sul tema della valorizzazione del capitale umano il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe indica la necessità “di avere politiche attive del lavoro, che siano in grado di affrontare i temi posti dalla transizione digitale e da quella verde. Una volta si nasceva in un’azienda e si facevano 35 anni nella stessa impresa per poi andare in pensione. Oggi si rischia di cambiare mestiere almeno quattro o cinque volte nella carriera lavorativa. Questo naturalmente si può fare se esiste un meccanismo di ricollocazione delle persone. Il tema centrale è di spostare la tutela dal singolo posto di lavoro a quella del lavoratore e, quindi, di adottare politiche attive”.
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Marco Gay: “Dai dati una leva determinante per la trasformazione dell’industria”
“L’intelligenza artificiale”, dice Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte”, “è la leva determinante per la trasformazione dell’industria partendo dai dati. In Italia questo mercato ha registrato nel 2022 una crescita del 32,4 per cento, raggiungendo 435 milioni di euro. Eppure, si tratta di una tecnologia ancora poco utilizzata dalle imprese italiane. Ecco perché come Anitec-Assinform con la Piccola Industria di Confindustria stiamo girando regione per regione per far conoscere meglio il potenziale dell’IA. Come Digital Magics, insieme alla Fondazione Compagnia di San Paolo, abbiamo lanciato Magic Mind, il primo programma di accelerazione su questa tecnologia. L’obiettivo è quello di selezionare le migliori aziende e supportarle per il go to market insieme ai nostri corporate partners, da Dentons a Ibm, Scai group, Reale Mutua, TecnoMat, Exprivia, IA spiegata semplice, Fondazione Bruno Kessler e l’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale”.
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“Come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”
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