Le balene ambasciatrici dell'Oceano all’ONU: la proposta dei Maori

L'appello delle popolazioni indigene della Nuova Zelanda alla COP28: perché i cetacei meritano un posto d'onore al Tavolo delle Nazioni Unite

Maori: le balene meritano personalità giuridica
L’appello delle popolazioni indigene della Nuova Zelanda alla COP28: le balene meritano un posto al Tavolo delle Nazioni Unite (Foto: Envato)

I Maori e i leader delle popolazioni indigene del Pacifico hanno proposto un radicale cambio di prospettiva: garantire alle balene un posto al Tavolo dell’ONU, riconoscendo l’autorità e il valore ecologico di queste maestose creature dell’oceano.

Il senso della campagna, che si chiama “Give the Whale a Seat at UN Table”, è riassunto in un breve video presentato alla COP28 di Dubai.

Sostenuti dal Re Maori, i popoli davvero autoctoni del Pacifico chiedono che i leader del mondo concedano al cetaceo lo status giuridico di “persona”, in modo da poter cambiare prospettiva sul suo ruolo nella tutela degli oceani.

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Balene, per i Maori meritano un posto all'ONU
I Maori della Nuova Zelanda e i popoli indigeni del Pacifico del Sud chiedono di abbracciare un nuovo modello economico basato sulla natura (Foto: Envato)

Un cambio di paradigma per la tutela degli oceani

Una folta rappresentanza di leader iwi, le grandi comunità Maori della Nuova Zelanda, si è presentata alla COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, con un progetto molto ambizioso: costruire una rete globale di difensori dell’oceano basata su un nuovo modello economico gestito dalle popolazioni indigene del Pacifico.

La proposta che emerge dall’evocativo video proiettato alla Conferenza sul Clima è quella di abbracciare un sistema economico basato sulla natura, un cambio di paradigma sottoscritto dal Re Maori e sostenuto da alcune ragioni molto concrete.

C’è bisogno di una nuova prospettiva per proteggere e ristabilire gli equilibri di una natura vitale, un paradigma che consideri l’economia e la società come parte integrante della natura”, si legge nel documento di analisi del progetto Hinemoana Halo, presentato dalla ONG Conservation International Aotearoa e dai rappresentanti degli iwi Maori.

Bisogna riconoscere finalmente che la natura è la nostra casa, e che le nostre società e le nostre economie possono crescere soltanto quando la natura è sana e florida”.

Come sostiene Mere Takoko, vice presidente di Conservation International Aotearoa, il lancio dell’iniziativa “è un’opportunità per invertire il corso di un’economia che si è rivelata altamente distruttiva per le persone e per il pianeta, e riallineare le nostre azioni a dei sistemi di valori che sono molto più sostenibili”.

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Balene: perché riconoscergli personalità giuridica
L’iniziativa presentata alla COP28 si chiama Hinemoana Halo: lo scopo è quello di proteggere i corridoi migratori delle balene negli oceani di tutto il mondo (Foto: Envato)

Hinemoana Halo: la voce dei popoli indigeni del Pacifico

Quella patrocinata dai popoli indigeni del Sud Pacifico è un’iniziativa che ha lo scopo di proteggere i corridoi migratori delle balene negli oceani di tutto il mondo, mettendo in comunicazione le acquisizioni della scienza occidentale e le profonde conoscenze dei popoli indigeni.

Hinemoana è la figura mistica femminile legata all’oceano (moana, in lingua Maori), e mai come adesso il mondo ha bisogno di nuove fonti di conoscenza per trovare soluzioni in materia di mitigazione e adattamento climatico.

I popoli indigeni del Pacifico, che hanno un legame ancestrale con l’oceano, inteso come forza creatrice della natura, hanno quindi deciso di prendere finalmente la parola.

Stiamo partecipando attivamente insieme ai leader globali alle discussioni su questioni cruciali per noi”, spiega Aperahama Edwards, co-presidente di Hinemoana Halo. “La voce Maori deve essere ascoltata nei summit internazionali”, spiega Edwards, “non soltanto in rappresentanza delle popolazioni Maori della Nuova Zelanda, ma anche di tutti i popoli indigeni del Pacifico”.

I popoli indigeni, a ben vedere, sono i veri custodi del pianeta: nonostante i loro insediamenti occupino appena il 20 per cento delle terre, queste società umane si occupano della salvaguardia e della tutela dell’80 per cento del patrimonio culturale e della biodiversità del mondo.

Come non si è mancato di ricordare alla COP28, i popoli indigeni sono “i guardiani dell’armonia, della saggezza e della resilienza che sanno coltivare il delicato equilibrio tra l’umanità e il mondo naturale”.

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Maori: le balene meritano un posto all'ONU
La statua “The Lady on the Rock”, simbolo della baia di Whakatane in Nuova Zelanda, commemora il coraggio di Wairaka, figlia del navigatore Toroa (Foto: Envato)

Quanto vale una balena? La lingua degli investitori

Quando sarà troppo tardi per le balene, sostengono i promotori di Hinemoana Halo, sarà troppo tardi anche per gli esseri umani. Quando le baleniere industriali iniziarono a dare la caccia alle grandi balene, alla fine del XVIII secolo, le immense popolazioni delle acque oceaniche neozelandesi vennero sconvolte. A metà del XX secolo, le balene erano quasi scomparse.

Oggi, la popolazione mondiale di balene è di circa 1,3 milioni di esemplari: prima dell’avvento della caccia industriale, si stima fossero 4 o 5 milioni. Le balene sono state decimate a causa del loro valore economico, ed è da questo assunto molto pratico che si sviluppa il piano d’azione di Hinemoana Halo.

Innanzitutto, bisogna studiare nel dettaglio il valore economico di una balena, e vedere se davvero una balena morta vale di più rispetto a una viva.

Ralph Chami, Assistant Director all’International Monetary Fund’s Institute for Capacity Development, ha deciso di quantificare: “Nel corso della sua vita una grande balena sequestra circa 33 tonnellate di CO2”, spiega, “l’equivalente di 30.000 alberi”.

Si stima che se si tornasse all’antica abbondanza di balene nell’oceano, esse potrebbero catturare circa 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, un servizio di sequestro di carbonio del valore di 13 dollari l’anno per ogni persona vivente sul pianeta”.

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Maori: riconoscere lo status di persona giuridica alle balene
Le popolazioni Maori del Pacifico meridionale chiedono che i leader del mondo riconoscano personalità giuridica alle balene (Foto: Envato)

Riconoscere personalità giuridica alle balene

Il progetto Hinemoana Halo è complesso: include l’istituzione di un Fondo gestito dai leader degli iwi neozelandesi che si occupi di finanziare la ricerca e la stessa tutela dei beni naturali da parte delle popolazioni indigene del Sud Pacifico.

Tra gli obiettivi dell’iniziativa, l’istituzione di aree naturali protette, il ripristino delle “specie portanti” (taonga), del krill e delle alghe marine e il supporto allo sviluppo di industrie sostenibili nell’ambito della pesca, dell’acquacoltura e del turismo.

La presentazione alla COP28, però, si è concentrata su una richiesta specifica: i leader del mondo devono riconoscere l’autorità, la sacralità e il peso ecologico delle balene riconoscendo loro lo status di soggetto giuridico.

Balene: un posto al tavolo delle Nazioni Unite” è il titolo del video proiettato nel corso della Conferenza: il gigante dei mari è così vitale per il nostro sforzo di ripristinare gli habitat oceanici che deve avere un posto al tavolo delle Nazioni Unite.

Chiediamo che alle balene venga riconosciuta la personalità giuridica, prima di tutto per garantire loro una maggiore protezione”, spiega Aperahama Edwards.

I popoli del Pacifico hanno scelto il loro ambasciatore.

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Il lancio del progetto “Balene un posto al tavolo dell’ONU” dei popoli Maori (in lingua inglese)

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