"Controlla il tuo pesce!": la pesca sostenibile vista dai consumatori
I confini della pescagione ecologica sono più larghi degli oceani, e riguardano anche i clienti finali: un'iniziativa per tutti di ASC e MSC
Il settore della pesca è centrale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati nell’Agenda 2030: con oltre 59 milioni di persone impiegate in tutto il mondo, la pesca è una delle principali industrie marittime.
Secondo l’ultimo Report delle Nazioni Unite, entro il 2030 il contributo degli oceani all’economia globale raggiungerà i 3 trilioni di dollari: una pesca sostenibile è necessaria, per la salvaguardia degli ecosistemi marini e anche per la sicurezza alimentare di milioni di persone nel mondo.
Secondo l’ex delegata delle Nazioni Unite per la gioventù Rebecca Freitag, gli obiettivi di sostenibilità sono “un dono per il mondo”, una tabella di marcia concreta da seguire “verso un futuro degno di essere vissuto”. Ma per riuscire a rendere sostenibile un settore imponente come la pesca, in cui il 90 per cento degli operatori sono di piccole dimensioni, serve il contributo di tutti: governi, aziende e consumatori.
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La pesca globale e i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
Nell’ambito dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nel 2015, la pesca viene trattata soprattutto nell’Obiettivo 14 (La vita sott’acqua), ma ha profonde implicazioni anche per quanto riguarda altri SDG, a partire dagli Obiettivi 1 e 2, quelli che ambiscono a sconfiggere la povertà e la fame nel mondo.
Come si legge in un rapporto della Ocean Conference dell’ONU pubblicato nel 2022, “si stima che l’industria della pesca coinvolga 59,1 milioni di persone” in tutto il mondo, e che si serva globalmente di una flotta di oltre 4 milioni e mezzo di imbarcazioni.
Quando si parla di pesca sostenibile, quindi, non è solo la tutela degli oceani a essere in gioco: oltre 3 miliardi di persone fanno affidamento sull’oceano in termini di mezzi di sussistenza, cibo, lavoro.
La pesca sostenibile va quindi ben al di là dell’Obiettivo 14, coinvolgendo molto da vicino anche agli obiettivi 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 10 (Ridurre le disuguaglianze) e 12 (Produzione e consumo responsabili).
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L’Obiettivo 14, nell’ambito dei Sustainable Development Goals, è quello che riguarda più strettamente la pesca. È dedicato alla “Vita sott’Acqua”, e ha come scopo ultimo quello di “conservare e utilizzare in maniera sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.
Come gli altri SDG, anche l’Obiettivo 14 ha una serie di traguardi specifici da raggiungere entro il 2030, che vanno dalla riduzione dell’inquinamento marino (14.1) all’incremento delle conoscenze scientifiche in materia (14.a).
Tra i 10 Target fissati dalle Nazioni Unite per la “Vita sott’Acqua”, quelli che riguardano direttamente la pesca sostenibile sembrano destinati a essere disattesi.
- Target 14.4 – Pesca sostenibile: al 2022, è già un Target “parzialmente mancato”. Gli stock ittici continuano a calare e soltanto il 34,2 per cento è pescato a livelli biologici considerati accettabili;
- Target 14.6 – Stop ai sussidi che contribuiscono alla pesca eccessiva: nonostante l’eliminazione dei sussidi dannosi alla pesca sia in negoziazione presso l’OMC già dal 2021, i Governi investono ancora milioni di dollari ogni anno in contributi che rendono redditizio un tipo di pesca dannoso per l’ambiente e per i consumatori;
- Target 14.b – Sostegno ai piccoli pescatori: le piccole imprese forniscono oltre il 40 per cento delle catture ittiche a livello globale, e impiegano circa il 90 per cento delle persone che lavorano nel settore della pesca. Circa la metà di loro sono donne, e per il 97 per cento vivono in Paesi in via di sviluppo.
Il 2023 è l’anno che segna la metà del percorso indicato dagli Obiettivi di Sostenibilità, e la valutazione di medio periodo si preannuncia piuttosto deludente per quanto riguarda la salute dei mari.
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Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, una tabella di marcia concreta
Come spiega Rebecca Freitag, docente di sostenibilità interdisciplinare presso l’Università di Scienze Applicate di Potsdam, a oggi soltanto il 15 per cento degli obiettivi globali è sulla strada giusta verso il raggiungimento dei Target.
Eppure, ricorda la Freitag, “dovremmo vedere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile come un dono per il mondo”, perché capaci di “dividere le nostre complesse sfide in 17 obiettivi che ci aiutano con i loro 169 sotto-obiettivi e oltre 200 indicatori che forniscono una tabella di marcia molto concreta verso un futuro degno di essere vissuto”.
La “designer della sostenibilità” tedesca, che è stata delegata tedesca per i giovani alle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile tra il 2017 e il 2019, sostiene che bisogna “pensare e agire in maniera sistemica, riconoscendo le sinergie tra gli obiettivi ed evitando compromessi”.
Gli Obiettivi di Sostenibilità vanno perseguiti tenendo conto del fatto che sono inscindibili uno dall’altro, e il Target della pesca sostenibile è molto esplicativo in tal senso. Se si guarda all’industria ittica globale, il legame tra sostenibilità della pesca e agli altri SDG è evidente: “Una retribuzione equa combatte la povertà (Obiettivo 1) e il pesce pescato in modo sostenibile contribuisce a un’alimentazione sana (Obiettivo 3) e alla sicurezza alimentare (Obiettivo 2)”, argomenta la Freitag.
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“Controlla il tuo pesce!”: pesca sostenibile e ruolo del consumatore
La giovane docente berlinese prende ad esempio due associazioni no profit che si occupano di pesca sostenibile da ben prima che l’ONU decidesse di fissare nero su bianco gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
“Molto prima che esistessero gli SDG”, spiega la Freitag, “le due organizzazioni ambientaliste ASC, Aquaculture Stewardship Council, e MSC, Marine Stewardship Council, hanno inteso porre fine alla pesca eccessiva e agli impatti negativi sugli oceani attraverso rigorosi requisiti di sostenibilità”.
Le attività di ASC e MSC hanno contribuito agli obiettivi legati al mare e alla lotta al cambiamento climatico, ma “allo stesso tempo, la loro presenza ha promosso una catena di approvvigionamento sostenibile (Obiettivo 12), ha creato posti di lavoro equi (Obiettivo 8) e ha aperto nuovi mercati per il settore ittico nel sud del mondo (Obiettivo 10)”, afferma Rebecca Freitag.
Le due organizzazioni ambientaliste sono anche l’esempio concreto di quanto sia fondamentale il contributo di tutti, cioè governi, aziende e consumatori, per una pesca sostenibile.
Tramite l’iniziativa “Controlla il tuo pesce!”, ASC e MSC forniscono importanti informazioni sulla filiera del pesce certificato, permettendo ai consumatori di scegliere quali pesci acquistare anche in base al principio della sostenibilità. Che, in fatto di pesca, si articola nelle “3P”, cioè “People, Planet, Profit“.
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