Un inedito Atlante degli Habitat Marini per la tutela degli oceani

In occasione della COP28, l'ENEA ha presentato la guida degli ambienti del mare e costieri: un’innovazione per la salvaguardia degli ecosistemi

Habitat marini: i satelliti per mappare gli habitat marini
L'ENEA ha presentato l'Atlante degli habitat marini e costieri: uno strumento innovativo per la tutela degli oceani (Foto: ENEA)

L’Atlante degli Habitat Marini e Costieri, presentato da ENEA nel corso della COP28 di Dubai, è uno strumento innovativo che nasce dall’esistenza di preservare gli ambienti di mare dagli innumerevoli e catastrofici effetti del cambiamento climatico.

Il progetto, che nasce nell’ambito di una lunga collaborazione tra l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile e il Ministero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio e pianificare un utilizzo più sostenibile delle aree marine e costiere del mondo, a partire da alcuni piccoli Paesi in via di sviluppo come Tonga e Vanuatu.

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Atlante degli habitat marini ENEA
I primi due Paesi a sperimentare con successo la nuova tecnologia ENEA sono stati due arcipelaghi SIDS nell’Oceano Pacifico occidentale: Tonga e Vanuatu (Foto: ENEA)

ENEA presenta l’Atlante degli habitat marini e costieri

L’Atlante degli Habitat Marini e Costieri è una delle innovazioni presentate da ENEA alla COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) che si è tenuta a negli Emirati Arabi Uniti tra il 30 novembre e il 12 dicembre scorsi.

Il progetto si basa sulla proposta di uno strumento innovativo per preservare gli habitat marini e costieri dagli effetti del cambiamento climatico: gli scienziati dell’ENEA hanno messo a punto un sistema che integra i dati acquisiti da satelliti come Sentinel-2 e Landsat con diverse piattaforme di elaborazione e cartografia a libero accesso, permettendo ai singoli decisori di avere a disposizione informazioni estremamente dettagliate.

L’Atlante degli Habitat Marini e Costieri nasce nel contesto della collaborazione tra ENEA e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), attiva in Italia sin dal 2015, che punta a supportare i Paesi in Via di Sviluppo in attività e progetti finalizzati al contrasto al cambiamento climatico e alla tutela della biodiversità.

Nello specifico, la nuova tecnologia è stata applicata con successo in due arcipelaghi SIDS nell’Oceano Pacifico occidentale: il regno polinesiano di Tonga e il piccolo arcipelago di origine vulcanica Vanuatu, nel Mar dei Coralli.

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Habitat marini: i satelliti aiutano a mapparli
L’Atlante degli habitat marini nasce per fornire strumenti concreti ai policy makers locali, in modo che possano intervenire per mitigare gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi (Foto: ENEA)

L’Atlante, uno strumento concreto a tutela degli oceani

In tutto il mondo il riscaldamento globale, l’acidificazione e l’innalzamento degli oceani, la proliferazione di specie aliene ma anche gli eventi estremi e le crescenti pressioni antropiche stanno minacciando gli habitat marino-costieri”, spiega Andrea Peirano del Laboratorio ENEA di Biodiversità e Servizi Ecosistemici.

Barriere coralline, fanerogame marine, mangrovieti e i loro ecosistemi associati sono sempre più vulnerabili”, aggiunge il ricercatore, “e per questo è fondamentale dotare i decisori pubblici di strumenti che consentano di individuare le aree da preservare, da adibire alla pesca sostenibile, pianificando gli spazi marini anche di grandi aree remote e di isole disabitate e incontaminate”.

Perciò, nel corso dei progetti “Tonga: Strengthening Protected Area Management” e “Vanuatu: A National Marine Spatial Plan”, i ricercatori si sono occupati non soltanto di studiare gli ecosistemi marini e costieri dei due Paesi, ma anche di fornire ai policy makers locali degli strumenti concretamente utilizzabili a tutela dell’Oceano e della sua biodiversità.

Si tratta di veri e propri Atlanti digitali degli habitat realizzati tramite l’elaborazione di immagini satellitari del Progetto Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che possono essere interrogati e aggiornati su piattaforma QGiS, uno dei software di Geographic Information System open source più diffusi al mondo.

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Habitat marini, l'Atlante digitale per la tutela della biodiversità
I dati elaborati dalle rilevazioni satellitari sono stati validati tramite indagini sul campo che hanno confermato la validità della tecnica (Foto: ENEA)

Pure i satelliti per la mappatura degli habitat marini

Come si legge nello studio “Tecnologie satellitari per l’Habitat Mapping nei Paesi in Via di Sviluppo”, pubblicato da ENEA nel 2021, negli arcipelaghi dell’Oceano Pacifico “la maggior parte della popolazione vive lungo le coste delle isole dove sono presenti habitat di pregio ed il tenore di vita dipende essenzialmente dai servizi che questi ecosistemi forniscono”.

Cibo, materiali da costruzione, turismo: tutto dipende dalla sussistenza di questi habitat.

Le mangrovie, per esempio, costituiscono uno degli habitat ecologicamente più significativi dell’area: grazie a loro le popolazioni locali possono contare su delle coste stabili, e la loro presenza contribuisce alla riduzione della concentrazione di anidride carbonica.

Queste piante, così cruciali per il mantenimento dell’equilibrio ecologico e della biodiversità, stanno sparendo: tra il 1980 e il 2000, si legge nello studio, “circa il 35 per cento delle foreste di mangrovie del mondo è scomparso.”

Il nuovo metodo di mappatura satellitare permette di osservarne i cambiamenti e seguirne l’evoluzione nel tempo, fornendo ai decisori politici informazioni accurate e in grado di indirizzare verso una gestione più efficace delle risorse ambientali.

L’uso delle immagini satellitari, nel caso specifico delle mangrovie, ha altresì permesso di aggirare l’ostacolo costituito dallo “speciale ambiente di crescita e delle loro fitte foreste”.

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Habitat marini: le indagini sul campo confermano i dati satellitari
Immersione degli scienziati dell’ENEA a Mele Bay, vicino Port Vila nelle Vanuatu, per l’esecuzione dei campionamenti tramite indagine sul campo (Foto: ENEA)

Indici di qualità ecologica degli ambienti del mare

Rispetto al campionamento sul campo, il Remote Sensing permette un monitoraggio temporale molto più accurato, risultando nel complesso “altamente conveniente sia in termini economici che cartografici”.

Gli Atlanti a disposizione dei policy makers sono dotati di indici di qualità ecologica EQI (Ecological Quality Index) che permettono di individuare con facilità i biosistemi di maggior pregio per ogni area di interesse.

I risultati ottenuti hanno dimostrato una coerenza tra dati telerilevati e dati di campo superiore all’88% e dunque la validità della tecnica”, ha spiegato Mattia Barsanti del Laboratorio ENEA di Biodiversità e servizi ecosistemici.

Nell’arcipelago di Vanuatu, costituito da 90 isole, il 51 per cento degli oltre 730 chilometri quadrati di habitat marini costieri possiede il valore massimo dell’Indice di qualità ecologica. Tra i più importanti habitat marino costieri, soprattutto per le loro funzioni ecosistemiche, sono risultati gli habitat delle fanerogame e dei mangrovieti, con un’estensione di 11 e 33 chilometri quadrati rispettivamente”, conclude il ricercatore.

Analogamente, per l’arcipelago del Regno di Tonga sono stati mappati quasi 1000 chilometri quadrati di habitat marino-costieri: anche in questo caso, circa il 40 per cento delle aree analizzate è risultato avere l’Indice di qualità ecologica massimo.

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L’Atlante degli Habitat Marini e Costieri presentato dall’italiana ENEA alla COP28 di Dubai

Habitat marini: l'ENEA ha presentato l’Atlante degli habitat marini e costieri: un’innovazione per la salvaguardia degli ecosistemi
L'ENEA ha presentato l’Atlante degli habitat marini e costieri: un’innovazione per la salvaguardia degli ecosistemi (Foto: ENEA)