Metalli pesanti nei fiumi della Groenlandia: il nuovo studio...
Le ricerche di David Janssen sui corsi d’acqua del sud groenlandese: uno strumento per lo sviluppo responsabile di un’isola di per sé ricchissima
Le acque della Groenlandia trasportano concentrazioni molto elevate di metalli pesanti, tra cui rame, zinco, platino, piombo e mercurio.
Questo gli scienziati lo sanno da tempo: l’importante attività mineraria che ha interessato l’isola tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ha lasciato sul territorio effetti che sono visibili ancora oggi, decenni dopo la dismissione delle maggiori industrie estrattive.
D’altro canto, l’enorme ricchezza del territorio groenlandese in termini di risorse minerarie, unita alla perdita di grosse banchine di ghiaccio a causa del riscaldamento globale, rischia di attirare investimenti che possono dar luogo a uno sfruttamento del territorio ancora più intenso.
Perciò è cruciale sapere sin da subito se le insolite quantità di metalli presenti nei corsi d’acqua dell’isola più estesa del mondo sono derivati dalle attività umane, a cominciare da quelle legate allo sfruttamento delle risorse minerarie: la lunga ricerca sul campo di David Janssen, ricercatore dell’Istituto Federale Svizzero di Scienza e Tecnologia Acquatiche, nasce proprio per rispondere a quest’esigenza.
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La presenza di metalli pesanti nei fiumi dell’isola groenlandese
Gamberi e halibut sono ancora le esportazioni più importanti per l’economia della Groenlandia, ma questo potrebbe presto cambiare: le ingenti risorse minerarie immagazzinate nella fascia costiera meridionale dell’isola, sempre più libere dai ghiacci, fanno gola alle compagnie minerarie, e le licenze per l’esplorazione e l’estrazione dei metalli sono in aumento.
Oro, titanio, terre rare e quella che potrebbe essere tra le più grandi miniere di zinco al mondo sono un patrimonio che già dieci anni fa aveva attirato gli investimenti di oltre 40 aziende (per lo più canadesi e australiane), impegnate nell’esplorazione delle risorse e nello sviluppo di nuove miniere.
L’enorme ricchezza mineraria del territorio, scampato alle mire dell’industria estrattiva soltanto grazie alla protezione naturale di uno scenario molto complesso e costoso su cui intervenire, è ben visibile analizzando le acque dei fiumi della Groenlandia.
Gli scienziati lo sanno da tempo: i corsi d’acqua dell’isola trasportano quantità insolitamente alte di metalli pesanti, tra cui rame, zinco, oro, argento, platino, piombo e mercurio.
Quel che resta da capire è se queste alte concentrazioni di metalli – dall’alto valore ma anche potenzialmente molto rischiosi per l’ambiente – dipendano effettivamente dalle attività umane e dai loro effetti secondari, primo tra tutti il riscaldamento globale.
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Lo studio dei numerosissimi fiordi della Groenlandia meridionale
David Janssen, a capo del gruppo di ricerca di geochimica acquatica presso l’istituto EAWAG, sta analizzando come l’impatto delle attività umane locali influenzi le concentrazioni di metalli pesanti nei fiumi della Groenlandia.
“Vogliamo capire dove si verificano alte concentrazioni in Groenlandia e se sono di origine naturale o dovute all’intervento umano“, spiega Janssen, “vorremmo inoltre capire come questi metalli potrebbero avere un impatto sulle acque costiere, depositandosi direttamente nell’estuario o finendo con l’essere trasportati in mare”.
Nelle estati del 2022 e del 2023, grazie al sostegno dello Swiss Polar Institute e della Fondazione Leister, il chimico e il suo team hanno analizzato numerosi corsi d’acqua della Groenlandia meridionale.
“Ogni giorno caricavamo la nostra minima attrezzatura da campo su piccole imbarcazioni o elicotteri e partivamo alla volta dei fiordi sulle coste meridionali e orientali della Groenlandia“, spiega il ricercatore.
Una volta raccolti utilizzando un palo telescopico e un portabottiglie stampato in 3D, i campioni sono stati filtrati sul posto (un’operazione che può richiedere anche 45 minuti) e preparati per le analisi di laboratorio all’EAWAG. Una missione che ha richiesto una buona capacità di improvvisazione, spiega lo scienziato in un articolo sul blog ufficiale dello Swiss Polar Institute.
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I metalli pesanti nei corsi d’acqua derivano dalle attività umane?
“La motivazione di questo studio”, si legge nell’articolo pubblicato la scorsa estate, “è venuta da precedenti ricerche che mostravano elevati flussi di nutrienti e contaminanti dalla calotta glaciale alla Groenlandia”, e la presenza di metalli contaminanti derivanti dalle operazioni minerarie nell’Artico canadese e in Groenlandia.
Queste ricerche, però, si erano concentrate nella Groenlandia occidentale e settentrionale, lasciando la parte più meridionale dell’isola con una copertura di dati molto inferiore. Così il team di Janssen ha scelto di studiare i corsi d’acqua più a sud.
“I nostri siti di campionamento coprono una vasta gamma di ambienti”, spiega lo scienziato, “dalla tundra ai fiumi dominati dai ghiacciai, e in bacini idrografici con noti depositi di metalli, terreni trasformati dall’uso umano (ad esempio fattorie) e siti senza tali influenze”.
L’attività mineraria di inizio secolo in Groenlandia, dedita soprattutto all’estrazione di rame e criolite, ha lasciato sul territorio un’alta contaminazione localizzata di metalli pesanti, i cui impatti sono perfettamente visibili anche oggi, a decenni di distanza dall’interruzione delle attività estrattive.
In vista di una rapida espansione del settore, è necessario stabilire quanto prima se tale concentrazione sia dovuta ai livelli naturalmente elevati di metalli oppure all’impatto, anche indiretto, di attività umane, come l’estrazione mineraria e l’agricoltura.
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I primi risultati della ricerca di David Janssen sui fiumi dell’isola artica
Comprendere l’origine di queste alte concentrazioni di metalli è ora più che mai importante: “Il ritiro dei ghiacciai e del ghiaccio marino in Groenlandia, e nell’Artico in generale, espone più depositi di metalli e rende l’estrazione industriale logisticamente ed economicamente più semplice”, spiega lo scienziato.
Ebbene, i primi risultati dello studio sembrano confortanti: l’impatto delle attività umane appare trascurabile. I metalli pesanti che scorrono nei fiumi della Groenlandia provengono per lo più da fonti naturali, cioè dalle rocce locali, e mostrano concentrazioni piuttosto basse rispetto alla media globale.
Oggi, David Janssen e il suo team stanno analizzando i dati in maniera più dettagliata per determinare i fattori naturali specifici da cui dipendono la concentrazione dei metalli ma anche i flussi dei nutrienti verso i mari.
“Il nostro risultato positivo e risultati simili di altri gruppi di ricerca in Groenlandia possono aiutare le parti interessate e la popolazione locale a prendere decisioni più informate su dove, se e come continuare lo sviluppo responsabile delle risorse dal punto di vista ambientale”, conclude il ricercatore.
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