Benedetto e il primato della ragionevolezza sui dogmi della ragione

Di Papa Ratzinger resta l’insegnamento di un credente pieno di buonsenso e che non si lasciava abbagliare dalle sirene del modernismo

Benedetto XVI: Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, 265esimo Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, ha presieduto la cerimonia di apertura dell'Anno Paolino il 29 giugno 2008
Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, 265esimo Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, ha presieduto la cerimonia di apertura dell’Anno Paolino il 29 giugno 2008

Calcante, nella “Iliade”, viene definito: μάντι κακῶν, profeta di sventure. Questo, semplicemente perché aveva fatto il proprio mestiere, profetando un futuro infausto: d’altronde, un veggente non decide la propria visione, si limita ad averla, come un dono del Dio, e a disperderla tra la gente.
Insomma, non è colpa sua se il futuro non sarà rose e fiori: la profezia non è fatta per accontentare, quanto, semmai, per ammonire. E, se i tempi a venire si preannunciano calamitosi, inevitabilmente, il profeta ne prevedrà le calamità.

Innovare è azzeccare le soluzioni, non inveire contro il passato

Da Leopardi a Chesterton la teoria di veggenti spacciati per menagramo

Del pari, chiunque abbia una visione realistica delle cose passerà, quasi sempre, per pessimista. Abbiamo infiniti esempi di illustri pensatori, da Leopardi a Chesterton, che previdero i malanni futuri o individuarono lucidamente quelli presenti, passando per menagrami o, peggio, per depressi cronici.
Invece, ahinoi, è tutto il contrario: la maggioranza delle persone tende a scialbare di un tenue color rosato il proprio futuro e ad immaginarsi una realtà che meglio collimi con le proprie ottimistiche aspettative.
Ma la realtà è la realtà: i sogni saranno pure desideri, ma spesso, all’apparir del vero, si dissolvono come neve al sole.
È perciò precipuo dovere di chi abbia sentimento delle cose e dei tempi svolgere un compito importantissimo nella società degli uomini: avvertirli dei pericoli imminenti e ricordare loro il cammino intrapreso, mostrare loro la rotta, insomma.
E questo, più che chiunque altro, dovrebbe fare un Papa: non assecondare gli uzzoli della folla o adeguare il proprio magistero alle mode del momento, ma rammentare al mondo quale sia la strada del Cristianesimo ed indicare i rischi dei tralignamenti, i pericoli della modernità fideista.

“Scambiatevi un’occhiata di pace”, e la farsa si fa tragedia

Benedetto XVI: la firma di Benedetto XVI come Papa emerito nel 2015
La firma di Benedetto XVI come Papa emerito nel 2015

Un Pontefice giusto guida e non insegue, corregge e non deve adeguarsi

Detto in parole povere, guidare e non inseguire: correggere e non adeguarsi.
Va da sé che questo genere di Papi, dati i tempi, possa passare per misoneista o per reazionario: ma la Chiesa, per chi ci crede, non ha una dimensione cronologica. Mira all’eternità, tanto per capirci.
E con l’eternità non si scherza: il giudizio divino vi riecheggia e, talvolta, vi rimbomba, terribile. Naturalmente, uno è liberissimo di fregarsene: di non crederci tout court.
In tal caso, però, non è autorizzato, del pari, ad esprimere giudizi entusiastici su quei Papi o su quei religiosi che paiano incarnare una visione sociologica della fede o che sembrino più rockstar con l’uzzolo della beneficenza che sacerdoti.
Se ne stiano zitti, a coccolare la propria Weltanschauung laicista o atea e non guardino nell’orticello altrui: è semplicissimo.
Papa Bergoglio, a prescindere dal suo reale spessore pontificale, è uno che piace più agli atei che ai credenti: con l’aggravante grottesca degli atei che spiegano ai credenti che non hanno capito un tubo della sua grandezza.
Papa Ratzinger, viceversa, aveva bene in mente quel che si diceva prima, circa il futuro, la realtà, l’eternità: era un teologo raffinato, ma era, soprattutto, un credente pieno di buonsenso e che non si lasciava abbagliare dalle sirene del modernismo.
Intendo il termine nel senso di fede cieca nella modernità, naturalmente, non nell’accezione fogazzariana del termine.

Innovazione è non contrapporre cultura tecnica ed umanistica

Le grandi tragedie del XX secolo figlie di una cieca fede verso il moderno

Le grandi tragedie del XX secolo non sono figlie di rigurgiti medievali o di visioni reazionarie della società, sibbene proprio di questa cieca fede verso il moderno: lo scientismo, l’iperrazionalismo, l’idea di stato-organismo e di uomo-cellula.
Dall’olocausto armeno fino a Pol Pot, inenarrabili massacri sono stati giustificati con questa visione aberrante, disumana: il progresso senza carità reca catastrofi con sé.
Altro che: “Il sonno della ragione genera mostri”! I mostri peggiori sono nati da una fede cieca nella ragione, senza il filtro della ragionevolezza.
Ecco, credo che Benedetto XVI abbia avuto presente questa semplice regola: abbia compreso, anche dalle sue personali vicissitudini, quale sia la metastasi che minaccia il genere umano.
E che questa metastasi si ripresenta ogni volta sotto speci diverse: con un volto sempre mutato. Per questo, ha avvertito la sua Chiesa, indicandole i rischi di questa clamorosa confusione tra religione e politica intesa religiosamente, tra fede e fanatismo.
Ma era solo: drammaticamente solo, in questa impresa titanica.

Il futuro è già qui: sempre da capire, mai da sprecare…

Benedetto XVI: lo stemma di Papa Benedetto XVI in una aiuola dei Giardini Vaticani
Lo stemma di Papa Benedetto XVI in una aiuola dei Giardini Vaticani

Combattere in solitudine il mainstream planetario con i buoni argomenti

Combattere un mainstream planetario con la sola forza delle buone argomentazioni è impresa disperata, anche se sei il Papa.
Troppe voci si levano a discettare, troppi ditini si alzano, troppe bacchette si agitano, quando tocchi certi temi o affronti certi nodi. Anche se sei il papa, lo ripeto.
La forza del Male è relativa, ma quella dei suoi subalterni, consci o inconsci, è terribile: il loro numero è legione.
E, spesso, è proprio grazie alla stupidità o al conformismo che il Male si afferma: non ha bisogno di strategie particolari o di complotti formidabili. Bastano i cretini.
Naturalmente, questo un Papa non lo può dire: però, mi piace credere che Ratzinger, qualche volta, lo abbia pensato. Sorridendo sornione, come uno dei suoi amati gatti.
A volte, perfino un gatto può ispirare un profeta, se il dono profetico è autentico.
Così, di Benedetto XVI, più che mancarci il sapiente magistero, ci mancherà il profondissimo senso della realtà, quando la profezia diventerà presente e il disastro ci sembrerà definitivo. Altro che μάντι κακῶν, allora…

“Fermata” da un libro il 15 ottobre 1962 la crisi dei missili di Cuba

Immagini di Benedetto XVI durante il suo pontificato e come Papa emerito insieme a Papa Francesco

Papa Benedetto XVI: l'omaggio di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, al feretro di Papa Benedetto XVI
L'omaggio di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, al feretro di Papa Benedetto XVI