Sindrome gastro-cardiaca: un disturbo camuffato da infarto
Palpitazioni, oppressione al petto e aumento della frequenza cardiaca possono far pensare al peggio, ma spesso è ciò che si mangia a darci questi brutti sintomi
Palpitazioni, oppressione al petto e aumento della frequenza cardiaca: la sindrome gastro-cardiaca gioca brutti scherzi e spesso può far davvero preoccupare, pensare al peggio. Pochi infatti sanno però che esiste un collegamento fra la tachicardia e il reflusso gastroesofageo.
Lo sappiamo bene: il primo pensiero quando si avvertono questi sintomi è che si tratti di un infarto. Un bello spavento! Forse però viene sempre ignorato il fatto che potrebbe trattarsi di un disturbo causato da ciò che si mangia.
Se la sorpresa è quello che si prova, continuando a leggere si scoprirà che non è così insolito avvertire tachicardia dopo un pasto abbondante, soprattutto in caso di reflusso.
Ora che questa importante scoperta è alla portata di chi ci sta leggendo, è il momento di correre ai ripari.
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Che cos’è davvero la Sindrome di Roemheld?
Nonostante il nome piuttosto complicato, tanti hanno sperimentato, almeno una volta nella vita, gli effetti della sindrome gastro-cardiaca.
Provate a pensare, ad esempio, a quella sera in cui, distratti da chiacchiere e risate con gli amici, vi siete concessi qualche bicchiere di troppo di vino oppure qualche amaro.
Oltre al senso di pesantezza e all’acidità di stomaco per il pasto abbondante, molto probabilmente avete iniziato ad avvertire palpitazioni e battito cardiaco accelerato.
Ovviamente vi siete spaventati! Succede a molti, soprattutto in occasioni speciali, come i matrimoni, oppure nei giorni di festa.
Va detto subito che questi sintomi, anche se ricordano l’angina o altre patologie cardiache, non sono legati a problemi al cuore, ma sono la diretta espressione della sindrome gastro-cardiaca.
Denominata anche “Sindrome di Roemheld-Techlenburg-Ceconi” o “Sindrome da iperdistensione gassosa del fondo gastrico”, questa condizione venne descritta per la prima volta nel secolo scorso dal medico tedesco Ludwing Roemheld (1873-1938).
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Come capire quando ne siamo in presenza?
La sindrome gastro-cardiaca ha numerosi sintomi che possono manifestarsi da caso a caso in combinazioni variabili, sia durante che dopo il pasto.
Chi ne soffre avverte un aumento della frequenza cardiaca, accompagnato da una alterazione del ritmo cardiaco e dolore cupo.
Altri segnali sono senso di costrizione oppure peso al centro del petto, accompagnati da disturbi gastroenterici, come gonfiore, dolori addominali e sensazione di pienezza. Ma anche eruttazioni, nausea, reflusso gastroesofageo oppure rigurgito.
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Ci sono cibi che maggiormente la causano?
Solitamente la sindrome gastro-cardiaca si verifica in coincidenza con un pasto abbondante, caratterizzato da cibi pesanti da digerire e da grassi.
Fra i fattori scatenanti ci sono anche le bevande alcoliche o gassate che provocano un accumulo di gas nello stomaco, provocandone la distensione eccessiva.
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Quando si manifesta di più questa patologia?
A volte, soprattutto se il pasto è stato consumato durante le ore serali, la sindrome gastro-cardiaca può manifestarsi mentre si è a letto.
Molte persone faticano a prendere sonno oppure si addormentano e hanno un brusco risveglio per via dell’ansia.
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Perché reflusso e tachicardia ne sono legati?
Reflusso gastroesofageo e tachicardia sono legati per un semplice motivo. Dopo un pasto abbondante possono verificarsi alcuni fenomeni.
La parte superiore sinistra dello stomaco tende a gonfiarsi, mentre le terminazioni gastriche del nervo vago sono sollecitate e si verifica una conseguente modulazione della frequenza cardiaca.
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Il gonfiore di stomaco ci azzecca qualcosa?
Quando mangiamo nello stomaco, oltre ai cibi e alle bevande inserite, troviamo i succhi gastrici e una certa quantità d’aria ingerita durante la masticazione.
A questi elementi si aggiungono i gas che vengono prodotti durante il processo digestivo. Questi elementi solidi, gassosi e liquidi contribuiscono a gonfiare lo stomaco, provocando una sensazione di sazietà che a volte può diventare tensione addominale o pienezza eccessiva.
Al termine di un pasto abbondante con cibi e bevande che liberano gas quando reagiscono fra loro, lo stomaco potrebbe gonfiarsi più del dovuto.
In particolare se a questo fenomeno aggiungiamo una scarsa motilità del tubo digerente e un lento deflusso verso l’intestino del contenuto dello stomaco.
Quando il gonfiore coinvolge soprattutto la parte sinistra dello stomaco, l’ansa ingrossata preme contro il diaframma nell’area che si trova sotto il cuore.
Questa pressione toglie al cuore parte dello spazio che ha a disposizione per potersi contrarre liberamente. Può dunque causare alterazioni del ritmo cardiaco, una sensazione di oppressione e peso al petto e difficoltà respiratorie.
Al tempo stesso, le pareti dello stomaco che si distendono vanno a sollecitare le terminazioni del nervo vago.
Questa terminazione trasmette informazioni sia al cuore che all’apparato gastroenterico, regolando alcune funzioni involontarie come il battito cardiaco e la motilità gastrointestinale.
Dunque reagisce di fronte al rigonfiamento dello stomaco inviando al muscolo cardiaco dei messaggi. Quest’ultimo inizia a battere più rapidamente ed ecco qui la comparsa della tachicardia!
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Come si può evitare la tachicardia dopo un pasto?
Per evitare la sindrome gastro-cardiaca è necessario fare molta attenzione a ciò che si mangia.
La prima cosa da fare sarebbe dividere i pasti maggiormente nel corso della giornata, assumendo piccole quantità di cibo e alzandosi da tavola sempre poco prima di sentirsi sazi.
Gli alimenti migliori da consumare sono quelli freschi, come verdura e frutta di stagione, poco grassi e facilmente digeribili.
I cibi vanno cotti in modo semplice (al forno, bolliti o al vapore) e con poco condimento.
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Quali cibi causano palpitazioni dopo mangiato?
La soluzione ottimale che proponiamo è tendenzialmente di evitare tutti i cibi che si digeriscono lentamente oppure che provocano una produzione di gas in eccesso.
La frutta andrebbe consumata sempre lontano dai pasti oppure all’inizio, in modo da evitare la fermentazione.
La caffeina invece andrebbe limitata per non sollecitare ulteriormente il ritmo cardiaco.
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