Studio sulla pioggia a Bologna per battere l’inquinamento urbano
Il progetto StopUP, di cui l’Alma Mater è partner, monitorerà la rete di drenaggio e testerà un innovativo trattamento delle acque di sfioro
Bologna diventa un caso di studio per il monitoraggio qualitativo delle acque in tempo di pioggia.
Ciò avverrà con sensori installati nella rete di drenaggio della città, e con un sistema pilota per il trattamento delle acque di sfioro che permette di rimuovere solidi sospesi, azoto, fosforo e altri inquinanti.
L’iniziativa nasce grazie a StopUP, progetto di ricerca Horizon Europe, cui l’Università di Bologna partecipa con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali.
L’obiettivo è ridurre al minimo l’inquinamento delle acque dolci generato dal deflusso della pioggia negli ambienti cittadini.
Grazie a sistemi avanzati di monitoraggio e sensori online, gli studiosi indagheranno le fonti e i percorsi “privilegiati” degli inquinanti, oltre alle modalità di trasporto all’interno delle reti di drenaggio urbano.
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Vittorio Di Federico: “Dalla siccità uno stress molto maggiore per la flora e la fauna acquatiche”
“L’inquinamento urbano è oggi una minaccia per la qualità dei corpi idrici ricettori, e questa situazione peggiorerà a causa degli impatti del cambiamento climatico: la sequenza prevista di lunghi periodi di siccità, temperature più calde e forti piogge comporterà uno stress molto maggiore per la flora e la fauna nei fiumi, nei laghi, nel mare”, spiega Vittorio Di Federico, professore al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, responsabile del progetto per l’Università di Bologna.
“Per affrontare queste sfide è necessario sviluppare nuove metodologie che consentano di mitigare efficacemente l’inquinamento derivante dalle acque di dilavamento superficiale e dagli scolmatori di piena”.
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In tutto sei i casi di studio della UE, dislocati tra Belgio, Norvegia, Italia, Tunisia e Germania
Per indagare questi fenomeni e sviluppare tecnologie innovative per la prevenzione dell’inquinamento, il progetto StopUP (acronimo di Protecting the Acquatic Environment from Urban Runoff Pollution) ha individuato sei casi studio dislocati tra Belgio, Norvegia, Italia, Tunisia e Germania.
In questo modo sarà possibile sperimentare sul campo soluzioni integrate che comprendono il monitoraggio, il trattamento e il controllo dell’inquinamento in diversi contesti geografici, climatici, idrologici e socio-economici.
È una sfida cui partecipa anche Bologna, città dalle caratteristiche medioevali e dalle numerose acque sotterranee, dove sarà realizzato un monitoraggio qualitativo delle acque in tempo di pioggia grazie all’installazione di più strumenti all’interno della rete di drenaggio della città, in corrispondenza dei principali scolmatori di piena.
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Caccia a farmaci, virus e altri inquinanti, con un modello matematico sugli sversamenti
In questo modo sarà possibile individuare la presenza nelle acque di farmaci, virus e altri inquinanti.
Allo stesso tempo, il monitoraggio sarà accompagnato dalla modellazione della rete di drenaggio urbano, cui ha collaborato la multiutility HERA, in modo da stimare quanta acqua viene sversata nei diversi ricettori in tempo di pioggia.
Questo consentirà anche di valutare i cambiamenti nella tipologia e nella massa di inquinanti sversati in base ai possibili scenari generati dal cambiamento climatico.
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Un’inedita tecnologia che permette la rimozione di solidi sospesi, azoto, fosforo e altri inquinanti
Bologna accoglierà inoltre uno dei sistemi pilota per il trattamento delle acque di sfioro: una tecnologia che permette la rimozione di solidi sospesi, azoto, fosforo e altri inquinanti, basata sulla combinazione di scambio ionico e filtrazione.
Il sistema prevede l’utilizzo di materiali assorbenti in polvere che saranno aggiunti direttamente alle acque di sfioro a seconda delle necessità specifiche e rimossi in seguito con un apposito sistema di filtrazione.
L’obiettivo è arrivare a rimuovere almeno il 50 per cento di azoto e fosforo, responsabili di processi degenerativi delle acque, e una parte di metalli pericolosi come cadmio, cobalto, nichel e zinco.
Coordinato dalla RWTH (Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule-Aachen University) di Aquisgrana (Germania), il progetto StopUP è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe.
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