A Castello Pasquini l’abbagliante bellezza della scienza pura
Alla vigilia del convegno internazionale di fisica “DICE” 2022 a Rosignano Marittimo, un tuffo nel passato dei grandi temi di altre edizioni
La scienza pura docet. Un incontro di abbagliante bellezza: questa è l’impressione che chi scrive ha avuto della tavola rotonda “La mente e la dinamica delle popolazioni di neuroni – Un filosofo e due fisici discutono di mente e cervello”, tenuta il 14 settembre 2016 nell’ambito del “DICE2016 – Eighth International Workshop – Spacetime – Matter – Quantum Mechanics”, simposio di importanza mondiale che si è svolto per il quinto anno a Castiglioncello, frazione di 3.800 abitanti del comune di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno.
L’happening 2022, che comporta un ritorno nei luoghi che la pandemia ha rischiato di desertificare per sempre, avverrà dal 19 al 23 settembre con il titolo “Quantum riddles and spacetime oddities”.
Bellezza del luogo innanzitutto. Entrare la sera a Castello Pasquini è sempre un piacere per gli occhi e per lo spirito, a cui subito si è aggiunto lo stupore per la partecipazione di un pubblico tanto ricco e variegato, dove ai luminari presenti al simposio si affiancavano giovani studenti e studentesse, appassionati e curiosi che già prima delle 21 avevano esaurito i posti disponibili.
Una meraviglia di telescopio in un universo di meraviglie
Un folto pubblico rapito dalle suggestioni di Cadmo e dell’Oracolo di Delfi
Dopo la presentazione dell’Assessore alla Cultura, Dottoressa Licia Montagnani, il Professor Enrico Prati del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha esordito narrando di Cadmo mentre si recava dall’Oracolo di Delfi.
E subito lo spirito ha iniziato a elevarsi, nel perfetto silenzio della platea che ascoltava rapita le parole del relatore il quale, dipartendosi dall’antico, la trasportava all’oggi e verso il futuro, dai computer “monofonici” che usiamo quotidianamente, limitati dal codice binario (0 e 1, spento o acceso, bianco o nero) all’orchestra delle più avanzate Reti Neurali “Deep Learning” (letteralmente “Reti ad Apprendimento Profondo”, una definizione evocativa per i cultori di fantascienza), reti in grado di risolvere problemi con soluzioni spesso del tutto inaspettate.
LaMDA, Google e le virtù di una… “professoressa tascabile”
La vittoria di DeepBlue sullo scacchista Kasparov non tragga in inganno
Come AlphaGo di Google, che ha sconfitto il campione mondiale di Go, antichissimo gioco strategico cinese (quello con i bottoni bianchi e neri per intenderci).
Che ci sarà di eccezionale, direte. Dopotutto DeepBlue, il super computer dell’IBM, ha da tempo battuto il grande campione Kasparov.
Bene, gli aspetti eccezionali in realtà sono due: innanzitutto le possibili mosse del Go sono molte, molte di più rispetto a quelle degli scacchi, talmente tante da essere ben al di là delle attuali capacità di calcolo, e parliamo di capacità di calcolo più che rispettabili.
Quindi non si può programmare il computer a vincere utilizzando la “forza bruta”, calcolando ogni volta tutte le possibili combinazioni, ma occorre fare sì che elabori delle strategie per ipotesi.
Quei tre obbiettivi di salvataggio di Internet da… se stessa
La Rete Deep Learnin di AlphaGo capace di strategie bizzarre, ma vincenti
E le Reti Deep Learning riescono a farlo: durante una delle partite, AlphaGo ha fatto una mossa talmente bizzarra che il campione umano si è dovuto alzare e ritirarsi una decina di minuti per riprendere fiato. Poi si è seduto, ha continuato la partita e ha perso.
Il secondo aspetto eccezionale, che riguarda in generale il funzionamento delle RDL, è che le loro soluzioni inaspettate le trovano ma noi, che le abbiamo create e programmate, non sappiamo fino in fondo come facciano a trovarle.
L’inatteso sposa il mistero, come nelle risposte dell’Oracolo di Delfi. A tutto ciò aggiungiamo lo sviluppo della computazione quantistica.
Computer in grado di utilizzare gli effetti della fisica quantistica, dove al posto del monofonico BIT di cui sopra (0 o 1) abbiamo il QuBIT, capace di assumere contemporaneamente tutti gli stati fra 0 e 1 fino a che non trova la soluzione.
L’algoritmo della stupidità sociale non è frutto dei Social
Quella similitudine con l’elettrone e le sue “infinite traiettorie” fra A e B…
Un po’ come l’elettrone, capace di infinite traiettorie simultanee per arrivare da un punto a un altro. Quindi, computer capaci di calcolare in parallelo in modo infinitamente più rapido di quanto possiamo fare oggi. E ci stiamo piano piano arrivando.
Si annunciano tempi interessanti. Come ci ha dimostrato il Professor Giuseppe Vitiello dell’Università di Salerno, che ha collaborato per anni con Walter Freeman, grande neurofisiologo (da non confondersi con il quasi omonimo Walter Jackson Freeman) morto lo scorso 24 aprile.
Saltando a piè pari tutte le slide preparate precedentemente, il Professor Vitiello si è ricollegato ai concetti espressi dal Professor Prati facendo notare alla platea come il modus pensandi degli attuali computer sia quanto di più lontano dal cervello umano.
Quella strana percezione del digitale in assenza di know-how
I calcolatori riconoscono tutte le immagini ancorché privi di… semantica
Abbiamo computer capaci di riconoscere le immagini ma non di capire il loro significato, non hanno il livello della semantica.
Laddove il computer funziona per algoritmi ben definiti, e lo fanno anche le reti RDL, il cervello umano invece funzionerebbe non ricordando ed elaborando informazioni, ma ricordando ed elaborando significati.
E ci siamo convinti che più del ragionamento in questo processo conta l’attività di errare, sia nel senso di vagabondare sia nel senso di compiere errori.
La mente è un sistema aperto, la dimensione della nostra vita è lo stupore, la dimensione del cervello è principalmente estetica: nell’accezione più ampia, non solo legata all’arte ma a tutto ciò che “sentiamo”, piacevole o spiacevole che sia.
E l’atto di coscienza è un atto di relazione, non solitario, ma riferito al nostro “doppio”. Il che implica che il nostro cervello è sociale.
Questa è una visione che va un po’ in controtendenza rispetto al mainstream delle neuroscienze. Il professor Vitiello da anni sta lavorando a un modello (“Io e il mio Doppio. Il modello quantistico dissipativo del cervello”) di funzionamento di tale organo basato sulla Teoria Quantistica dei Campi e sorretto da una matematica rigorosa, che lo ha portato a trarre queste conclusioni non canoniche.
A conclusione è intervenuto il Professor Alfonso Maurizio Iacono, Ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Pisa.
Ricollegandosi all’esempio dell’Oracolo di Delfi, e al concetto di “doppio” introdotto dal Professor Vitiello, egli ha fatto notare come il cervello non funziona per “copia e incolla” come accade nel mondo digitale, ma su imitazione.
La corsa allo spazio? Giusto risarcimento per i baby boomer
La dissimetria tipica dell’uomo, non della macchina, è la mimesi dell’attore
L’imitazione comporta una dissimetria (i fisici spesso parlano di rottura della simmetria), una non perfetta eguaglianza, una mimesi, che è l’attività dell’attore.
L’unica verità possibile e ciò che ognuno racconta a se stesso e per fare ciò occorre assimilare l’inverosimile al falso.
Il punto centrale è che per estrarre significati dalla realtà la nostra mente necessita di cornici nelle quali inquadrarli.
L’esempio della caverna di Platone diviene così simile a un cinema, i prigionieri sono coloro che non hanno la cornice, la chiave di lettura della realtà.
Quelle “oscure realtà” cariche di (nuovi) misteri sul cosmo
Ci si può chiedere il perché dell’Universo soltanto se… si esce da se stessi
Ci si può chiedere il perché dell’Universo solo se riusciamo a uscire da noi stessi.
Chi scrive, pur se appassionato di scienza, raramente ha avuto l’occasione di assistere a un incontro così stimolante e di livello tanto avanzato, pur se in un linguaggio comprensibile, nel quale la dicotomia fra scienze umanistiche e scienze “dure” non solo è superata, ma appare sepolta da anni.
La tavola rotonda è durata ben più di due ore ma gran parte del pubblico si è trattenuta anche successivamente, conversando piacevolmente con i relatori.
Speriamo che altre iniziative di questo genere vengano prese anche in futuro, allargando la nostra visione del mondo e permettendoci di uscire dalle gabbie mentali che, volenti o nolenti, ci creiamo quotidianamente.
Innovazione è non contrapporre cultura tecnica ed umanistica
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