Acque ancora a rischio: nel Mediterraneo anche un'alga invasiva

Arriva nei nostri mari con largo anticipo una Posidonia aliena e molto aggressiva, che potrebbe mettere in pericolo l'intero ecosistema

alga: Posidonia oceanica
Posidonia oceanica (Foto: iStockPhotos)

I cambiamenti climatici mettono ancora una volta a rischio l’ecosistema marino e nel Mediterraneo arriva una nuova (e letale) alga invasiva. Si tratta della Halophila Stipulacea, arrivata tramite il canale di Suez.

La sua proliferazione era stata prevista già dagli scienziati, ma non con una tale rapidità, tanto che la comparsa di questa specie aliena, cugina della più comune Posidonia, era stata fissata fra cinquant’anni.

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alga: Una veduta dall'alto del mare pugliese
Una veduta dall’alto del mare pugliese (Foto: iStockPhotos)

La pianta tropicale e lo studio italiano

La Halophila Stipulacea è una pianta tropicale, e ciò significa che prolifera soprattutto nei mari caldi, dunque nel Mediterraneo sudorientale, dove si registra una temperatura dell’acqua maggiore. Secondo gli ultimi modelli matematici questa specie aliena si sarebbe dovuta espandere verso Nord, invadendo tutto il Mare Nostrum, soltanto fra cinquant’anni.

Le previsioni però sono fallite a causa dei cambiamenti climatici che stanno continuando a cambiare il nostro Pianeta, agendo con sempre maggiore velocità. I dati infatti svelano che la sua diffusione è in aumento, questo perché la temperatura dell’acqua del Mediterraneo continua ad aumentare. Il nostro mare, insomma, si sta scaldando rapidamente e lo sta facendo più velocemente di tutti gli altri mari.

Una scoperta sottolineata ed evidenziata da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Mediterranean Marine Science” e intitolato “The hidden invasion of the alien seagrass Halophila stipulacea (Forsskål) Ascherson along Southeastern Italy”.

La ricerca è stata realizzata da Luigi Musco e Andrea Toso. Gli studiosi fanno parte del Dipartimento di Scienze e Tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento e del National Biodiversity Future Center. E ha dimostrato la presenza di intere praterie di Halophila stipulacea sulle coste del Salento, a partire da Otranto sino al Capo di Leuca.

L’alga aliena avrebbe invaso anche la costa jonica, il porto di Gallipoli, Santa Caterina di Nardò e Porto Selvaggio (zone in cui si pratica anche pesca sub). I risultati raggiunti hanno permesso di lanciare l’allerta: l’alga aliena si sta diffondendo ed è essenziale sorvegliarla.

“L’inquinamento biologico causato dall’invasione di specie aliene nei nostri mari è considerata una delle principali minacce alla biodiversità delle nostre coste”, ha spiegato il professor Musco. “Pur senza lanciare allarmismo, è necessario valutare gli effetti che può avere sugli habitat nativi e sulla fauna marina delle nostre coste”.

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alga: Halophila Stipulacea
Halophila Stipulacea (Foto: iStockPhotos)

Una minaccia dovuta ai cambiamenti climatici

La ricerca tutta italiana ha permesso di individuare diverse praterie di alghe aliene a profondità diverse, a partire da un metro e mezzo sino a trenta metri. Inizialmente questa specie era arrivata sulle coste grazie alle navi, ma la sua diffusione accelerata è una conseguenza del climate change.

“Abbiamo iniziato le osservazioni nel 2021”, ha svelato ancora Luigi Musco, “individuando rizomi della pianta marina a Otranto, dopo un temporale, e ci siamo sorpresi della sua presenza in Puglia, dove non era segnalata dagli studi internazionali che ricostruiscono le dinamiche di invasione della pianta tropicale in Mediterraneo. Una piccola nota, su una rivista di botanica del 2012, ci ha però segnalato una prima osservazione. E siamo partiti da lì, chiedendoci quanto e perché si sia diffusa in dieci anni”.

Ora la ricerca avrà una seconda fase. Verranno infatti usati i ROV, sottomarini a comando remoto, ma anche side-scan-sonar e sonar multibeam per analizzare vaste aree e grandi profondità, in particolare nella zona di Porto Cesareo e della sua Area Marina Protetta.

Quali saranno le conseguenze di questa invasione? Su questo gli esperti sono concordi. Come ben sappiamo infatti gli ecosistemi marini sono il risultato di migliaia di anni in cui organismi e ambiente si sono adattati fra loro. Una coevoluzione in cui predazione, simbiosi e cooperazione sono stati affinati e dove non c’è spazio per l’alga aliena che rischia di rompere gli equilibri.

“È facile quindi immaginare”, raccontano i ricercatori, “che un nuovo organismo che appare d’improvviso e che fino a quel momento non aveva mai avuto alcuna forma di interazione con gli organismi nativi possa rompere l’equilibrio creatosi nel sistema. Nel caso delle praterie di Santa Caterina, il paesaggio sottomarino appare completamente modificato, con la comparsa di un vero e proprio ‘habitat alieno’. Sono proprio organismi come Halophila, capaci di modificare pesantemente gli habitat, quelli che destano maggior preoccupazione tra le specie aliene e per questo vanno accuratamente monitorati”.

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Alga: Posidonie essiccate a riva
Posidonie essiccate a riva (Foto: iStockPhotos)