Così avanza una nuova generazione di custodi della qualità
I Giovani della Filiera Grana Padano: sono loro gli eredi di una storia millenaria e la forza di un tessuto produttivo che non invecchia mai
“Generazioni diverse. Stessa passione” è il claim che accompagna il lancio della seconda stagione di Giovani della Filiera, la docu-serie che racconta la maestria e l’impegno dei giovani impiegati nella filiera di produzione del Grana Padano.
Dopo il successo della prima stagione, le nuove generazioni di custodi della qualità sono tornate a raccontarsi in una miniserie di sei puntate alla scoperta del senso della tradizione, dell’impegno e delle speranze future dei giovani allevatori, casari, esperti, imprenditori, eredi di una storia che si rinnova ogni giorno.
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Giovani della Filiera, la docu-serie di Grana Padano
Il viaggio tra i giovani volti della Filiera inizia con la storia di Matteo, che a 27 anni gestisce un’azienda che produce latte per Grana Padano da tre generazioni: un’impresa che ha richiesto non soltanto impegno e dedizione, ma anche la capacità di conquistare la fiducia di coloro da cui tutto ebbe inizio.
Poi c’è Anna, che lavora insieme al fratello Paolo e racconta che cosa significa essere donna in un mondo declinato al maschile, e c’è Luca, che ha deciso di affiancare una fattoria didattica all’allevamento delle bovine per spiegare ai bambini che il latte non viene dal supermercato.
Le storie dei giovani della Filiera parlano di passione e crescita personale ma anche di amicizia, valori e storie familiari che si tramandano nell’attenta operosità di allevatori, casari, operai e imprenditori che hanno deciso di diventare i custodi di una tradizione millenaria.
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La giusta scelta di diventare giovani produttori
Le motivazioni che spingono i giovani a diventare allevatori e casari sono diverse, come diverse sono le storie che si intrecciano dietro a ogni forma di Grana Padano DOP.
Anna ha scelto di continuare la tradizione di famiglia osservando il nonno che accudiva i vitelli “come fossero bambini”; per Filippo, invece, la scelta di lavorare il latte inizia dalla fascinazione per la figura del casaro, da sempre accompagnata da un’aura di “sacra intoccabilità”.
Luca ha attinto la passione per questo lavoro da suo nonno, mentre Giorgio, che ormai fa il casaro da sedici anni, ha imparato tutto dal maestro, “un casaro tosto” di cui oggi tramanda i rigorosi insegnamenti.
Nella prima stagione della docu-serie avevamo ascoltato la storia di Paolo, assistente casaro che ha scelto di lavorare il formaggio spinto dall’amore per la sua terra e di Giovanni, che lavora nel caseificio di famiglia e ad appena 24 anni ha deciso di assumersi la responsabilità di gestire l’intera azienda.
Quelle dei giovani della filiera sono storie diverse legate da un filo comune: è una scelta che si rinnova ogni giorno, nel solco di una tradizione che attinge a legami e vicende familiari che evolvono al ritmo di un mondo che cambia sempre più in fretta.
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La filiera del futuro: l’innovazione oltre il digitale
Tecnologie digitali, automazione e sistemi di monitoraggio su piattaforme informatiche sono entrati a far parte del nuovo vocabolario della filiera, che dalle placide campagne della Pianura Padana ha ormai aperto il suo sguardo sul mondo intero.
“È lo spirito che ispirò i monaci di Chiaravalle che oggi si diffonde nell’era digitale”: così aveva commentato il lancio della seconda stagione della serie per il web Renato Zaghini, Presidente del Consorzio Tutela Grana Padano.
I giovani della filiera sono forse l’immagine più concreta di una tradizione che si tramanda grazie alla vitalità di un tessuto produttivo che non invecchia mai, animato dal desiderio di crescere e portare innovazione all’interno di aziende che spesso hanno alle spalle generazioni di produttori.
Ci sono giovani allevatori che hanno introdotto la mungitura automatica, in modo che le vacche possano essere libere di farsi mungere ogni volta che vogliono, e altri che hanno seguito corsi di specializzazione all’estero per portare nell’azienda di famiglia nuove idee e competenze.
L’introduzione di nuove tecnologie ha semplificato molto alcuni passaggi del lavoro, spiega Giorgio, cui è dedicato il quinto episodio della seconda stagione; quello del casaro, però, resta un mestiere artigianale: la rottura della cagliata con lo spino e il taglio delle due forme gemelle al limitare di ogni caldaia di rame sono operazioni che si tramandano di casaro in casaro da generazioni.
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C’è una tradizione che si rinnova ogni giorno
L’introduzione di piattaforme digitali, agricoltura e zootecnia di precisione e sistemi di monitoraggio ambientale non ha scalfito il gesto che, da quasi mille anni, porta alla nascita di ogni singola forma di Grana Padano.
Ha però permesso al Consorzio, grazie alla collaborazione con Università e Centri di Ricerca, di esplorare nuove tecnologie in grado di valutare l’impatto ambientale dell’intera filiera produttiva e di rendere più efficienti i processi produttivi.
Così le vecchie generazioni lasciano spazio alle nuove, cui spetta il compito di tramandare la tradizione millenaria del Grana Padano all’interno di una filiera sempre più sostenibile e attenta alle esigenze di consumatori sempre più consapevoli.
“È un formaggio giovane perché a crearlo ogni giorno ci sono anche centinaia di giovani, che sanno mantenere le sue peculiarità e migliorare la lavorazione con il desiderio di vedere crescere e rinnovarsi le loro aziende”, aveva spiegato Renato Zaghini, presidente del Consorzio.
Si tratta di tramandare un patrimonio antico che è più vivo che mai: quello dei nuovi custodi della qualità è un racconto personale, ma è anche un ritratto espressivo della storia più profonda del territorio in cui nasce il Grana Padano.
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