La liberazione dalla fatica accelera l'innovazione e la conoscenza

Ecco perché e come responsabilità e collaborazione identificano la soluzione più autentica al cattivo utilizzo delle tecnologie digitali

Un operaio alle prese con un visore per la Realtà Virtuale
Un operaio alle prese con un visore per la Realtà Virtuale: l’innovazione, in mille modi e per mille rivoli, ha cambiato l’uso del tempo e la qualità del lavoro degli umani

Nello sforzo di conoscere anticipatamente il futuro, i popoli del mondo hanno congetturato i più diversi sistemi e, pur privati di qualsiasi credibilità razionale, alcuni di essi ancora trovano spazio nella nostra cultura, come l’oroscopo.
Non soltanto si teme la fine, ma anche il dolore e il suo ripetersi, proprio e di chi si ama, come pure le angherie della vecchiaia, la riduzione della libertà e dell’autonomia, l’incertezza che vi sia una vita dopo quella limitata e terrena.
Nemmeno il sogno di una perpetua serenità acquieta l’umana lotta contro il tempo, giacché pare che molti vogliano andare in Paradiso, ma nessuno di loro vuole accada domani.
Con questa spinta interiore, si capisce bene che, in quelle sue componenti definibili come conoscenza e invenzione, perfino l’innovazione sia stata vista e utilizzata per guardare oltre il presente e sapere prima ciò che accadrà poi.
Succede così che i numeri che descrivono gli eventi siano utilizzati dall’alba dei tempi per prevedere il futuro: dalle misurazioni del Nilo degli Egizi agli utilizzi predittivi dell’Intelligenza Artificiale, sempre i dati sono stati ordinati e interpretati per anticipare gli eventi, conoscerli prima, predisporsi ad essi o influenzarli per quanto possibile.
Scelto questo angolo di osservazione, si nota come consumo, collaborazione, innovazione, predizione e costruzione del futuro siano talmente integrati e propri dell’umano che tutti i timori rivolti ad un tempo prossimo in cui gli automi possano giungere a condizionare la vita di chi li ha inventati appaiono poco fondati.
In sintesi, se questi cinque elementi sono distintivi dell’umano rispetto agli altri animali, ancor più lo sono anche rispetto alle macchine, agli automi, agli apparati digitali.

È la propensione al consumo l’atavico motore dell’innovazione

I dodici segno dello zodiaco
“Non è vero ma ci credo” è il titolo di una celebre commedia di Peppino De Filippo nel 1942 ed è quello che ancora pensano in molti riguardo ai segni zodiacali

Senza un corpo fisico non ci possono essere desideri

Tutti quegli enti non-biologici, essendo liberi da un corpo destinato al dolore, alla malattia e alla morte, proprio per questo non hanno un futuro che interessi loro prevedere e, dunque, nemmeno un desiderio, una spinta a cambiare, a determinare il proprio destino, men che meno ad acquisire una qualche forma di potere su altre macchine o sugli umani.
Restano, quegli oggetti, indifferenti al futuro e persino al tempo stesso, senza nessuna tensione a superare i propri limiti.
Se si pensa che un giorno si potrà infine trasmettere alle macchine quelle caratteristiche, si può immaginare che esso, semmai sarà, sia estremamente remoto, visto che sin qui gli umani mai si sono rivelati capaci di indurle nemmeno nelle specie animate ad essi più vicine nel cespuglio dell’evoluzione.
La continua ricerca di sapere e capire è ciò che rivela l’umano degli umani.
Pensiero filosofico, scienza e tecnologia sono insieme origine e conseguenza della capacità umana, unica tra gli animali, di utilizzare (consumare) strumenti che danno poteri super-umani (come qualsiasi televisore mostra nel consentire di vedere e sentire fatti che accadono in posti lontani, magari in questo momento o in tempi passati), e più si amplia lo spettro di queste possibilità più sapiens diventa l’homo.
In particolare, l’automazione è il fenomeno che negli ultimi secoli maggiormente ha consentito agli umani di guadagnare tempo da dedicare a se stessi, liberandoli da attività, quelle sì, disumane.
Fateci caso: di tutte le attività lavorative che sono state automatizzate nel tempo, quali si vorrebbe tornare a fare manualmente?
Quando i telai meccanici sono stati elettrificati, quando la catena di montaggio è stata sostituita dai robot, quando le lavatrici hanno sostituito le lavandaie non sono mancate le resistenze sociali, ma è bastato il passare di una generazione affinché nessuno volesse più tornare a fare quei lavori, quelle fatiche che ora, appunto, definiamo insopportabili.

“Etica dell’intelligenza artificiale”, un libro senza tempo

Un gruppo di minatori impegnato nelle miniere di Marcinelle
Minatori a Marcinelle: un lavoro che ora eseguono le macchine e nessun uomo vorrebbe tornare a fare

Ricerca e applicazione un tempo prerogative dei ricchi

Il lavoro è sì un modo di realizzarsi della persona e, nella nostra cultura, un elemento fondamentale della sua dignità sociale, ma la fatica fisica che implica lo svolgerlo non ha quelle caratteristiche, anzi.
Sin dalla Genesi, il “sudore della fronte” è castigo tanto quanto il dolore del parto: né l’uno né l’altro danno alcun merito diretto, essendo piuttosto modi di espiare una condanna.
Si intuisce con facilità che quanto più si elimina il disumano, tanto più si rafforza l’umano.
Si pensi a poche decine di anni fa, ad un secolo per far cifra tonda: allora poteva dedicarsi al pensiero innovativo soltanto chi non lavorava, chi possedeva rendite che derivavano dalle ricchezze dei suoi avi e dal lavoro sottopagato dei suoi contemporanei di minor censo, servi o poco più.
Questo era uno dei motivi per cui lo sviluppo culturale e tecnologico aveva ritmi ben più lenti di ora: pochi tra i pochi ricchi investivano intelligenza e denari per portare avanti ricerca e applicazione.

Robot di Samaria per curare il corpo e quietare lo spirito?

L'acceleratore di particelle del CERN
L’acceleratore di particelle del CERN, vicino Ginevra, è probabilmente il più complesso strumento mai creato dall’uomo

Dalla “Big Science” alle migliorate aspettative di vita

Si pensi ad ora, al fatto che migliaia e migliaia di persone possono collaborare tra loro per scoprire e creare, disponendo di enormi quantità di tempo e denaro investite in maniera produttiva, così come di mezzi per scambiarsi informazioni, generando quel fenomeno detto “Big Science” che ha portato a risultati che troppo spesso sottovalutiamo quali, ad esempio, la possibilità di guarire malattie poco tempo fa mortali che, insieme con altre innovazioni, ha consentito di aumentare di 20 anni la speranza di vita di chi nasce sul pianeta (da 53 anni per chi veniva al mondo nel 1970 ai 72,6 di chi è stato dato alla luce nel 2020).
Quelle migliaia di ricercatori esistono anche perché l’innovazione, in mille modi e per mille rivoli, ha cambiato l’uso del tempo degli umani: liberati dalle fatiche disumane, essi hanno dedicato in molti e sempre di più le proprie risorse intellettuali a capire e modificare il mondo.
Questo “modificare il mondo” non ha soltanto aspetti positivi, tanto che l’espressione “l’altra faccia della medaglia” è tipicamente umana, difficilmente immaginabile dalla mente di un castoro.
Il governo dell’innovazione non è cosa facile.
Poiché essa ha molto a che fare con il futuro, cioè il tempo breve o lungo in cui si possono misurarne gli effetti, anche l’innovazione ha necessità di predizione, o meglio di una visione che ne preceda l’applicazione.

Aiutare tutti a stare meglio: è la salute al tempo dell’AI

Un focolare di circa 800.000 anni fa
Nella caverna di Evron Quarry, in Israele, si sono ritrovati inequivocabili segni di un focolare di circa 800.000 anni fa, tra i più antichi del pianeta

I “valori” siano strumento per indirizzare l’avvenire

Pur se non sono mancati errori, le società umane hanno individuato diversi strumenti per orientare il loro avvenire: etica, morale, giustizia, diritto sono tra questi, non casualmente tra loro legati e interagenti.
Quelli che per semplicità sono detti “valori” possono essere intesi come precursori del futuro: la loro applicazione nella vita sociale è, appunto, già il futuro stesso, essendo che da essi scaturiscono le conseguenze di domani delle scelte di oggi.
Dunque, progettare come usare l’innovazione è applicazione dell’etica, di valori condivisi di una comunità, prologo e disegno dei tempi successivi, influenza non sempre correggibile sul destino dei viventi e delle generazioni seguenti.
Si tratta di una attività impegnativa, dovendo affrontare spesso enigmi di difficile soluzione, con risultati conflittuali che interrogano la coscienza personale e si riflettono sulla prassi della comunità.
Come animale sociale, l’umano percepisce il dovere di rispondere degli eventi che dipendono da lui stesso, ma nel fondo del suo spirito resta la tentazione di evitare quel ruvido peso, magari addossandolo a quelle stesse macchine che ha costruito.

La Bossa Nova come l’AI esito di un ingegno antico e diffuso

I primati fanno uso di strumenti e oggetti, ma non vanno oltre il consumo di cibo
I primati fanno uso di strumenti e oggetti, ma non vanno oltre il consumo di cibo

Una casa comune e accettabile per tutte le specie

Nel seguire quella lusinga, si potrebbe percepire prima lecito, poi accettabile e dopo persino preferibile assegnare agli automi responsabilità fin qui riconducibili alla persona, cosicché, svincolato da essa, l’uomo potrebbe infine provare una certa piacevole vertigine, magari percependo come nuova forma di libertà la leggerezza di un’anima affrancata dall’obbligo di riconoscere i propri errori.
Pur dinnanzi a questa preoccupazione e, anzi, proprio per quella, spetta a quella umana indirizzare l’innovazione in maniera coerente con l’obiettivo di vivere meglio nella casa comune di tutte le specie, così come accadde dal momento in cui antichi ominidi scoprirono come governare il fuoco, scegliendo di utilizzarlo per cuocere gli alimenti anziché per incendiare la savana tutta.
Avessero sbagliato quella decisione, probabilmente non ci sarebbe nessuno qui, a parlar di futuro.

Valter Fraccaro: “L’AI senza etica non è vera intelligenza”

Un moderno robot con sembianze quasi umane
Un moderno robot con sembianze quasi umane: consumo, collaborazione, innovazione, predizione e costruzione del futuro distinguono l'uomo dalle macchine