100 giorni sul fondo del mare: è il "Project Neptune"

Joseph Dituri è uno scienziato che soggiornerà oltre tre mesi in acqua per studiare l'ecosistema marino e non solo (battendo un record)

mare: Joseph Dituri nel fondo del mare
Joseph Dituri nel fondo del mare (Foto: Project Neptune)

100 giorni sul fondo del mare per proteggerlo e battere un record. Si tratta dell’impresa di Joseph Dituri, studioso della University of South Florida di Tampa, negli USA, e protagonista del “Project Neptune”, un progetto di ricerca che sarà fondamentale per le acque e per l’uomo.

Il 1 marzo 2023 infatti Dituri si è immerso a Key Largo, in Florida, e da allora il ricercatore vive all’interno della Jules’ Undersea Lodge, un alloggio che si trova a ben 9 metri di profondità. Lo scopo della missione? Favorire, ancora una volta, le ricerche e la prevenzione per proteggere l’ecosistema marino.

A questa causa nobile si aggiunge un altro importante elemento: lo studio degli effetti della permanenza in un ambiente iperbarico sull’essere umano, dal punto di vista psicologico e fisico. Se Joseph riuscirà nella sua impresa, lasciando la sua “abitazione sottomarina” all’inizio di giugno, non solo avrà dato un grande contributo alla scienza, ma sarà ance riuscito a battere un record.

Quello della permanenza sottomarina più lunga di sempre in un habitat con alta pressione, strappando il record ottenuto nel 2014 con 73 giorni.

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mare: Il ricercatore Joseph Dituri in videochiamata
Il ricercatore Joseph Dituri in videochiamata (Foto: Project Neptune)

Una ricerca rivoluzionaria per il mare

Vivere sott’acqua è senza dubbio una sfida affascinante, ancora più se pensiamo ad un periodo così lungo come 100 giorni. In tutte queste settimane la casa di Joseph Dituri sarà un abitacolo con la forma di un bicchiere rovesciato e ancorato al fondale marino della grandezza di 30 metri quadri.

L’aria che si trova all’interno subisce la pressione delle acque dell’Oceano intorno. Una pressione che, va sottolineato, è pari al doppio rispetto a quella presente sulla terraferma. Un’esperienza estrema dunque è molto diversa rispetto a quella di chi ha soggiornato in un sottomarino. Questi mezzi infatti sono stati progettati proprio per mantenere la stessa pressione presente al livello del mare nonostante possano immergersi a centinaia di metri in profondità nell’Oceano.

La missione di Dituri terminerà il 9 giugno. Durante tutta la sua permanenza a 9 metri di profondità, lo studioso americano continuerà a condurre esperimenti e fare ricerche sull’habitat marino. Inoltre terrà le sue lezioni, collegandosi online con gli studenti e parlando delle sue attività. Nel frattempo il suo stato di salute verrà costantemente monitorato. Non esistono infatti particolari precedenti e non è dato sapere come il fisico di Joseph potrebbe reagire alle condizioni a cui verrà sottoposto. Un team medico valuterà la salute mentale e fisica del ricercatore, segnalando qualsiasi anomalia o alterazione.

Di certo l’esperto è partito preparato per questa missione che non sarà affatto semplice. A 9 metri di profondità il primo rischio è che possano saltare tutti gli equilibri legati al ciclo sonno-veglia per via dell’assenza (o quasi) della luce solare.

La scarsa esposizione al sole potrebbe causare pure una carenza di vitamina D con possibili danni al sistema immunitario, alle ossa e ai muscoli. Per non parlare dell’impossibilità di svolgere attività fisica, dato lo scarso spazio.

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mare: Joseph Dituri di Project Neptune
Joseph Dituri di Project Neptune (Foto: Project Neptune)

I veri vantaggi della ricerca subacquea

Nonostante i pericoli però Dituri è convinto che la sua ricerca sarà utile sia per l’ecosistema marino che per gli uomini. “La mia passione per la scienza è nata mentre prestavo servizio nella Marina dove avevo il ruolo di ufficiale per le immersioni in condizioni critiche”, ha spiegato Joseph. “Dopo il congedo, ho conseguito il dottorato, cercando di scoprire di più sulla correlazione fra pressione e condizioni estreme con le lesioni cerebrali traumatiche”.

Secondo Joseph Dituri infatti la pressione iperbarica potrebbe essere molto utile per aumentare il flusso sanguigno cerebrale e intervenire per curare alcune lesioni cerebrali. “Ho ipotizzato che questo tipo di pressione potesse, quindi, essere utilizzata per trattare queste lesioni. Se alla fine di questi 100 giorni dovessi scoprire di aver ragione, la medicina iperbarica potrebbe essere utilizzata per trattare un ampio spettro di malattie”.

Uno studio dedicato all’uomo dunque, per studiare non solo nuove terapie per le lesioni cerebrali, ma anche l’impatto di una permanenza così lunga in acqua. I risultati consentiranno di approfondire un tema molto importante, quello dell’acquaticità e del legame fra l’uomo e il mare.

Un argomento essenziale per tutti, dagli studiosi a chi pratica pesca subacquea e si trova a vivere esperienze in apnea nelle acque di tutto il mondo, a contatto con un habitat e condizioni molto diverse da quelle della terraferma.

Infine la ricerca permetterà di gettare una nuova luce sulla necessità di difendere l’ecosistema marino, minacciato sempre di più dall’azione dell’uomo e caratterizzato da un equilibrio delicatissimo, da conoscere e rispettare.

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La presentazione del "Project Neptune" con il ricercatore Joseph Dituri

mare: Joseph Dituri
Joseph Dituri (Foto: Project Neptune)