C'è un’autostrada di coralli nel cuore dell’Oceano Indiano

Gli scienziati dell’Università di Oxford hanno indagato e scoperto come si muovono le larve di corallo tra le isole dell’arcipelago delle Seychelles

Un'App per visualizzare il viaggio dei coralli
La simulazione della dispersione delle larve di corallo così come viene visualizzata sull'App sviluppata dai ricercatori dell'Università di Oxford (Foto: https://nvogtvincent.co.uk/coral_app.html)

Le barriere coralline delle isole remote delle Seychelles non sono isolate: un nuovo studio dell’Università di Oxford ha scoperto che sono collegate con le barriere dell’arcipelago interno grazie a una rete di correnti oceaniche cariche di larve di corallo, una sorta di autostrada che corre nel cuore dell’Oceano Indiano e che infonde nuove speranze per la tutela dei delicati ecosistemi marini.

Un’analisi genetica completa ha rivelato che non soltanto i flussi genici viaggiano per centinaia di chilometri, ma che lo fanno piuttosto spesso: i risultati dello studio suggeriscono infatti che le larve di corallo possono essere trasferite tra popolazioni diverse nel giro di poche generazioni.

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Seychelles: il nuovo studio che può salvare le barriere coralline
Le isole di Aldabra formano la più estesa laguna di tutto l’Oceano Indiano: le isole, disabitate, sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO (Foto: Simisa/Wikipedia)

Seychelles, lo studio sulle barriere coralline delle isole esterne

Nonostante siano disseminate su oltre un milione di chilometri quadrati, le barriere coralline delle isole esterne delle Seychelles sono strettamente imparentate tra loro: la scoperta è frutto di una ricerca dell’Università di Oxford appena pubblicata su “Scientific Reports”. Grazie ad approfondite analisi genetiche, gli scienziati inglesi hanno scoperto che le correnti oceaniche trasportano un numero significativo di larve di coralli, facendole viaggiare da un capo all’altro dell’arcipelago.

Si tratta di una scoperta molto importante”, spiega la Dottoressa April Burt del Dipartimento di Biologia dell’Università di Oxford, prima autrice dello studio, “poiché un fattore chiave per il recupero delle barriere coralline è l’approvvigionamento di larve”.

Per le remote barriere coralline delle isole esterne, alcune delle quali si trovano a oltre mille chilometri da Mahé, l’isola principale della Nazione, si tratta di una nuova speranza per quanto riguarda il successo delle strategie di ripopolamento.

Nonostante i coralli siano diminuiti in maniera allarmante in tutto il mondo, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, è infatti ancora possibile agire per migliorare il loro stato di salute e la loro resilienza con azioni su scala locale e nazionale.

Queste azioni possono essere più efficaci se comprendiamo meglio la connessione tra le barriere coralline”, spiega Burt, “ad esempio dando priorità agli sforzi di conservazione intorno alle barriere che agiscono come principali fonti di larve per sostenere la resilienza delle barriere regionali”.

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Le larve dei coralli viaggiano per centinaia di chilometri: lo studio
Tra le strategie adottate per il recupero dei coralli c’è il “reef gardening”, un vero e proprio giardinaggio di coralli che prevede l’allevamento degli antozoi in vivai subacquei (Foto: Fascinating Universe/Wikipedia)

Le strategie di recupero dei coralli delle isole Seychelles

Le isole esterne delle Seychelles, anche note come isole coralline, sono un arcipelago di origine corallina nell’Oceano Indiano occidentale. Pur rappresentando quasi la metà della superficie totale delle Seychelles, questi atolli accolgono meno dell’1 per cento della popolazione.

Colpa della terra arida e della mancanza di sorgenti d’acqua dolce, fattori inaggirabili che nel tempo hanno determinato la conversione di questi paradisi terrestri disseminati di aree naturali protette in atolli destinati al turismo da resort.

Dopo l’evento di sbiancamento di massa dei coralli del 1998, però, i rischi si sono estesi anche al turismo. Allora, a causa dell’accoppiata fatale di El Niño e Dipolo dell’Oceano Indiano, le barriere coralline dell’arcipelago delle Seychelles hanno subito una riduzione che in alcune aree è arrivata fino al 97 per cento.

Le operazioni di recupero dei coralli, si legge in un recente rapporto del Reef Resilience Network, sono state molto lente: “Ci sono voluti quasi 20 anni per vedere la copertura corallina ai livelli precedenti al 1998 nella maggior parte delle aree della regione”.

Un secondo grave evento di sbiancamento si è verificato nel 2016, colpendo tutto il territorio delle Seychelles e portando a una riduzione della copertura corallina di oltre il 30 per cento.

Da allora i progetti per il recupero delle barriere coralline dell’arcipelago africano si sono moltiplicate: tra questi c’è un enorme progetto che punta a coltivare almeno 50.000 coralli entro il 2026 tramite il metodo del “reef gardening”, che prevede di raccogliere piccoli pezzi di corallo sano, allevarli in vivai subacquei e poi trasferirli in siti degradati.

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Le isole remote delle Seychelles in un nuovo studio
L’atollo di San Giuseppe e l’isola D’Arros, parte delle isole Amirante, viste da un’astronauta della NASA (Foto: NASA)

Una lunga autostrada di coralli nei mari dell’Africa orientale

I ricercatori di Oxford hanno collaborato con numerose organizzazioni per la gestione delle barriere coralline e con il governo delle Seychelles: hanno raccolto diversi campioni di corallo da 19 diversi siti della barriera corallina ed eseguito un’analisi genetica completa.

L’indagine ha rivelato un flusso genico recente tra tutti i siti individuati, probabilmente avvenuto nel giro di poche generazioni, suggerendo che le larve di corallo possono viaggiare da una popolazione all’altra nell’arco di periodi piuttosto brevi.

Associando le analisi genetiche con la modellazione oceanografica, gli scienziati hanno simulato il processo di dispersione delle larve, individuando i percorsi seguiti dai piccoli coralli per spostarsi tra le barriere coralline della regione.

I risultati suggeriscono che la dispersione delle larve di corallo tra le barriere coralline delle Seychelles è altamente plausibile, e che potrebbe avere un ruolo rilevante nel definire la connettività delle colonie di antozoi.

Questa connessione oceanica, che agisce come una sorta di autostrada di coralli, viaggia per centinaia di chilometri: per esempio, le larve di corallo riprodotte nel remoto atollo di Aldabra potrebbero disperdersi a ovest verso la costa orientale dell’Africa, in particolare Mozambico, Kenya e Tanzania, attraverso la corrente costiera dell’Africa orientale.

Da qui, potrebbero continuare il loro viaggio verso nord, e magari incontrare la controcorrente equatoriale meridionale, che le riporterebbe verso le isole interne dell’arcipelago.

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Le larve dei coralli viaggiano per centinaia di chilometri: lo studio
Il nuovo studio suggerisce che la forte connettività all’interno delle Seychelles si stabilisce in senso orario, viaggiando potenzialmente tra le Inner Islands e il remoto Aldabra Group attraverso le barriere coralline dell’Africa orientale e le barriere coralline centrali delle Seychelles (Foto: Noam Vogt-Vincent)

Ora sappiamo quali barriere saranno cruciali per il recupero

Come spiega il dottor Noam Vogt-Vincent, che ha guidato la modellazione oceanografica, “l’ampio accordo tra la connettività prevista e i modelli genetici osservati supporta l’uso di queste simulazioni di dispersione larvale nella gestione dei sistemi di barriera corallina alle Seychelles e nella regione in generale”.

Simulazioni del genere, spiega il ricercatore, permettono anche di studiare la regolarità di questi schemi di connettività nel tempo, rivelando informazioni fondamentali: “Una fornitura regolare di larve sarà essenziale per il recupero della barriera corallina di fronte ai cambiamenti climatici”.

I dati della modellazione possono essere visualizzati da tutti tramite un’applicazione dedicata, che permette di visionare il viaggio delle larve di corallo da una barriera e l’altra, toccando anche le coste dell’Africa orientale. Secondo i ricercatori, questo potrebbe aiutare a identificare le principali fonti larvali da inserire nelle aree marine protette o nelle operazioni di ripristino della barriera corallina.

Come ha dichiarato la Professoressa Lindsay Turnbull, tra gli autori dello studio, “questa ricerca non poteva arrivare con un tempismo migliore di questo: il mondo sta ancora una volta a guardare, mentre El Niño devasta le barriere coralline in tutto l’Oceano Indiano”.

Grazie alla scoperta delle autostrade dei coralli, “sappiamo quali barriere saranno cruciali per il recupero dei coralli. Ciò non significa che dobbiamo allentare l’impegno a ridurre le emissioni di gas serra e fermare il cambiamento climatico”.

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Barriere coralline delle Seychelles: il nuovo studio
La barriera corallina dell'arcipelago delle Seychelles: dopo il gravissimo evento di sbiancamento di massa del 1998, gli antozoi locali sono oggetto di numerosi progetti di recupero (Foto: Christophe Mason-Parker / Università di Oxford)