Trattato ONU per gli Oceani: il Cile è il primo Paese a firmare

Il Governo di Santiago ha inaugurato la ratifica della convenzione internazionale per la protezione dei grandi mari delle Nazioni Unite

Il Cile ha ratificato il Trattato ONU per gli Oceani: è il primo Paese al mondo
Il Cile non è soltanto primo firmatario del Trattato ONU per gli Oceani, ma ha anche offerto la città portuale di Valparaiso come sede per il Segretariato dell'Accordo (Foto: Envato)

Il Senato cileno, dopo la Camera dei Deputati, ha approvato all’unanimità il Trattato ONU per la protezione dell’Oceano: il Cile diventa così il primo Paese al mondo a ratificare l’importante accordo internazionale adottato dalle Nazioni Unite nell’estate dello scorso anno.

Affinché il Trattato ONU per gli Oceani entri in vigore è necessario che altri 60 Stati decidano di ratificarlo, cosa che dovrebbe avvenire prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani prevista per il giugno 2025.

Se entro quella data altri 59 Paesi seguiranno la strada aperta dal popolo cileno, diventerà concretamente possibile perseguire l’obiettivo “30 by 30”, l’iniziativa globale che prevede di designare come area protetta almeno il 30 per cento degli oceani e delle terre emerse del mondo entro il 2030.

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Trattato ONU per gli Oceani: uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi "30x30"
Il Trattato ONU per gli Oceani è uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi “30×30”, che intendono proteggere almeno il 30 per cento degli oceani entro il 2030 (Foto: Envato)

Il Paese sudamericano primatista nell’adesione

Il Cile è ufficialmente il primo Paese a sottoscrivere il Trattato dell’ONU per la protezione degli Oceani: lo scorso 16 gennaio, all’unanimità, il Congreso Nacional de Chile ha approvato la risoluzione internazionale, che porta il nome ufficiale di “Accordo sulla biodiversità marina delle aree al di là della giurisdizione nazionale” (BBNJ).

L’approvazione di questo trattato conferma la vocazione oceanica del nostro Paese“, ha affermato a margine del voto il Ministro degli Esteri cileno Alberto van Klaveren: la ratifica del trattato era molto attesa nel Paese sudamericano, che si allunga per oltre seimila chilometri sulle sponde dell’’Oceano Pacifico.

L’assemblea delle Nazioni Unite ha adottato il Trattato ONU per la tutela degli Oceani nel giugno scorso, dopo quasi vent’anni di negoziati: tutto iniziò nel 2004, quando si decise di istituire un gruppo di lavoro ad hoc per analizzare le lacune di governance globale degli oceani.

Nel 2011 sono stati concordati gli elementi chiave del Trattato e nel 2018, dopo diversi comitati preparatori, si è tenuta la prima Conferenza intergovernativa, alla quale sono seguiti anni di ulteriori negoziati.

Il Trattato, che è il più importante accordo multilaterale sull’ambiente dopo gli accordi sul clima di Parigi, è stato infine adottato nel giugno del 2023.

Sono già 84 i Paesi che hanno firmato l’accordo senza assumere impegni diretti: ora, per dare efficacia al Trattato, non restano che le ratifiche da parte degli Stati. Ne servono 60.

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Il Cile è il primo Paese a firmare il Trattato per gli Oceani
Una nave solitaria al largo di Punta Arenas: il Cile ha avuto un ruolo di primo piano nei negoziati per l’adozione del Trattato ONU per gli Oceani (Foto: Envato)

Che cosa prevede il Trattato ONU per gli Oceani

Forte dell’eredità della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, l’Accordo sulla biodiversità marina delle aree al di là della giurisdizione nazionale rafforza in maniera decisa il quadro giuridico per la conservazione della biodiversità marina oltre i confini dei singoli Paesi, estendendo i suoi effetti su oltre due terzi dell’oceano.

Il Segretario Generale António Guterres aveva accolto l’adozione del trattato elogiando l’azione comune dei Paesi firmatari: “Avete dato nuova vita e speranza all’Oceano, che oggi ha una possibilità di lottare”, aveva affermato il più alto funzionario ONU, “dimostrando che le minacce globali meritano un’azione globale”.

Il Trattato appena ratificato dal Cile intende rispondere ad alcune questioni fondamentali, che vanno dall’uso delle risorse marine al di fuori dei confini nazionali all’istituzione di un quadro normativo internazionale per la valutazione dell’impatto delle attività umane e degli effetti del cambiamento climatico.

Tra gli obiettivi più ambiziosi del Trattato ONU per gli Oceani c’è il programma “30×30”, o “30 by 30”, che prevede di proteggere il 30 per centi degli oceani entro il 2030, come concordato nel “Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework” del 2022.

Entro i prossimi 6 anni, secondo quanto stabilito dall’Accordo di Montréal in Canada, il 30 per cento delle aree marine e il 30 per cento delle aree terrestri diventerà un’area protetta o sottoposta ad altre modalità di tutela in accordo con le popolazioni autoctone.

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Trattato ONU per gli Oceani: c'è l'allarme dell'organizzazione Greenpeace
Secondo il Report “30×30” di Greenpeace, non è soltanto la pesca eccessiva a minacciare gli oceani: inquinamento, estrazione mineraria e impianti offshore sono una minaccia per molti habitat (Foto: Envato)

Un passo cruciale per la protezione dei mari

La ratifica da parte del Cile è un passo cruciale in direzione della tutela dei nostri oceani”, spiega la dottoressa Laura Meller, responsabile della campagna “Protect the Oceans” di Greenpeace.

Speriamo che altri Paesi siano ispirati dalla rapida ratifica da parte del Cile e seguano il suo esempio”, continua la dirigente dell’associazione ambientalista, “ciò permetterà al Trattato di diventare realtà, e potremo iniziare davvero a lavorare per proteggere i nostri Oceani”.

Se riuscissimo a creare santuari ecologici nel 30 per cento degli oceani, sottolinea ancora Greenpeace, la vita marina avrebbe spazio per recuperare, e saremmo certi di tutelare habitat delicati come le barriere coralline e le foreste marine dagli effetti più distruttivi della pesca industriale. Per tenere in vita la speranza di raggiungere l’obiettivo 30×30, però, è necessario che altri 59 Paesi ratifichino l’accordo.

Le acque internazionali costituiscono due terzi dell’oceano: tra le aree proposte per la trasformazione in santuario oceanico ci sono habitat unici come le distese di alghe dorate del Mar dei Sargassi, compreso fra le Azzorre portoghesi, le Grandi Antille e Bermuda, l’unico mare senza confini terrestri, e il Saya de Malha Bank, il più grande banco sommerso esistente al mondo, collocato in un’area compresa fra Madagascar, Seychelles e Mauritius.

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5 anni per un'efficacia giuridica del Trattato ONU per gli Oceani
Se altri 59 Paesi ratificheranno il Trattato ONU degli Oceani, avremo 5 anni affinché la vita marina abbia spazio e tempo per riprendersi dai disastrosi effetti dell’attività umana sugli oceani (Foto: Envato)

Una sede nel Sud del mondo per la legalità

In Cile, intanto, è il momento dei festeggiamenti: il Paese ha giocato un ruolo di primo piano durante i negoziati del Trattato ONU per la protezione degli Oceani.

Dopo più di 15 anni siamo riusciti a concludere un negoziato che ha prodotto un testo che, a nostro avviso, contiene grandi progressi nel campo della conservazione marina”, aveva affermato il Ministro degli Esteri dopo l’adozione del testo da parte dell’ONU.

In quella sede, il governo cileno si è anche offerto di ospitare il Segretariato di questo accordo: “Offriamo il Cile, e in particolare la città di Valparaiso, un porto storico affacciato sull’Oceano Pacifico, il più grande del mondo”, aveva affermato van Klaveren, “un luogo in cui tutti gli Stati e le delegazioni, compresi gli osservatori e la società civile, possano sentirsi a proprio agio nel perseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati con questo nuovo strumento“.

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Trattato ONU per gli Oceani: la prima ratifica è stata quella di Santiago
Il Cile è il primo Paese del mondo a ratificare l’adesione al Trattato internazionale per la protezione degli Oceani (Foto: Envato)